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Autore Discussione: CONCETTO VECCHIO. Donne leghiste al potere  (Letto 2425 volte)
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« inserito:: Aprile 06, 2010, 06:30:09 pm »

Un libro traccia il ritratto della seconda generazione delle esponenti del Carroccio

Abiti sobri, uffici spartani, laurea e master, tutte sotto i 40 anni e molto determinate

Donne leghiste al potere

Pragmatismo e identità

di CONCETTO VECCHIO


Tacchi bassi, uffici con sedie di plastica, vestiti comprati all'Oviesse. Delle donne leghiste al potere non parla mai nessuno, eppure governano cittadine del Nord, province (un tempo rosse) come Venezia (o democristiane) come Cuneo, dirigono assessorati regionali alla Sicurezza, tipo quelli della zarina friulana Federica Seganti, che ha strappato un budget di 18milioni contro la criminalità. Quando incontrò per la prima volta Bossi, aveva ripassato fino a notte fonda la storia della Lega e del federalismo, ma il Senatur le chiese semplicemente: "Quanti anni hai?". "Ventisette", rispose lei. "Bene, allora non hai fatto in tempo a rubare", replicò Bossi, e la Seganti fu il candidato della Lega a Trieste.

E' la seconda generazione del Partito padano, laureate con master, under 40, tutte pragmatismo e identità, ossessionate dall'immigrazione, come Milena Cecchetto, sindaco di Montecchio Maggiore (quella dei bambini a pane e acqua alla mensa scolastica): 24mila abitanti, di cui 5mila immigrati. In un asilo nido di 23 bambini solo due sono italiani. Dopo aver rivisto i parametri abitativi per ridurre il sovraffollamento degli immigrati negli appartamenti si è vista minacciare da un tunisino in dialetto veneto: "Ghe tajo la gola al sindaco".

"Se siete a conoscenza di uomini bigami denunciateli", scandisce ogni giorno su Radio Padania Renata Galanti, coordinatrice delle 27 associazioni leghiste. "'Mandateli tutti a casa!' mi gridavano in campagna elettorale", ha raccontato stupita l'ex operaia tessile Emanuela Munerato, la fiammiferaia del Polesine, finita direttamente dalla fabbrica a Montecitorio, alla giornalista Cristina Giudici, autrice di
Leghiste. Pioniere di una nuova politica (edito da Marsilio), in libreria dal 7 aprile. Un inedito viaggio nella Lega al femminile.

Lo scarto con la prima generazione, quella degli Obelix Boso che ti rispondevano al telefono con "teron, teron, teron" o del consigliere provinciale di Trento Alessandro Savoi, ideatore del "Palio Raglio", che invece di "pronto" urlava "Padania liberaaa!", chiunque fosse dall'altra parte della cornetta, è sensibile. E infatti questa Lega governa, e si espande.

La Munerato, come ogni parlamentare, si è vista convocare da Roberto Calderoli con la mission di aprire sezioni in territori vergini. A lei è toccato l'Abruzzo. Ha cominciato da Pescara: alla prima riunione i partecipanti le hanno chiesto cosa ne avrebbero avuto in cambio. "Noi anche quando non abbiamo niente da fare camminiamo veloci. Come se dovessimo andare sempre da qualche parte" ha raccontato a Cristina Giudici. La Zaccariotto  -  a dispetto della specializzazione in Bocconi  -  ti parla in dialetto, e pure la vicepresidente delle donne padane, Silvana Lorenzi da Treviso, laureata in lingue orientali, privilegia il vernacolo. "La nostra lingua è dolce, puoi capirla anche tu".

C'è una frase che tutte ripetono come un mantra, ed è parte del loro successo: "Bisogna intercettare "le frustrazioni dei ceti colpiti dalla crisi". "Quando torno a casa io gazebo tutti i giorni", precisa Elena Maccanti, segretario a Torino, una delle 16 parlamentari. E ci tengono alla loro alterità antropologica rispetto alle colleghe del Pdl: niente tacchi 12, sobrietà nell'abbigliamento. Uffici con sedie di plastica. Soprattutto sono giovani: il sindaco di Misano di Gera d'Adda ha 31 anni, il suo assessore all'Urbanistica è un baby di 22. Sono donne i sindaci di Asolo (Loredana Baldisser, 30 anni) e di San Vendemiano, il paese di Del Piero (Sonia Brescacin, 35 anni).

"Più siamo bastardi e più cittadini ci applaudono, più regole impongo e più loro sono contenti", racconta Maria Rita Busetti, sindaco di Thiene, che ha stilato un regolamento comunale di 35 punti che sanziona anche lo sputare per terra.

Come si spiega il vento rosa? Non che la Lega sia diventato all'improvviso un  partito liberal, i residui di celodurismo rimangono intatti, la verità è che si sono imposte nonostante malelingue, insinuazioni, pettegolezzi pesanti, insomma "una visione non molto edificante del maschio medio leghista". Per farcela devi essere come Claudia Terzi, sindaco di Dalmine: "Un dittatore". Lei amministra senza lunghe discussioni, né riunioni estenuanti. "Preferisco tagliare corto". E' anche il manifesto della Zaccariotto. "Possiamo parlarne per ore ma se dico sì è sì, e se dico no è no, capìo?"

© Riproduzione riservata (06 aprile 2010)
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