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Autore Discussione: DANIELLE MITTERRAND, WILLIAM BOURDON L'acqua e l'insidia dei finti ecologisti  (Letto 2543 volte)
Admin
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« inserito:: Marzo 24, 2010, 08:36:42 am »

24/3/2010

L'acqua e l'insidia dei finti ecologisti
   
DANIELLE MITTERRAND*, WILLIAM BOURDON**


Oggi i media sono invasi dalle pubblicità delle multinazionali dell’energia e dell’acqua, che vogliono convincerci del loro contributo alla nostra qualità di vita e del loro ruolo indispensabile per rendere il nostro mondo migliore. Si tratti di lottare per la sopravvivenza degli orsi bianchi, di evitare il saccheggio delle risorse naturali o di migliorare il livello di vita di tutti, i meglio posizionati, ci dicono questi messaggi, sono i grandi gruppi multinazionali. A parole essi vogliono un nuovo diritto internazionale, che protegga i beni comuni dell’umanità. Non si oppongono, all’occorrenza, a che la legge consacri nuove norme, purché ostacolino poco la loro crescita e i loro profitti. Da questo punto di vista, i progetti del governo che limitano il ricorso al giudice sono musica per le loro orecchie.

Tra questi nuovi «benefattori dell’umanità» le società idriche sono all’avanguardia. Hanno perfettamente capito che l’acqua, fonte indispensabile ed eterna di vita, li legittima a convincerci che sono loro i migliori difensori dell’ambiente. Arrivano fino a mettere le mani sull’unica organizzazione di governo dell’acqua (il Consiglio mondiale sull’acqua è diretto da un alto quadro di Veolia) e pretendono pure di contribuire a definire giuridicamente quali siano i beni comuni dell’umanità. Ma è bene ricordare che, nel corso dell’ultimo Forum dell’acqua a Istanbul, proprio quel Consiglio ha rifiutato di riconoscere nella dichiarazione finale che l’acqua è un diritto, limitandosi a scrivere che è un «bisogno fondamentale». Un giro sui siti Internet di Veolia Eau e di Suez può dare l’illusione che siano più ecologisti degli ecologisti. Questo si chiama «green washing»: passare una mano di verde, sottolineando gli interventi di sviluppo durevole per nascondere la realtà dei contratti e le loro conseguenze.

Questa strumentalizzazione molto abile del messaggio ecologico non può che lasciare perplessi. I grandi gestori dell’acqua, nei Paesi del Sud, usano e abusano di messaggi compassionevoli nei confronti delle popolazioni delle bidonville dove intervengono, e dove a volte la realtà è davvero tragica. Come in certi quartieri poveri di La Paz, in Bolivia, dove la popolazione ha voluto denunciare, anche al prezzo di rivolte e di sangue, come non le fosse più garantito un sistema di distribuzione dell’acqua potabile giusto e universale.

Anche la corruzione e le sue conseguenze sui mestieri legati all’acqua sono motivo di turbamento. A Bruxelles Veolia ha costruito, all’inizio degli Anni 2000, un immenso impianto di depurazione delle acque nere per il milione di abitanti della capitale. Ora è scoppiato uno scandalo che infiamma tutto il Belgio, dato che pare siano stati ignorati i principi minimi di precauzione ambientale. Recentemente diverse Ong, tra cui l’associazione Sherpa e la Fondazione France Libertés, hanno interpellato Gérard Mestrallet, presidente del gruppo francese Gdf-Suez, sui grandi rischi associati alla costruzione della diga per la centrale idroelettrica di Jirau sul rio Madeira, il secondo fiume dell’Amazzonia brasiliana. Le popolazioni sono esasperate per quella che denunciano come una deforestazione selvaggia, in barba alla legge locale.

La logica del chiudere gli occhi per non vedere permette ogni doppiezza. Questo nuovo piffero magico che ci suonano Veolia e Suez Environnement deve stimolare la nostra vigilanza. È indispensabile cercare l’informazione là dov’essa è dissimulata perché non si veda che smentisce violentemente i discorsi etici di facciata.

Copyright Le Monde
*PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE FRANCE LIBERTÉS
**AVVOCATO, PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE SHERPA

da lastampa.it
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