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Autore Discussione: ALLARME USA, AL QAIDA PIU' FORTE CHE MAI  (Letto 4074 volte)
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« inserito:: Giugno 10, 2007, 10:43:38 pm »

E George voltò le spalle a Silvio

Umberto De Giovannangeli


Sorrisi. Strette di mano. E il riconoscimento reiterato dell’importanza degli impegni assunti dall’Italia nelle aree più «calde» del pianeta: l’Afghanistan, il Libano, Il Kosovo... Impegni, non parole. Iniziativa politica, diplomatica, e anche militare, e non «pacche sulle spalle» e bandane al vento...

Chissà se qualcuno del suo staff, avrà tradotto a George W.Bush le dichiarazioni a raffica «sparate» alla vigilia della sua visita a Roma, da capi e capetti del centrodestra.

«Berluschino». Chissà se i suoi più stretti collaboratori abbiano spiegato al presidente Usa che l’Italia da lui apprezzata per il ruolo di primo piano avuto nell’ultimo anno sulla scena internazionale, nelle considerazioni dell’«amico Silvio» veniva ridotta ad una macchietta antiamericana: «L’Italietta». Alleati e non vassalli. Capaci di assumersi responsabilità sul campo e proprio per questo legittimati a esercitare critiche costruttive sugli aspetti meno convincenti della politica estera americana: è a questo alleato che fa e non millanta, che va il riconoscimento di Bush. La città militarizzata, la sfida dei «no war» della sinistra iper radicale, non oscurano il dato politico di questa visita: l’Italia governata dal centrosinistra è un alleato importante, prezioso, insostituibile per gli Stati Uniti. Altro che «Italietta»: nel seguire passo per passo la giornata romana di George Dabliu, prende forma qualcosa di ben diverso, di opposto: è il giorno del «berluschino», ovvero del maldestro tentativo da parte del centrodestra di puntare su una visita «fredda», magari segnata da puntualizzazioni critiche, da parte dell’inquilino della Casa Bianca, per poter gridare ai quattro venti, e alla vigilia dei ballottaggi nelle amministrative, che l’«Italietta» antiamericana, «pro talebani», «pro Hezbollah», aveva fatto la sua pessima figura davanti all’alleato più importante ed esigente. Una speranza. Spazzata via dagli incontri che hanno scadenzato la giornata di George W.Bush: da quello con il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, alle due ore e un quarto di permanenza del presidente americano a Palazzo Chigi per l’incontro con il presidente del Consiglio Romano Prodi, affiancato dal ministro degli Esteri Massimo D’Alema. Non c’è nulla di rituale nelle dichiarazioni di Bush. Gli apprezzamenti sono puntuali, meditati, confidano fonti diplomatiche al seguito. Il presidente Usa ringrazia il governo italiano per l’impegno mostrato nelle missioni in Afghanistan, in Libano, in Kosovo. Impegni, non parole. «La ringrazio per l’impegno che ha mostrato nei confronti del popolo afghano - afferma Bush, nel corso della conferenza stampa congiunta con Prodi a Palazzo Chigi -: il suo Paese ha fatto parte della missione Nato, avete fornito molti soldati in Afghanistan, vi ringrazio, ma di più dovrebbe ringraziarvi il popolo afghano».

