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Rep: Luci da Parigi di Anais Ginori
19 giugno 2020
Buongiorno da Parigi,
un referendum per aprire una nuova fase politica? E’ quello a cui pensa Macron che potrebbe sottoporre a voto popolare le conclusioni della “convenzione della società civile sul clima”, organo composto da 150 cittadini estratti a sorte per stabilire una serie di misure volte a ridurre le emissioni di gas serra del 40% entro il 2030, rispetto al 1990, "in uno spirito di giustizia sociale".
Il rapporto che emerge da questo esperimento di democrazia diretta sarà consegnato al presidente nelle prossime ore. Tra le proposte chiave ci sono il riciclaggio obbligatorio di tutti i prodotti contenenti plastica e l'eliminazione delle plastiche monouso a partire dal 2023, il bando della pubblicità per i prodotti più inquinanti.
Farà discutere l'idea contenuta nel rapporto di ridurre la settimana lavorativa da 35 a 28 ore con salario invariato, secondo il motto "lavorare meno, lavorare tutti". La convenzione propone anche il divieto di circolazione dei veicoli più inquinanti nei centri urbani, la fine dei voli nazionali entro il 2025 o il divieto di costruire nuovi aeroporti. I cittadini chiedono anche a Macron di rinegoziare il trattato di libero scambio Ceta con il Canada, per incorporare gli obiettivi dell'accordo di Parigi e di adottare una legge che istituisca l reato di ecocidio.
Macron ha già detto che manderà le proposte al Parlamento per dibattito. E c'è anche la possibilità che alcune delle misure contenute nel rapporto siano messe in un referendum. Nel suo discorso di qualche giorno fa il leader francese ha insistito sulla necessità di una “ricostruzione ecologica” dopo la crisi del Covid.
Ma come sappiamo da recenti esperienze in Europa i referendum possono anche ritorcersi contro chi li promuove e nell'attuale clima di tensione sociale ed economica potrebbe essere un azzardo per Macron.
Processo al governo
L'emergenza sanitaria non è ancora finita, ma già si prepara una bufera giudiziaria sulla gestione della crisi del Covid. È record di denunce in Francia sull'onda delle carenze di mezzi e risorse durante l'epidemia che ha provocato oltre 29 mila decessi. La procura di Parigi ha annunciato l'apertura di una maxi inchiesta preliminare sulle eventuali responsabilità delle autorità.
E questa settimana è cominciata la commissione d’inchiesta parlamentare sulla crisi del Covid all'Assemblée Nationale. Sono già stati interrogati il presidente del comitato scientifico, il direttore generale della Sanità all’Assemblée Nationale che ha riposto alle domande su carenza di mascherine e tamponi durante l’emergenza. A breve comincerà anche la commissione d’inchiesta del Senato, dove il governo non ha maggioranza e il livello di scontro politico sarà più forte.
C'è chi, come Alain Finkielkraut, pensa che questo giustizialismo applicato al Covid sia fuori luogo. "La ricerca di colpevoli si traduce in decine di denunce. Stiamo vivendo una tragedia, e in ogni tragedia c'è una parte di assurdità e contingenza" ci aveva detto in un'intervista. "Invece c'è chi vuole far pagare i responsabili per i ritardi, le contraddizioni sulle mascherine o i test. Qualsiasi errore viene trasformato in crimine. C'è addirittura chi parla di una futura Norimberga del coronavirus. È aberrante. Lo chiamo nuovo populismo penale".
L'infermiera simbolo
Si conosce per ora solo il suo nome: Farida. Le immagini dell'infermiera inginocchiata a terra, con il camice bianco, in mezzo a poliziotti in assetto antisommossa, provocano indignazione in Francia. E accendono una battaglia mediatica. Nel video diffuso dal media Brut la donna che lavora in un ospedale alla periferia di Parigi è brutalmente fermata durante una manifestazione dei sanitari. Nella scena, avvenuta martedì nel mezzo degli scontri a margine del corteo, gli agenti trascinano a terra Farida.
L'infermiera ha il volto insanguinato, una crisi di panico e implora: “Datemi del Ventolin”. In un altro video, la donna pronuncia il suo nome prima di essere azzittita con una mano da un agente.
Viene presa per i capelli e spinta in una macchina delle forze dell'ordine che la porta verso il commissariato del settimo arrondissement. Immagini che scioccano in un momento in cui, sull'onda del movimento americano Black Lives Matter, ci sono state varie manifestazioni contro il razzismo e le violenze della polizia.
A colpire è anche il fatto che la vittima faccia parte di quel popolo di eroi che venivano applauditi dai balconi fino a qualche settimana fa. E che ora rischiano di essere dimenticati, o peggio umiliati.
