Abu Omar, «i servizi italiani sapevano»

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Rese note le motivazioni che avevano indotto magi a ritenere Pollari non perseguibile

Abu Omar, «i servizi italiani sapevano»

Il giudice Magi attacca la Consulta: «La sentenza sul segreto di Stato è un paradosso logico e giuridico»

   
MILANO - Per il giudice Oscar Magi, che il 4 novembre dell'anno scorso ha pronunciato una sentenza di non doversi procedere nei confronti dell'ex direttore del Sismi, Nicolò Pollari, il servizio segreto italiano era a conoscenza, o forse addirittura compiacente, nelle attività che hanno portato al sequestro dell'ex Imam di Milano, Abu Omar. Scrive infatti il giudice nelle motivazioni del verdetto depositate oggi: «l'esistenza di una autorizzazione organizzativa a livello territoriale nazionale da parte della massime autorità responsabili da parte del servizio segreto Usa lascia presumere che tale attività sia stata compiuta quanto meno con la conoscenza (o forse con la compiacenza) delle omologhe attività nazionali, ma di tale circostanza non è stato possibile approfondire le evenienze probatorie (pur esistenti) per l'apposizione - opposizione di segreto di Stato da parte delle attività governative italiane».

CRITICHE ALLA CONSULTA - Il giudice Oscar Magi, nelle motivazioni della sentenza del processo per il sequestro dell'ex imam di Milano, spiega di essersi «attentamente adeguato» ai dettami della sentenza della Corte costituzionale sul segreto di Stato ma, come già fatto in occasione di alcune ordinanze nel dibattimento, ribadisce la sue critiche al provvedimento della Consulta. «Ammettere che vi è segreto di Stato correttamente opponibile all'autorità giudiziaria che riguardi i rapporti tra servizi segreti italiani e stranieri e assetti organizzativi e operativi del Sismi, ancorché collegati a un fatto reato per cui si proceda - scrive il giudice -, nel momento in cui si afferma che per quel fatto reato non vi è segreto e nel momento in cui per quel medesimo fatto risultano indagati o imputati persone appartenenti a quei servizi stessi costituisce, a sommesso parere dello scrivente, un 'paradosso logico e giuridico' di portata assoluta e preoccupante».


01 febbraio 2010
da corriere.it

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Depositate le motivazioni della sentenza.

La responsabilità penale dei servizi segreti non era stata accertata a causa del segreto di Stato apposto dai governi Prodi e Berlusconi

Caso Abu Omar: il Sismi era 'compiacente' Il giudice accusa Pollari: "Sapeva"


MILANO - Il rapimento di Abu Omar, l'Imam sequestrato a Milano nel febbraio 2003, avvenne ad opera della Cia con la "conoscenza e forse la compiacenza" del Sismi, allora diretto dal generale Nicolò Pollari. Ma la responsabilità penale dei servizi segreti nazionali non è stata accertata a causa del segreto di Stato apposto dai governi Prodi e Berlusconi e confermato dalla Corte Costituzionale con una sentenza che costituisce "un paradosso logico e giuridico di portata assoluta e preoccupante". All'esito del processo furono condannati gli agenti Cia mentre per gli ex vertici del sismi, Nicolò Pollari e Marco Mancini, fu disposto il non doversi procedere per l'esistenza del segreto di Stato.

E' uno dei passaggi delle motivazioni della sentenza con la quale, il 4 novembre scorso, il giudice Oscar Magi condannò per il rapimento, 'solo' gli agenti della Cia e dichiarò il non doversi procedere per i funzionari ed ex funzionari del Sismi. Scrive infatti il giudice nelle motivazioni del verdetto depositate oggi: "L'esistenza di una autorizzazione organizzativa a livello territoriale nazionale da parte della massime autorità responsabili da parte del servizio segreto Usa lascia presumere che tale attività sia stata compiuta quanto meno con la conoscenza (o forse con la compiacenza) delle omologhe attività nazionali, ma di tale circostanza non è stato possibile approfondire le evenienze probatorie (pur esistenti) per l'apposizione - opposizione di segreto di Stato da parte delle attività governative italiane".

Il Caso Abu Omar fa riferimento al rapimento e trasferimento in Egitto, suo paese di origine, dell'Imam di Milano Hassan Mustafa Osama Nasr, noto come Abu Omar, ed alle successive vicende. La questione è stata riportata dalla stampa internazionale come uno dei più noti e meglio documentati casi di extraordinary rendition eseguiti dai servizi segreti statunitensi nel contesto della guerra globale al terrorismo.

Abu Omar è stato sequestrato il 17 febbraio 2003 a Milano da dieci agenti della CIA e un maresciallo dei carabinieri che fino a un anno e mezzo fa ha lavorato nella sezione antiterrorismo del Ros di Milano. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti e quanto dichiarato dallo stesso Nasr, l'imam è stato rapito a Milano mentre si recava alla moschea e trasportato presso la base di Aviano per essere trasferito in Egitto dove è stato recluso, interrogato e avrebbe subito torture e sevizie.

Seppure il governo italiano abbia negato di aver ricoperto alcun ruolo nel sequestro, alle indagini condotte dai procuratori aggiunti Armando Spataro e Ferdinando Enrico Pomarici sono seguiti i rinvii a giudizio per i servizi americani, di 26 agenti della Cia tra cui il capocentro di Roma e referente per l'Italia della Cia fino al 2003 Jeffrey W. Castelli e il capocentro di Milano Robert "Bob" Seldon Lady, mentre per i servizi Italiani, del Generale Nicolò Pollari, vertice del Sismi, del suo secondo Gustavo Pignero morto l'11 settembre del 2006, Marco Mancini e dei capicentro Raffaele Ditroia, Luciano Di Gregori e Giuseppe Ciorra.

(01 febbraio 2010)
da repubblica.it

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