LA-U dell'OLIVO
Novembre 23, 2024, 11:22:42 pm *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: PETER BEINART. Nella guerra al terrore vince la noia  (Letto 2090 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Aprile 13, 2010, 06:14:40 pm »

13/4/2010

Nella guerra al terrore vince la noia

PETER BEINART

È imbarazzante da ammettere, ma il vertice sul nucleare mi annoia. A quello sulla sanità la prospettiva di vedere uno scontro fisico tra il presidente Obama ed Eric Cantor mi ha tenuto in tensione tutto il tempo. Persino al summit della birra c’era l’aroma eccitante del malanimo. Il summit sul nucleare invece, per contro, manca dell’essenza di un buon dramma: il conflitto. Dozzine di Capi di Stato tra i più sani e ben disposti del mondo sono arrivati a Washington per dichiarare che non permetteranno mai a Osama bin Laden di mettere le mani su un ordigno nucleare.

Non c’è Ahmadinejad e nemmeno Chávez; anche Netanyahu si è sfilato. Non si fanno vedere nemmeno gli anarchici. C’è quasi da sperare che si presenti Bin Laden per un revival.

Una volta, la guerra al terrore era il principale show della politica americana. I terroristi erano come i nazisti e i comunisti messi insieme: sconfiggerli avrebbe cambiato il mondo. Come disse uno degli autori dei discorsi di George W. Bush, Matthew Scully, dopo l’appello alla nazione del Presidente il 14 settembre 2001 alla National Cathedral, «non più richiami generici, non più appelli prefabbricati. Ecco finalmente la vita vissuta: un vero appello, con vero eroismo». Il documento di Bush sulla strategia per la sicurezza nazionale affermava che «la lotta contro il radicalismo islamico militante è il grande conflitto ideologico dei primi anni del XXI secolo».

Ora il maggior conflitto ideologico è assicurarsi che la Cina rivaluti la sua moneta. Obama pronuncia le parole «guerra al terrore» più o meno con la stessa frequenza con cui dice «John Edwards» e il suo nuovo piano per la sicurezza nazionale affosserà programmaticamente anche il termine «estremismo islamico».

Naturalmente i conservatori credono che Obama stia issando la bandiera bianca. Ma la noiosa verità sulla guerra al terrore è questa: annoiare paga. Definire la lotta contro il terrorismo jihadista come il grande conflitto ideologico della nostra epoca inimica la gran parte dei musulmani che vede i terroristi come una perniciosa minoranza di folli. Invadere l’Iraq ha acceso l’antiamericanismo e fatto sprecare tempo e denaro. E Bush, impegnato a essere Churchill, Truman e Reagan in un sol colpo, spesso trascurava le faccende quotidiane. Creò il Dipartimento per la sicurezza nazionale scrivendo su un tovagliolino da cocktail per dare ai repubblicani un argomento alle elezioni di midterm del 2002 e poi non diede mai corso alle attuazioni necessarie a farlo funzionare. Le sue politiche in Iraq e a Guantanamo resero più difficile ai governi stranieri collaborare con gli Usa per neutralizzare i terroristi. E distolse ripetutamente fondi dall’iniziativa Nunn-Lugar rivolta a mettere in sicurezza materiali nucleari sparsi per il mondo.

Ora Obama è noioso, alla grande. Non si limita a incrementare i fondi per neutralizzare i materiali nucleari: sta anche riunendo i premier, dal Kazakhstan alla Corea, per dare impulso all’iniziativa. In confronto la regolazione del sistema bancario appare persino eccitante, ma è importante perché non porta nulla di buono all’America erogare fondi per mettere in sicurezza materiali nucleari in altri Paesi se questi non danno poi modo di verificare come è stato speso il denaro. Come scrisse qualche anno fa il consigliere per le relazioni estere Michael Levi: «La prima sfida in questo campo è forgiare nuove relazioni con Paesi come la Russia e il Pakistan, dove una profonda sfiducia verso gli Stati Uniti ha limitato la cooperazione nucleare». Da quando è in carica, Obama ha migliorato le relazioni con i governi di Mosca e Islamabad e il summit sul nucleare ha l’obiettivo di convertire questi buoni propositi in migliore cooperazione sul campo.

Nel costruire le sinergie e le esperienze che renderanno più difficile ai terroristi fabbricare una bomba, descrivendo Al Qaeda come un branco di sbandati perdenti piuttosto che come un antagonista epocale, Obama sta combattendo la guerra al terrore così come avrebbe dovuto essere fatto fin dall’inizio. Alleluia. Adesso, per favore, posso smettere di occuparmene?

Copyright The Daily Beast

Peter Beinart è professore di scienze politiche a New York, editorialista e politologo della New America Foundation


da lastampa.it
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!