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Autore Discussione: Cesarismo del terzo millennio - Partito della libertà ha una curiosa consistenza  (Letto 3241 volte)
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« inserito:: Agosto 22, 2007, 10:39:51 pm »

POLITICA

IL COMMENTO

Il cesarismo del terzo millennio

 di EDMONDO BERSELLI


Per essere una favola di Ferragosto, il Partito della libertà ha una curiosa consistenza, dal momento che la scatenata Michela Vittoria Brambilla, dopo avere fondato cinquemila Circoli della libertà, ha depositato il marchio del nuovo partito alla fine di luglio. E allora, dopo avere registrato tutte le polemiche, le confidenze a Galliani, le smentite e le ricostruzioni, compresa quella secondo cui Silvio Berlusconi stava per registrare dal notaio il logo del Pdl, conviene prendere atto dell'iniziativa della rossa Brambilla, "avvenuta su mandato del presidente Berlusconi". No, il nuovo partito è fra di noi.

Si può prendere atto della minimizzazione del Cavaliere ("è solo un polverone") ma la sua nuova creatura può essere la protagonista della prossima stagione politica. Al massimo si può nutrire qualche dubbio sulla tempistica, ossia su quando il Pdl verrà schierato nell'arena elettorale. Cioè quando Berlusconi riterrà utile usarlo come macchina acchiappavoti. Ma per quanto riguarda l'esistenza, non dovrebbero esserci più incertezze: il Pdl esiste.

E allora, quando una cosa esiste, ed è una "cosa" politicamente e tipicamente berlusconiana, occorre chiedersi prima di tutto a che cosa serve. Molti sospettano che il capo di Forza Italia abbia affidato alla prediletta Brambilla il compito di allestire un partito civetta: cioè un "junk party" artificiale fabbricato allo scopo di raccogliere residui elettorato, cavalcando l'onda antipolitica e lanciando nel mercato elettorale l'esca di un partito qualunque, che va a pesca nella società profonda, rivolgendosi agli elettori non schierati, agli antipatizzanti di qualsiasi schieramento, anche accentuando i tratti demagogici che accomunano i vecchi partiti dell'ex Casa delle libertà.

Il fatto è che un progetto del genere ha un'aria troppo minimalista. Nel momento in cui fosse schierato in campo, assumerebbe subito la caratteristica di "partito di Berlusconi". E Berlusconi non può impegnare le sue risorse in un progetto tattico minore, in un satellite povero di Forza Italia, in un partitino qualunquista, specchietto per le allodole. Forse non appartiene neppure alla sua mentalità di conducator mettere in scena un partito-espediente. Infatti è convinto di poter vincere le prossime elezioni praticamente da solo. Di riprendersi Palazzo Chigi con uno schiocco delle dita, non appena la parola venga restituita al popolo sovrano. Dunque, in termini di ragionevolezza, o di rapporto fra costi e benefici, non c'è l'esigenza di allestire un partito facsimile di Forza Italia.

Potrà sembrare una sfida alla razionalità politica, ma anche per non farsi prendere alla sprovvista sarà bene che alleati e avversari prendano sul serio il Partito della libertà. In primo luogo perché la sua creazione si iscrive perfettamente nella psicologia di Berlusconi. Irritato, profondamente, dalla mancata vittoria del 2006. Ma anche convinto che la principale, anzi l'unica, risorsa del centrodestra è Berlusconi stesso. Lui è specchio e immagine dell'Italia di destra, quel paese contemporaneamente liberale e populista, conservatore nei valori e sbrigativo sulle regole. E allora, può anche essere naturale l'idea di innescare la "rivoluzione copernicana" che ha già annunciato, di farsene portatore e simbolo, per l'ultima impresa, o per l'ultima avventura, la conquista dell'Italia e la propria santificazione come leader, statista, uomo della provvidenza, giocatore totale.

Quanto alle riserve delle seconde file, secondo cui Forza Italia è un patrimonio inalienabile, valgono come le proteste di impiegati che dalle finestre vedono sorgere in pochi giorni un minaccioso ufficio concorrente. Cioè poco. E ancora meno sono di qualche rilievo le prese di distanza dell'Udc e di An. Se Berlusconi si è convinto che davanti a lui si delinea la possibilità di un gesto politico storico, di un record insuperabile, figurarsi quanto valgono gli esorcismi di Rocco Buttiglione o di Altero Matteoli.

