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Autore Discussione: Ecco perchè Silvio non vuole le intercettazioni...  (Letto 2938 volte)
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« inserito:: Marzo 11, 2010, 12:23:50 pm »

Tre verbali a conferma di quanto accaduto a Piazzale Clodio

"Motivi di opportunità politica". Così la procura di Roma si spaccò

"G8, Ferrara e Toro ordinarono di non fare intercettazioni"

I carabinieri del Noe e un sostituto procuratore vicini alla verità già nel 2008 magistrati

di CARLO BONINI


ROMA - Agli appalti truccati del G8 della Maddalena, al nocciolo duro della "cricca" - Angelo Balducci, Mauro Della Giovampaola, Diego Anemone - i carabinieri del Noe e il sostituto procuratore della Repubblica di Roma Assunta Cocomello erano arrivati per tempo, nell'autunno del 2008. Ma l'indagine - come ricostruito da "Repubblica" il 26 febbraio scorso - venne addormentata dal procuratore capo Giovanni Ferrara e dal suo aggiunto Achille Toro per ragioni di "prudenza" e "opportunità politica". Ebbene, ora, a confermare e documentare quanto accaduto negli uffici di piazzale Clodio sono tre verbali di testimonianza raccolti il 16 febbraio scorso dai magistrati di Perugia e depositati al Tribunale del Riesame. A parlare sono il capitano Pasquale Starace e il tenente Francesco Ceccaroni del Noe, il sostituto procuratore di Roma Assunta Cocomello. Ecco il loro racconto.

Buste di ringraziamento. Ricorda Pasquale Starace: "Nell'ambito di un'indagine condotta dalla procura della Repubblica di Nuoro con delega al Noe di Sassari, venne redatta il 5 giugno del 2008 un'informativa in cui si faceva riferimento ad intercettazioni telefoniche che coinvolgevano due imprenditori sardi in contatto con tale Angelo Balducci. In queste conversazioni si parlava di "appalti e di buste", una delle quali era definita "di ringraziamento". Un altro soggetto, citato nelle conversazioni con il solo nome "Ingegner Mauro" (Della Giovampaola, ndr), sembrava suscettibile di interesse investigativo. Gli atti furono trasmessi alla Procura di Roma dalla Procura di Nuoro e per questo motivo fummo convocati dal sostituto della Procura di Roma, dottoressa Cocomello. (...) Il 15 gennaio 2009, nel depositare l'informativa, chiedemmo intercettazioni telefoniche. Il 29 gennaio esaudimmo la richiesta di indagini. Il 10 febbraio sollecitammo un incontro con la Cocomello, rappresentando l'importanza dell'indagine".

Esclusi i carabinieri. Ma qui accade qualcosa che disturba l'ufficiale. Le intercettazioni non vengono concesse. La delega per le indagini passa alla Guardia di Finanza. "I motivi di sorpresa per il mancato accoglimento della nostra richiesta (di intercettazioni,  ndr) secondo me esulavano dalla fisiologica dialettica della Autorità Giudiziaria con la Polizia Giudiziaria ed erano rappresentati sostanzialmente dal fatto che il magistrato titolare delle indagini (la Cocomello) concordasse con noi sulla bontà degli elementi raccolti ma che gli esiti da noi richiesti non venivano adottati per dei contrasti con il procuratore capo Ferrara ed il procuratore aggiunto Toro, i quali formulavano obiezioni di "opportunità politica" e non di discrezionalità giudiziaria. Del tutto sorprendente mi sembrava inoltre l'intenzione di affidare le indagini alla Guardia di Finanza, perché non comprendevo le ragioni di cambiare la polizia giudiziaria delegata".

Accade dell'altro. Il 3 marzo 2009, il capitano Starace, il tenente Francesco Ceccaroni, il maresciallo Catalano, vengono accompagnati dalla Cocomello nell'ufficio del procuratore aggiunto Achille Toro per "un colloquio diretto". "Toro ci manifestò le sue perplessità sulle ipotesi delittuose prospettate (la corruzione, ndr) in quanto, a suo parere, si era più in presenza di un reato di abuso di ufficio da cui poteva, al massimo, conseguire una richiesta di interdizione dai pubblici uffici".

