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« inserito:: Marzo 23, 2010, 10:35:16 am » |
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IL RAPPORTO
Comuni sostenibili, si può l'Italia sa essere più "verde"
In "Comuni rinnovabili 2010" Legambiente fotografa la diffusione e lo sviluppo degli impianti energetici incentrati sulle rinnovabili.
Sul territorio italiano la crescita è impressionante.
Ottimi auspici, ma il percorso per trasformarli in realtà è ancora lungo e pieno di insidie
di VALERIO GUALERZI
NUMERI, cifre, tabelle, esempi. Tutto nel voluminoso rapporto "Comuni rinnovabili 2010" sembra confermare la validità dell'intera collezione di vecchi slogan ambientalisti: dal "pensa globale, agisci locale", al "piccolo è bello", passando per "un altro mondo (dell'energia) è possibile". Il rapporto, presentato oggi da Legambiente, fotografa la diffusione e lo sviluppo degli impianti energetici "verdi" in Italia, restituendo una volta tanto un'immagine del paese positiva e carica di aspettative.
"E se fosse proprio il territorio il laboratorio di una rivoluzione energetica incentrata sulle rinnovabili?" si chiede nella premessa il documento curato da Edoardo Zanchini incrociando i dati ottenuti dalle amministrazioni locali con le elaborazioni e gli studi del Gestore dei servizi elettrici, i rapporti dell'Enea e le statistiche elaborate da diverse associazioni di categoria e aziende. La domanda d'apertura è retorica, ma non del tutto. Il rapporto certifica infatti i tanti segnali di un eccezionale dinamismo locale nel raccogliere la sfida della sostenibilità energetica, ma il percorso per trasformare questi ottimi auspici in realtà è ancora lungo e pieno di insidie.
Vale la pena però assaporare fino in fondo queste promettenti primizie. "Il rapporto Comuni rinnovabili 2010 - si legge nel documento - racconta un salto impressionante nella crescita degli impianti installati nel territorio italiano". "Sono 6.993 i Comuni in Italia dove è installato almeno un impianto - precisa il dossier - erano 5.580 lo scorso anno, 3.190 nel 2008". Strutture che "stanno dando forma a un nuovo modello di generazione distribuita: impianti solari fotovoltaici, solari termici, mini idro-elettrici, geotermici ad alta e bassa entalpia, da biomasse e biogas, integrati con reti di teleriscaldamento e pompe di calore".
Il risultato, segnala ancora Legambiente, è che "già oggi sono centinaia i Comuni in Italia che producono più energia elettrica di quanta ne consumano", proprio come nei sogni dei più visionari tra gli ambientalisti, con il risultato che "si sono creati nuovi posti di lavoro, portati servizi e create nuove prospettive di ricerca applicata oltre, naturalmente, ad un maggiore benessere e qualità della vita". Entrando nel dettaglio, il rapporto rivela come 6.801 sono i Comuni che ospitano pannelli fotovoltaici.
Il caso più emblematico è quello di Craco, in provincia di Matera, dove è stato installato oltre mezzo kW per ogni abitante a fronte di un fabbisogno medio familiare di circa 3 kW. Con una potenza installata di 5.148 MW (+1.287 MW rispetto all'anno precedente) i Comuni dell'eolico sono 297, mentre 799 sono quelli dell'idroelettrico. In questo caso la potenza installata è di 715 MW, in grado di produrre ogni anno 2.860 GWh pari al fabbisogno di energia elettrica di oltre un milione e 100 mila famiglie. Più o meno lo stesso numero di Comuni (788) ospita invece impianti a biomassa per una potenza installata complessiva di 1.023 MW elettrici e 985 termici.
Il dossier cita quindi alcuni esempi particolarmente emblematici che l'associazione ha deciso di premiare. Primo fra tutti, Sluderno, in provincia di Bolzano, un Comune con poco più di 1.800 abitanti "che fonda la sua ricetta di successo su diversi impianti diffusi nel territorio, dai 960 metri quadri di pannelli solari termici e 512 kW di pannelli fotovoltaici diffusi sui tetti di case e aziende, ai 4 micro impianti idroelettrici che hanno una potenza complessiva di 232 kW". Un'amministrazione che una volta tanto non rappresenta un'eccezione in un panorama desolante, bensì la punta più avanzata di un movimento che inizia prepotentemente a prendere peso. Sono infatti ben quindici i Comuni certificati dal rapporto come "rinnovabili al 100%", paesi dove non solo la corrente elettrica, ma anche il riscaldamento è prodotto da fonti pulite.
Quello che emerge dal rapporto è dunque uno "scenario che cambia completamente rispetto al modo tradizionale di guardare all'energia e al rapporto con il territorio" e reclama attenzione e credibilità a un dibattito pubblico sull'energia dove "per un riflesso condizionato qualsiasi ragionamento sembra non poter prescindere da un approccio centralizzato e quantitativo, fatto di MW installati per impianto".
Un approccio che insieme alle tante deficienze e ai tanti limiti del nostro sistema burocratico e normativo rischia di spalancare la porta al nucleare, che Legambiente vede come la peggiore minaccia alla compiuta realizzazione di questa rivoluzione dal basso. L'ossessione dell'attuale governo per il ritorno all'atomo, prima ancora che per le note ragioni di sicurezza, sembra preoccupare l'associazione per la sua capacità di assorbire in maniera centralizzata quantità spropositate di investimenti a discapito delle altri fonti, senza peraltro portare le stesse ricadute positive in termini di occupazione e abbattimento dei costi in bolletta.
© Riproduzione riservata (23 marzo 2010) da repubblica.it
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