Semmai è diverso il discorso relativo alla Lega, che ieri ha fatto sentire di nuovo un "no" piuttosto plateale; ma va considerato che per Berlusconi il Carroccio è una specie di Csu, un partito federato e territoriale, sostanzialmente analogo a Forza Italia per corredo genetico e visione politica. Dunque, Bossi dovrebbe essere un problema minore.

Certo, c'è un'obiezione: conviene a Berlusconi progettare un'impresa di questo tipo, se ha già la vittoria in tasca? In termini politici canonici è una mezza follia, se non una follia intera. Implica lo scompiglio nel centrodestra. Il bombardamento maoista del quartier generale. Tuttavia, ai suoi occhi, gli alleati, quelli che secondo gli schemi classici sarebbero partiti depositari di culture radicate nella storia, non sono altro che residui sclerotizzati: anzi, l'origine delle incertezze e dei fallimenti del suo mandato, dal 2001 al 2006. Quindi non ha neppure bisogno di entrare in conflitto con i suoi alleati. Può semplicemente prosciugare l'acqua intorno a loro, stringere il tubo dell'ossigeno, aspettare la loro asfissia, preparare le condizioni per un'eutanasia leggera. E prepararsi invece al confronto con il Partito democratico, forse l'unica ombra che si frammette sui suoi futuri successi.

Ieri a Bologna i giornalisti hanno interpellato Romano Prodi, facendo qualche ironia: "Undici anni per il Partito democratico, un giorno per il Partito della libertà". La risposta di Prodi ("C'è chi può") è anche il riconoscimento che Berlusconi non ha bisogno di mettere insieme vecchi partiti, né di cercare mediazioni complicate, né di allestire congressi, rischiando scissioni e fastidi. È il proprietario di un vasto pezzo della politica italiana. Altro che partito personale, come avevano scritto i politologi: siamo forse alla politica personale. Spettacolare, eccitante, esplosiva. Ma anche con un inconfondibile tratto che qualche tempo fa si sarebbe detto sudamericano, e che invece oggi sembra impersonare nel modo più clamoroso il cesarismo del terzo millennio.

Leadership patrimoniale, carisma sradicato dalla storia e dalle convenzioni, ricchezza, controllo dei media: le solite cose. Con l'aggiunta che questa volta l'aspetto del rischio, della scommessa, del gioco d'azzardo con il paese sembra un passo oltre ciò che una democrazia europea, nel dopoguerra, abbia mai sperimentato.


(22 agosto 2007)
da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Agosto 22, 2007, 10:44:33 pm »

Brambilla, la tigre di Calolzio, tra politica e antipolitica
Natalia Lombardo


In questi giorni non si fa che parlare di lei, Michela Vittoria Brambilla, la nuova «fiamma» politica di Silvio Berlusconi. Bella donna, ovviamente, ex Miss Romagna che corse anche per Miss Italia. La «rossa salmonata» la chiamano, per via dei capelli lunghi color aragosta e un’impresa di prodotti ittici. Politica e antipolitica, presidente dei Giovani Imprenditori della Confcommercio, ma dal novembre scorso anche presidente dei Circoli della Libertà. Giornalista, Silvio le ha affidato la direzione di una tv satellitare (con fare da Wanna Marchi, ha scritto Aldo Grasso) e di un giornale ospite del Giornale (con scioperi dei giornalisti).

Quarta generazione di una famiglia di industriali lombardi, lei è Ad delle «trafilerie Brambilla», filamenti d’acciaio, e si dà da fare con le imprese alimentari affidatele dal padre. Un figlio di due anni, Michela si divide fra lui, le imprese, la politica e i cani randagi (è direttore responsabile de «Il Corriere a 4 zampe») che accrescono il suo ormai famoso zoo nella villa vicino Lecco. Di rigore elencare le 250 bestiole, compreso l’asino che le ha regalato Vittorio Feltri: quattordici cani, ventiquattro gatti, due asini, sette caprette, tre galline, duecento piccioni.

È una berluschina in tailleur corto e tacchi alti, orecchini a cerchio e trucco nature. Ma anche una «tosta», la «tigre di Calolzio» è un altro dei suoi nomignoli, un po’ da ugola d’oro anni sessanta. Una che nel salotto dell’ormai amico Bruno Vespa si fa sentire. E che con i suoi Circoli e con il Partito della Libertà ha suscitato, in questo scorcio d’agosto, un terremoto in Forza Italia.