Il tenente Francesco Ceccaroni conferma la ricostruzione del suo capitano e aggiunge un dettaglio significativo. "La mia impressione fu quella che la Cocomello fosse in dissenso sia sulle valutazioni giuridiche, sia sulle considerazioni di natura politica di Ferrara e Toro".

"Niente intercettazioni". Le impressioni del tenente sono corrette. Alla Cocomello, che nel settembre del 2008, ha formalizzato l'inchiesta sugli appalti del G8 nata dall'informativa del Noe con l'iscrizione segretata al registro degli indagati dei nomi di Balducci, Anemone e Della Giovampaola, viene chiesto per quanto concerne quel fascicolo di
"riferire prima di ogni atto al procuratore Ferrara".

"Riferivo al procuratore quanto meno per concordare le linee generali dell'indagine - ricorda la Cocomello - Successivamente invece riferivo principalmente all'aggiunto (Toro, ndr)". Ed è lui - aggiunge - che la sollecita a togliere la delega di indagine al Noe per affidarla alla Guardia di Finanza, data la "complessità dell'indagine". Toro muove anche delle obiezioni. "Io, sin dall'inizio, ritenevo necessaria un'attività di intercettazione telefonica, ma Toro riteneva non sussistenti elementi a sostegno dell'ipotesi investigativa". È pur vero - chiosa la Cocomello - che l'ufficio gip di Roma è molto rigoroso nel concedere le intercettazioni. Ma, a ben vedere, non è questa la ragione della prudenza che ispira le mosse dell'aggiunto e dello stesso procuratore.
"Ferrara e Toro segnalavano la necessità di individuare il passaggio di somme di denaro per supportare la sussistenza di indizi (di corruzione, ndr). Al massimo individuavano elementi per ipotizzare un abuso d'ufficio. Ferrara (non ricordo se direttamente o tramite Toro) mi ha anche responsabilizzato in ordine alla delicatezza dell'indagine, in relazione ad un'eventuale fuga di notizie in pieno G8, a fronte dell'esistenza di ipotesi di reato che, a parere dell'Ufficio, non erano ancora sufficientemente delineate".

È un fatto che neppure nel gennaio di quest'anno, a G8 ampiamente archiviato, l'atteggiamento di Ferrara e Toro cambia. La Guardia di Finanza, in quel momento, lavorando su due segnalazioni di operazioni sospette su società del Gruppo Anemone ha consegnato alla Cocomello e al pm che le è stato nel frattempo affiancato (Sergio Colaiocco) elementi sufficienti a ipotizzare due nuovi reati - "associazione per delinquere e riciclaggio" - e a rendere non più rinviabili le intercettazioni telefoniche. Ferrara e Toro frenano ancora.

"Il 29 gennaio scorso - ricorda la Cocomello - io e Colaiocco ci riunimmo con Ferrara e Toro. In quella circostanza, Toro disse che a suo parere le indagini andavano condotte sui documenti e non sul contenuto di intercettazioni telefoniche. Di fronte a queste obiezioni, ribadii con forza la mia opinione sull'assoluta indispensabilità delle intercettazioni. Nella richiesta di intercettazione erano indicati tutti i soggetti iscritti alla data del 28/01/2010. Ma la nostra richiesta di intercettazione venne ritenuta comunque "debole" dal capo (Ferrara) e dall'aggiunto (Toro) con particolare riferimento all'indagato Della Giovampaola, così che io e il collega Colaiocco, convenendo che quella posizione fosse effettivamente la più debole, depennammo quel nome".