È questa l’«Italietta» che fugge dalle proprie responsabilità? Il capo della Casa Bianca ringrazia il governo italiano anche per la cooperazione in Libano: «Ricordiamo la guerra tra Israele e Libano, quando la situazione è iniziata a precipitare ci sono stati molti dubbi, finché l’Italia non ha inviato i suoi soldati e poi tutti quanti hanno iniziato a sostenervi e voglio ringraziarvi. Anche grazie a voi che quel governo è sopravvissuto». È questa l’«Italietta» pro-Hezbollah dipinta dal Cavaliere e dai suoi ripetitori? Un’altra impegnativa «trincea» è quella del Kosovo: «Voglio ringraziarvi molto per per i nostri colloqui sul Kosovo, è una parte del mondo che lei conosce bene», dice l’inquilino della Casa Bianca rivolgendosi a Prodi. Con l’Italia, ripete Bush, le relazioni «sono molto forti». Così come sono «ottimi» i rapporti personali con Romano Prodi e Giorgio Napolitano, che il presidente Usa invita ufficialmente alla Casa Bianca. «C’è stato un buon clima, è andata bene». rileva Massimo D’Alema commentando l’incontro di Palazzo Chigi. «Il clima - aggiunge il titolare della Farnesina - non è meno importante dei contenuti. Un clima molto positivo ed amichevole, sia stamane (ieri, ndr.) al Quirinale (incontro durato 50 minuti a cui D’Alema ha preso parte, ndr.) e poi qui a Palazzo Chigi. Prodi e Bush sono due personalità che si conoscono da tempo e che si apprezzano. Una discussione politica via via percorsa da ricordi personali». Cordialità, franchezza, intesa: sono i tratti distintivi, unificanti, del colloqui di Bush con Napolitano e, successivamente, con Prodi. E nessuna reticenza: perchè negli incontri di Roma sono stati affrontati tutti i dossier più scottanti. A elencarli è il vice premier: «Kosovo, Iran e la situazione in Libano, a partire da un forte apprezzamento per l’iniziativa italiana, del ruolo che svolge in Medio Oriente...».

E l’Italietta di berlusconiana invenzione? «Gli Usa guardano all’Italia in modo molto diverso rispetto alle beghe talora meschine della politica interna, nel senso che considerano l’Italia un alleato ed un amico degli Usa in modo stabile al di là dell’alternarsi dei governi», taglia corto D’Alema. Passi in avanti si sono registrati anche sulla questione dello scudo spaziale, altro tema caldo affrontato con Bush. Al G8 di Heiligendamm «c’è stata una svolta perchè gli Usa hanno corretto la loro impostazione iniziale anche grazie alle osservazioni di altri Paesi europei», annota il capo della diplomazia italiana. La giornata ufficiale romana di George W.Bush si conclude alle 17:00, quando a Villa Taverna giunge Silvio Berlusconi. «Ho avuto un incontro con Bush, che è stato molto cordiale. direi affettuoso», riferisce il Cavaliere al termine del faccia a faccia (1 ora) con l’«amico George». Berlusconi si trattiene, per un nano secondo, dal dire di più. Poi, però, rivela di aver «arruolato» George Dabliu: «Su un argomento vi posso riferire: - dice- ho chiesto a Bush di essere visiting-professor dell’università della Democrazia e delle Libertà». L’ateneo che il leader di Forza Italia sta fondando nel nord Italia.

Pubblicato il: 10.06.07
Modificato il: 10.06.07 alle ore 14.15   
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« Risposta #1 inserito:: Luglio 12, 2007, 12:43:14 pm »

2007-07-12 12:17

ALLARME USA, AL QAIDA PIU' FORTE CHE MAI

 WASHINGTON - Al Qaida è più forte che mai, nonostante sei anni di guerra globale al terrorismo: questo l'allarme lanciato da esperti dell'intelligence Usa e ripreso dai media americani, che citano l'agenzia Ap. Secondo un rapporto di analisti dell'antiterrorismo, Al Qaida ha ricostruito le sue capacità operative al livello che aveva subito prima degli attacchi all'America dell'11 settembre 2001. Il rapporto - secondo una fonte dell'antiterrorismo citata dalla Ap - afferma anche che l'organizzazione di Osama bin Laden ha ricostituito i suoi ranghi fino ai livelli del 2001 e ha messo in piedi "il più forte programma di addestramento dal 2001". Il documento, intitolato 'Al Qaida in posizione migliore per colpire l'Occidenté, denuncia inoltre gravi carenze nell'intelligence e, secondo la fonte citata, punta il dito contro i santuari che la rete terroristica islamica ha in Pakistan. 

da Ansa
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« Risposta #2 inserito:: Luglio 12, 2007, 12:45:22 pm »

Un sostegno particolare per i democratici in corsa per la Casa Bianca

Tra Obama e Hillary battaglia di sexy spot

Su YouTube spopolano i video di ragazze procaci che appoggiano i candidati.