Prima di Ferragosto ha inaugurato i Circoli della Libertà a Courmayeur e, insieme, la campagna elettorale. Lunedì scorso alla serata organizzata dal locale Circolo ha detto: «Vogliamo unire lavorando insieme alle forze politiche, fondandoci sul valore della libertà partendo proprio da Courmayeur. I Circoli della libertà sono oltre cinquemila ed hanno come unica missione dare voce ai cittadini che sono delusi, che si sentono truffati per promesse mai mantenute; dare voce a chi comanda, cioè il cittadino, per imporre le nostre priorità. Molti cittadini vorrebbero che, in politica, accadesse finalmente qualcosa di nuovo. Per questo, quando si muovono i Circoli, sono molto interessati».

Sarà anche per questo, forse, che in Forza Italia molti, i dirigenti soprattutto, la vivono come corpo estraneo, una minaccia. Lei stempera la polemica: «Il nostro esordio ha suscitato qualche interrogativo. La verità è però che giochiamo un ruolo diverso. Forza Italia era e resterà sempre il muro portante della coalizione di centrodestra e un punto di riferimento importante per i Circoli. Il nostro ruolo è però quello di aggregare soprattutto i cittadini che oggi, per molte ragioni, a volte più che comprensibili, sembrano aver voltato le spalle alla politica».

Con Silvio Berlusconi, racconta, è stato quasi un colpo di fulmine politico: «Per molti anni, dopo aver fatto la giornalista per Mediaset, ho svolto il ruolo di imprenditore e credo con un certo successo. Più lavoravo, più sentivo l’esigenza di dare il mio contributo per la costruzione di un paese più libero, più moderno e proiettato verso un futuro di vero sviluppo. Quando ho avuto modo di incontrare Berlusconi è scattata la scintilla... ed eccomi qua».

Poi Berlusconi l’ha invitata sul palco del comizio, come una presentazione ufficiale; qualcuno ha ipotizzato che la volesse come futuro premier. Ma nella recentissima intervista a «Tempi», invece, ha cominciato a dire che «in Forza Italia di donne in gamba ce ne sono già tante». Tutti a malignare: l’ha messa da parte. Lei, invece, va dritta per la sua strada: «Sciocchezze - dice - Primo, perché né Berlusconi né io né altri hanno mai messo realmente sul piatto l’ipotesi di un mio eventuale premierato, non è che gossip. Secondo, perché dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che il nostro leader di riferimento era, è e resterà, solo Berlusconi. Io mi impegno al massimo ogni giorno con i Circoli e questo compito è per me già più che esaustivo. Che poi, in Forza Italia, vi siano donne molto in gamba mi pare lapalissiano. Se no, come avrebbe fatto questo partito ad essere il più votato dagli italiani? Un nome? Tra le altre, il sindaco Letizia Moratti».

Al partito della Libertà, invece, ha creduto da subito. E intanto gestisce la sua Tv della Libertà: «In soli due mesi di attività è riuscita a raccogliere ascolti quotidiani molto alti, grazie anche al fatto che è collegata con 20 delle più importanti televisioni locali sparse sul territorio. Evidentemente si sentiva la mancanza di una televisione che si dedicasse, al cento per cento, ai problemi del cittadino».

Anche nella sua televisione, quando risponde alle telefonate, usa un linguaggio piano, cercando evidentemente di interpretare le esigenze e gli stati d’animo di chi fa sempre più fatica ad avere un rapporto positivo con istituzioni e politica. E non disdegna, tra le altre arni di comunicazione, anche la sua femminilità: memorabile l’autoreggente a Porta a Porta, ma anche da Gilletti o Balarò, immortalata anche su YouTube.

Le resta, però, il piglio da imprenditrice. Vacanze sì, ma misura: «Mi sono concessa come tutti, qualche giorno di vacanza per stare ancora più vicino al mio bambino che ha due anni e mezzo. Solo che, dopo averlo messo a letto, ricomincio a lavorare fino alle due del mattino. Guardi che promuovere la nascita dei Circoli, muoverli e dare loro un’identità, non è assolutamente uno scherzo! Nessuno mi beccherà su qualche barca a crogiolarmi al sole come fanno altri. No, io sto sempre al chiodo e il mio impegno non si ferma mai».

Pubblicato il: 22.08.07
Modificato il: 22.08.07 alle ore 10.28   
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