La rivolta della polizia
Contestato dalla piazza e dai poliziotti, Christophe Castaner è finito in una trappola che rischia di diventare infernale. L'ex socialista diventato macronista di ferro, ha visto sfilare sotto le sue finestre del ministero dell'Interno agenti in rivolta che hanno gettato a terra manette e fasce d'ordinanza.
“Castaner démission” hanno gridato alcuni durante i raduni in varie città, chiedendo la cacciata di quello che oggi è il “primo poliziotto di Francia”.
La protesta all'interno delle forze dell'ordine è esplosa dopo gli annunci di Castaner sulla sospensione dell'uso della “tecnica di soffocamento” nel fermo di sospetti. Il ministro ha deciso di rinunciare a questo metodo controverso - già al centro di varie denunce di associazioni - sull'onda delle proteste importate dagli Stati Uniti che fanno temere alle autorità francesi una situazione fuori controllo nelle banlieue. Il simbolo della mobilitazione di questi giorni è Adama Traoré, l'uomo morto per asfissia nel 2016 durante un'operazione di polizia su cui è ancora in corso un’inchiesta della magistratura. Paragonato dalla famiglia Traoré a qeullo di George Floyd, il caso è stato riaperto nelle ultime settimane e ha portato in piazza migliaia di persone.
Le ferite del passato
“Non cancelleremo nessun nome dalla nostra Storia, non abbatteremo statue. Guardiamo con lucidità alla nostra memoria, al nostro rapporto con l'Africa con un dovere di verità”. Emmanuel Macron ha risposto così al movimento francese Black Lives Matter, rifiutando quelle che definisce “spinte separatiste” e “comunitariste”. “Una nobile battaglia non deve essere tradita da una revisione falsa o astiosa del nostro passato” ha detto il leader francese nel suo messaggio di domenica.
E' un chiaro riferimento ai manifestanti che in piazza hanno denunciato un “razzismo di Stato” e una forma di censura sull'eredità coloniale della Francia. Molti militanti hanno chiesto di cancellare alcuni personaggi legati alla storia dello schiavismo come il ministro Colbert, autore del Codice Nero, e la cui statua è presente all'Assemblée Nationale.
Macron non aveva ancora parlato da quando sono cominciati i raduni contro il razzismo e le violenze della polizia sull'onda del movimento americano. “Non tollereremo il razzismo, l'antisemitismo, le discrimazioni” ha precisato Macron promettendo "nuove e forti decisioni per le pari opportunità". "La nostra lotta - ha aggiunto il capo di Stato - deve continuare e intensificarsi per permettere di ottenere diplomi e posti di lavoro che corrispondano ai meriti e ai talenti di ciascuno, e lottare contro il fatto che nome, indirizzo e colore della pelle riducono ancora troppo spesso le opportunità che tutti dovrebbero avere nel nostro Paese".
Ecco la ripartenza dei musei
Il Louvre si preprara a riaprire le porte. Il più grande museo del mondo tornerà ad accogliere visitatori a partire dal 6 luglio. E' già possibile acquistare i biglietti on line. A causa delle norme sanitarie, si potrà entrare attraverso l'unico ingresso della Piramide di Ming Pei dove saranno installati distributori di gel antibatterico.
La prenotazione è raccomandata ma fino ad esaurimento posti saranno disponibili anche biglietti presso le casse. I visitatori dovranno indossare mascherine (esentati i bambini fino a 11 anni) lungo un percorso di visita consigliato per evitare problemi con il distanziamento fisico. Nella sala della Gioconda sarà invece obbligatorio un unico senso di circolazione, con probabile attese per evitare assembramenti.
La vita culturale e artistica riprende lentamente nella capitale francese. Tra i primi a riaprire, ci sono il castello di Versailles e il museo delle arti primitive Quai Branly. Gli amanti dell'arte contemporanea hanno ritrovato nei giorni scorsi il Palais de Tokyo. A seguire ci sarà il Museo d'Orsay che ricomincerà ad accogliere visitatori da martedì, e poi dal primo luglio il Pompidou. Il museo a Beaubourg inaugura la mostra "Christo e Jeanne-Claude, Paris!" dedicata all'artista che "impacchettava il mondo" scomparso qualche settimana fa e che avrebbe dovuto essere inaugurata a marzo.
La mostra sarà incentrata sul periodo parigino di Christo e sua moglie, tra il 1958 e il 1964, nonché sulla storia del progetto del Pont-Neuf impacchettato. L'artista aveva fatto il progetto per replicare l'impresa sull'Arco di Trionfo. Un sogno che dovrebbe comunque realizzarsi alla fine dell'anno.
Luci da Parigi torna venerdì prossimo. Mi potete mandare messaggi e segnalazioni sulla mia email (
a.ginori@repubblica.it).
Buon weekend.
Anaïs Ginori
Da -
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