Quel che accade dopo il 29 gennaio è noto (arriveranno gli arresti, Roma non avrà tempo di intercettare nessuno). Tranne un particolare, sin qui inedito. Luca Turco, uno dei pm di Firenze, pochi giorni prima degli arresti del 10 febbraio, incontra a Roma la Cocomello e Colaiocco in quello che dovrebbe essere un incontro di "coordinamento investigativo" che mai vedrà la luce. Ricorda la Cocomello: "Turco ci invitò a non eseguire perquisizioni e ci comunicò che la Procura aveva formulato una richiesta di custodia cautelare per reati di nostra competenza. Non ci comunicò i nominativi e noi non insistemmo".
 

© Riproduzione riservata (11 marzo 2010)
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« Risposta #1 inserito:: Marzo 11, 2010, 12:26:11 pm »

Le conseguenze.

Che cosa cambia per Berlusconi imputato dopo il via libera definitivo al legittimo impedimento

Stop ai processi Mills e Mediaset più difficile bloccare Mediatrade

di EMILIO RANDACIO


MILANO - Nuovo stop al processo Mills, identico destino per quello sulle presunte frodi fiscali Mediaset. Più complicato bloccare immediatamente il nuovo troncone Mediatrade, in cui il premier è indagato di appropriazione indebita e frode fiscale.

La legge sul "legittimo impedimento" approvata ieri dal Senato, avrà comunque ripercussioni pesanti sul destino processuale del presidente del consiglio. Quello che si può azzardare è che Silvio Berlusconi, con tutta probabilità eviterà qualsiasi tipo di sentenza sia per la corruzione Mills che per l'affaire Mediaset. Nel caso della falsa testimonianza "comprata" dell'avvocato inglese, i termini di prescrizione si sforeranno nel febbraio del 2011. Undici mesi, per tre gradi di giudizio, sono un termine impensabile per capire da quale parte sia la ragione. Nel merito, la Cassazione si è già espressa il 25 febbraio scorso, a Sezioni Unite. Ci fu corruzione, è stato sentenziato, ma per Mills il reato è prescritto per una manciata di settimane. Il processo milanese, già sospeso per undici mesi grazie al Lodo Alfano, azzerato per il necessario cambio di collegio, riprenderà la sua faticosa marcia il 26 marzo. Allora, di fronte alla scontata richiesta di applicazione della nuova norma da parte del collegio difensivo del Cavaliere (composto dal senatore Piero Longo e dall'onorevole Niccolò Ghedini), il pm Fabio De Pasquale, con tutta probabilità, si opporrà chiedendo il giudizio sulla riforma da parte della Corte Costituzionale. Mossa che non è ufficiale, ma che pare scontata. E, sebbene i termini di prescrizione si dovranno congelare, gli undici mesi di tempo restano un termine davvero risibile.

Più o meno lo scenario non cambia per la frode fiscale Mediaset. In questo caso, i termini della prescrizione sono leggermente più ampi. Si va al 2013. Ma, comunque vada, di fronte all'applicazione della nuova legge il processo dovrebbe essere azzerato e riprendere davanti a un nuovo collegio solo per il premier.

Discorso a parte, infine, l'ultimo troncone che coinvolge Berlusconi. La presunta appropriazione indebita e la frode fiscale per i diritti televisivi gonfiati Mediatrade. L'indagine, proprio in questi giorni, sta approdando alla richiesta di rinvio a giudizio. Il pm De Pasquale contesta reati fino al 2006 e i termini di prescrizione scadono nel 2013. Il tempo per arrivare ad accertare responsabilità, o ad assolvere nel merito il Cavaliere, ci sono tutti.

Bisogna capire quando potrà essere applicata la nuova riforma. Nel testo approvato ieri, non si fa riferimento alle udienze preliminari. Con tutta probabilità, a meno di ripensamenti, la riforma dovrebbe entrare in vigore solo nel caso di un rinvio a giudizio. Sempre che il premier non sia sempre impegnato in impegni istituzionali.

Su tutte queste ipotesi, anche tante varianti, come una nuova bocciatura sulla legge da parte della Consulta che potrebbe arrivare non prima di un anno. Un'infinità per accertare definitivamente se ci siano state responsabilità penali del presidente del Consiglio, nei tre processi che lo riguardano.

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