In musica e con una buona dose d'ironia

 
NEW YORK (Stati Uniti) - Dopo la sexy «Obama girl», al secolo Amber Lee Ettinger, che ha postato su YouTube (guarda il video) il suo personalissimo omaggio a Barack Obama, non poteva ovviamente mancare la «Hillary girl». In questo caso si chiama Taryn Southern (http://www.taryn-southern.com/) e, al pari della ventiquattrenne brunetta che ha una cotta per Obama, anche la ragazza ha affidato al sito di video più famoso del pianeta la sua dichiarazione d’amore per la Clinton, naturalmente sotto forma di parodia.

Si chiama «hott4hill» - gioco di parole da hot for Hill, traducibile in «pazza per Hill» - e sul sito web ad esso collegato (www.hott4hill.com) la bella Taryl racconta com’è nata l’idea. «Ho voluto fare una parodia della Obama Girl perché avevo trovato l’idea brillante, così ho scritto una canzone per la sola candidata donna. Non pretendo che mi vengano date credenziali politiche, è solo divertimento. Quanto ai bambini che si vedono nel filmato, sia loro che i rispettivi genitori erano perfettamente consapevoli del contenuto e lavorare con questi piccoli attori è stata la parte più divertente».

Nel video dedicato a Obama, dal titolo «I Got a Crush on Obama» (ovvero, «Ho una cotta per Obama»), la splendida fan si mostrava in tutto il suo prorompente splendore, indossando abiti griffati Obama. Il team del senatore democratico avrebbe subito negato qualunque coinvolgimento (dietro all’operazione c’è, infatti, il sito indipendente www.barelypolitical.com, dove Amber Lee ha il suo blog e dove si possono acquistare le maglie che lei sfoggia nel videoclip), il filmato si sta trasformando in una potentissima arma per Obama, che ha visto salire i propri consensi alle stelle anche grazie all’accattivante ritornello di quella che si professa la «prima fan» del candidato democratico.

«Mandando online questo provocatorio video, il 13 giugno scorso la campagna elettorale per le presidenziali americane è cambiata per sempre - ha commentato la Southern, una laurea in giornalismo e antropologia all’università di Miami, nonché modella per Cosmpolitan.com, attrice e produttrice televisiva – perché quella canzone è una dichiarazione d’amore e di appartenenza politica, confezionata in chiave pop e nel giro di poche settimane il tributo a Barack Obama ha conquistato diversi milioni di utenti. Per questo motivo, ho deciso di pareggiare i conti, manifestando apertamente il mio supporto per la sola candidata donna alla corsa alla Casa Bianca, Hillary Rodham Clinton». Nel video, la ragazza si trasforma da seriosa professoressa in tailleur ed occhialini a teenager scatenata in minigonna di jeans e top scollato, fino a diventare una sexy cameriera con piumino per la polvere e tacchi a spillo, per chiudere la sua performance in uno striminzito bikini a stelle e strisce, in un tripudio di bandiere americane e cuori rosa con dentro la faccia della Clinton.

Al di là dell’aspetto ludico dei due videoclip, però, ormai il coinvolgimento di YouTube nella campagna elettorale appare un dato certo e certificato. Lo dimostra il primo dibattito virtuale nella storia degli Stati Uniti che andrà online (e sulla Cnn) lunedì 23 luglio da Charleston, nel South Carolina, quando gli otto candidati democratici parteciperanno a un incontro con gli internauti del celebre sito, sottoponendosi al fuoco-di-fila delle loro domande e, soprattutto, dei loro video, che l’anchorman della Cnn, Anderson Cooper, moderatore del dibattito, spera saranno veramente «creativi e originali». Il 17 settembre sarà, invece, la volta dei repubblicani.

Simona Marchetti
11 luglio 2007
 
da corriere.it
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