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Autore Discussione: Massimo Sideri «La Borsa? Ormai è solo inglese Ecco gli errori delle banche»  (Letto 2155 volte)
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« inserito:: Aprile 03, 2010, 11:04:03 am »

«Abbiamo un’ultima occasione da giocare: Monte Titoli come piattaforma europea»

«La Borsa? Ormai è solo inglese Ecco gli errori delle banche»

Micossi (Assonime) accusa: i manager hanno guardato ai loro interessi


MILANO — «La sostanza di quello che è accaduto è che il management di Borsa Italiana si è venduto la Borsa italiana con l'acquiescenza, a quel tempo, degli azionisti bancari che non hanno capito cosa stesse accadendo». Stefano Micossi, direttore generale di Assonime,
l’associazione che riunisce le Società italiane per azione — di fatto una lobby — non usa perifrasi per denunciare la svendita di Piazza Affari all’indomani dell’uscita di Massimo Capuano dalla London Stock Exchange, la Borsa londinese che nel 2007 aveva scalato quella italiana.

Dunque ci siamo: Piazza Affari è ormai diventata periferia dell'impero? «Sgombriamo il campo dai malintesi.
L'idea che l'uscita di Capuano sia di per sé un segno del minor ruolo degli italiani in Borsa italiana è errata. Capuano è l'uomo che ha venduto agli inglesi la Borsa e dunque non poteva essere considerato nemmeno prima il garante dell'"italianità" di Piazza Affari. Esce perché non ha funzionato nell’ambito della fusione con gli inglesi e al suo posto va un uomo, Raffaele Jerusalmi, che già gestiva le reti e che dunque ha funzionato. L'uscita di Capuano non cambia nulla per l'italianità».

Però è vero che con la sua uscita abbiamo perso il posto da deputy chief executive nel board della London Stock Exchange.
«Non abbiamo perso il posto, Capuano è uscito ma come detto non era una difesa dell'italianità».

Ma ora non è scontato che ci vada un altro italiano.
«Questo lo vedremo. Si aprono adesso i giochi per i posti e vedremo se gli azionisti italiani faranno sentire la loro voce ».

Quindi secondo lei la partita non è persa?
«Il nuovo chief executive di Londra, Xavier Rolet, ha in mente un modello di borsa diverso da quello che aveva in mente la signora Furse che nel 2007 gestì l'operazione. A quanto capiamo Rolet è molto più attento alle esigenze degli stakeholder. Ha in mente un modello molto più cooperativo e meno indirizzato al for profit. Se gli italiani hanno qualcosa da dire credo che sarà disposto ad ascoltarli».

Quindi il problema è stato il meccanismo di vendita allora.
C'è un peccato originario alla base? «La vendita agli inglesi implicava già che Piazza Affari non fosse considerata centrale. Ci sono però funzioni che si possono sviluppare purché ci siano giocatori italiani pronti a giocare. Nel momento della vendita e anche dopo gli italiani non sono riusciti ad esprimere una linearità. La presenza di azionisti italiani non ha giocato un ruolo strategico di difesa degli interessi italiani».

Quindi il tema è questo?
«Sì ma non ha nulla a che fare con l'uscita adesso di Capuano. Se gli italiani decidessero di avere una prospettiva più lunga forse qualcosa di più si potrebbe fare ».

Cosa?
«Rolet mostra non sono di voler mantenere nel suo sistema un posto agli asset italiani che hanno un peso non trascurabile in termini di redditività ma, specificamente, ha detto di voler sviluppare il post-trading della piattaforma italiana, il Monte Titoli e la Cassa di compensazione di garanzia, in direzione di un sistema europeo ».

C'è stato un momento in cui gli azionisti bancari avrebbero potuto esprimere una maggioranza decisiva. Come mai si è optato poi per una vendita di questo genere?
«La mia personale opinione sui meccanismi di vendita è che potevamo costruire una piattaforma europea e già a suo tempo Assonime e Bankitalia si schierarono per questa ipotesi. Il management spinse per un deal bilaterale che massimizzava il proprio ritorno e rispetto a questa scelta i soci non ebbero nulla da dire. Va anche detto onestamente che la stessa cosa è successa con Euronext: era la formula giusta in quanto legava in rete le borse europee con un modello che aveva la scala giusta ma anche questa fu venduta per il beneficio del Nyse. I ministri europei decisero di lasciar fare al mercato anche se Padoa-Schioppa auspicava una formula diversa. La verità è che abbiamo scoperto ora che le Borse hanno le caratteristiche delle utility e che se vengono lasciate in mano ai manager questi le usano per i propri benefici».

Eppure Capuano è uscito. Quindi anche i suo benefici sono stati limitati...
«Il beneficio immediato si è concretizzato anche se nel lungo termine non ha vinto. Ma nell’immediato li ha avuti, come gli azionisti, con i ritorni monetari. Certo dal punto di vista strategico il Paese non ci ha guadagnato».

Massimo Sideri

03 aprile 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
da corriere.it
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