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Autore Discussione: ATTILIO BOLZONI A Micciché ha detto: "O con me o con il Pdl".  (Letto 2604 volte)
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« inserito:: Marzo 29, 2010, 06:36:13 pm »

Moralizzatore e procacciatore di poltrone: i due volti del governatore Lombardo

A Micciché ha detto: "O con me o con il Pdl".

E al Pd: "Possibili accordi in futuro"

Un "califfo" nella palude siciliana anche il neo-boss Liga bussò da lui

Ha ostentato il divorzio con l'ex amico Cuffaro. Il federalismo del Sud è il suo vessillo

di ATTILIO BOLZONI

Un "califfo" nella palude siciliana anche il neo-boss Liga bussò da lui
L'ultima volta che ha parlato in pubblico è stato un po' più borioso e insolente del solito persino con i suoi amici di sempre.
Ha detto l'altro giorno: "Siamo al crepuscolo del berlusconismo".

E ha annunciato l'altro giorno: "Dopo le elezioni regionali noi ripartiremo con il Partito del Sud". Dopo le elezioni regionali ripartirà da dove era partito anche l'altro governatore della Sicilia: da un sospetto di mafiosità. E' il destino che tocca a tutti i potenti dell'isola, i troppo potenti e prepotenti.

Dopo Totò Cuffaro anche Raffaele Lombardo entra nel labirinto del "concorso esterno", telefonate ambigue, relazioni pericolose, amicizie fatali. Proprio lui che si vantava di non volere stringere la mano a nessuno, che non era come quel Totò vasa vasa che si mischiava con tutti a battesimi e matrimoni e prime comunioni in ogni paese e in ogni borgata della città. Proprio lui che ci teneva alla fama di gelido, uno che non dava confidenza a nessuno tanto da sembrare un robot pieno di manie e di fobie. Era la sua forza in una Sicilia che cambia ma che non cambia mai. E si sentiva forte Raffaele Lombardo, fortissimo, l'incontrastato signore dell'isola. E anche tanto protetto nella sua Catania, ridotta a un feudo dove controllava pure l'aria che si respira, un califfo. E però, proprio da Catania, è arrivato il colpo mortale: le accuse d'intrattenere rapporti con gli eredi dei Santapaola, i peggiori mafiosi mai visti nella Sicilia che sta a oriente.

Moralizzatore (a parole) a Palermo e invasore di ogni palazzo di potere a Catania, tagliatore di teste nelle province che furono regno dell'ormai odiatissimo Cuffaro e procacciatore di poltrone dall'altra parte dell'isola, dichiarazioni di guerra ai baroni della Sanità ad Agrigento e dichiarazioni di pace con quelli di Caltagirone e Piazza Armerina, un dottor Jeckill e un mister Hide ecco che cosa è stato il governatore Raffaele Lombardo in questi quasi due anni al comando di una Regione che è sempre un Eldorado. Mese dopo mese ha dedicato tutto se stesso per cancellare le influenze del "cattivo" Cuffaro (un vecchio amico che non ha esitato a tradire alla prima occasione) e a presentarsi sulla scena politica come l'innovatore, il "moderno", l'incorruttibile, l'efficiente, il duro che non scende a patti con nessuno. Ha riempito la sua giunta di magistrati, ha chiamato accanto a sé imprenditori di nome, si è circondato di facce pulite per continuare a fare quello che aveva fatto - ma senza mai nascondersi - il suo predecessore. Quell'altro fermo sempre alle Madonne e all'antico amore democristiano, lui - Raffaele - sempre più "leghista". Del Sud. Sempre più infervorato con l'autonomismo, sempre a chiedere "zone franche" per la Sicilia, sempre a parlare di federalismo e sempre a marciare per protesta contro il Ponte che non si fa più. Intanto ha raccattato tutti i "cuffariani" che poteva raccattare.

A Gianfranco Micciché qualche giorno fa ha dato un ultimatum: "Ti devi decidere: o stai con il Pdl o con noi del Partito del Sud". A quelli del Pd ha lanciato l'amo: "Non escludo possibili accordi futuri di governo con voi". Abile prestigiatore, un vero giocoliere. Alle regionali sarde si era alleato con la destra di Francesco Storace, alle Europee dell'anno scorso si diceva in sintonia perfetta con Vendola e Bassolino e Loiero "per difendere tutti insieme gli interessi del Mezzogiorno". Destra, sinistra, ex fascisti, ex e post comunisti: sta con tutti e con nessuno. E' uno che è stato solo e sempre con se stesso Raffaele Lombardo.

Il suo nome alcuni mesi fa affiorò in una "breve" di cronaca sulle pagine interne dei quotidiani locali: "Archiviata dalla procura di Catania un'indagine di mafia che ha sfiorato il governatore". Sette righe per raccontare il fatto. "A me avete dedicato intere collezioni di giornali per molto meno", si lamentò Totò Cuffaro. Archiviata e a quanto pare riaperta quell'indagine di mafia che sembrava sepolta per sempre.

Il suo nome qualche giorno fa è circolato anche per quell'architetto che chiedeva udienza da lui, quel Giuseppe Liga arrestato come mafioso, uno che andava in giro per Palermo a cercare "angeli da fare", picciotti da combinare, da far diventare mafiosi. Chissà che cosa si saranno mai detti il governatore e l'architetto? Chissà se il governatore si sarà mai accorto di certi personaggi che ogni mattina arrivano nelle alte stanze della sua Regione per trattare e trafficare, barattare e appaltare. Uomini senza passato e uomini con una "storia". Come quel Tonino Vaccarino, ex sindaco di Castelvetrano arrestato per mafia (assolto) e traffico di stupefacenti (condannato) che fino a un paio di anni fa era in contatto epistolare con Matteo Messina Denaro, il latitante di Cosa Nostra più ricercato del momento. Si scrivevano lungissime lettere: Vaccarino si firmava "Svetonio" e Matteo Messina Denaro si firmava "Alessio". L'ex sindaco, che ha sempre avuto buoni amici anche nel servizio segreto civile, dicono che sia diventato un abituale frequentatore anche della Presidenza della Regione Sicilia. Chi saranno mai lì dentro i suoi amici?

© Riproduzione riservata (29 marzo 2010)
da repubblica.it
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