09 febbraio 2015
L'inafferrabile galassia dei fascisti online
Le frasi shock che nessuno cancella
La difesa di Facebook: "Opinioni da rispettare"
"Fenomeno rilevante e non solo virtuale"
Da FN al Fronte Veneto, la mappa delle sigle
di CARMINE SAVIANO
ROMA - Sono da poco passate le 16 del 31 gennaio scorso. Sotto il cielo grigio di Roma un corteo di automobili di Stato si appresta ad entrare nel mausoleo che celebra i martiri della Fosse Ardeatine. Da una delle vetture scende Sergio Mattarella, eletto da poche ore dodicesimo presidente della Repubblica Italiana. Inizia il suo settennato così: ricordando chi è stato trucidato a sangue freddo dal nazismo e dal fascismo. Negli stessi istanti, sul web, va in scena una sfilata virtuale di insulti rivolti al nuovo Capo dello Stato, reo di iniziare il suo mandato dalla Resistenza: "E' un partigiano, ho detto tutto", "ecco un altro mafioso ebreo". E gran parte di quelle offese provengono da una pagina Facebook, quella dei Giovani Fascisti Italiani.
Sono in 134mila e si auto definiscono "Gruppo Fascista per la rinascita d'Italia". La loro linea politica è sintetizzata da una citazione di Benito Mussolini, le parole d'ordine sono le solite: duce, rigore, potenza e così via, sin dove il vocabolario pseudo-nazionalista può spingersi. Sono nati nel 2010 e da queste parti, malgrado l'omaggio al Ventennio, non c'è nessuna forma di nostalgia. Anche gli scivolosi territori storiografici del revisionismo sono superati: si guarda al futuro, in un messianismo deformato e allucinato non si aspetta altro che "un nuovo capo", un "uomo forte", colui che sappia "restituirci l'onore": "Dux Mea Lux, quando tornerai?".
E non sono i soli. La tana nera della rete è profonda. I social network ne sono solo l'ingresso, la punta visibile, quella più pervasiva. Per farsi un'idea basta cercare anche solo tra le "pagine amiche" che i Giovani Fascisti Italiani suggeriscono. Si va dai Camerati Italiani ai Fascisti del Terzo Millennio, dalla Falange Nera al Socialismo Mussoliniano. Poi il Movimento Fascismo e Libertà e il gruppo Dio, Patria, Famiglia. Ancora: Fiamma Nera, Orgoglio Fascista, Noi Fedelissimi dell'Italia e del Duce. Serbatoi di odio e rancore.
Perché Facebook consente la pubblicazione di questi contenuti che potrebbero prefigurare l'apologia di fascismo? "Siamo impegnati a mantenere il giusto equilibrio tra libertà di espressione e tutela della sicurezza e dei diritti delle persone. Non consentiamo, infatti, la pubblicazione di contenuti violenti, che incitano all'odio o comunque contrari agli standard della nostra community", commenta un portavoce di Facebook Italia. Come se fosse possibile ascrivere alla categoria "gentilezze digitali" frasi del tipo: "gli zingari devono essere integrati nel cemento" o "i comunisti sono il cancro dell'umanità".
Ma quanto è estesa questa Rete Nera? Gli ultimi censimenti - come quello contenuto in "Web Nero", ricerca di Manuela Caiani e Linda Parenti edita da Il Mulino nel 2013 - quantificano in circa cento i principali siti attivi in Italia. E qui si passa al concreto: perché si tratta di associazioni, riviste, piccole case editrici, nuclei di skinheads che declinano la loro ideologia in quei territori dove il disagio sociale è assoluto. Se ci si sposta sul terreno dei blog, dei forum, dei negozi online nei quali è possibile acquistare ogni tipo di feticcio fascista, il numero diventa vago ma sale in maniera esponenziale. Tutto liquido, naturalmente, con pagine e contenuti che appaiono e scompaiono. La Federazione delle Associazioni dei Partigiani d'Italia ne ha contati circa un migliaio. Ma era il 2002. Oggi un numero certo non c'è.
C'è di sicuro un enorme spazio virtuale in cui i simboli della storia del fascismo e del nazionalsocialismo vengono utilizzati come carte d'identità: immagini attraverso cui si da una precisa raffigurazione politica di se stessi, forme e colori intorno a cui ci si riconosce. La Croce Celtica, le teste rasate, il doppio 8 che simboleggia le due H dell'Hail Hitler. La tigre di Evola, le parole di Pound e innumerevoli rivoli del fiume sotterraneo dell'antisemitismo.
In definitiva la questione diventa se la libertà d'espressione possa essere invocata per tutelare l'incitamento all'odio e alla discriminazione. Una questione essenziale per la giurisprudenza al tempo di internet. Ci si muove su un terreno scivoloso "quando ci si trova al confine tra il libero pensiero e parole che possono diventare armi rischiose", dice Carlo Blengino, avvocato, esperto proprio della connessione tra diritto e internet. Il punto è il grado di pericolosità delle parole e delle immagini che vengono diffuse: quel confine appare spesso ampiamente superato e quei comportamenti prefigurano l'apologia di fascismo, un reato previsto dal nostro ordinamento. E se è sotto gli occhi di tutti, visto il carattere della rete, che "possiamo trovare siti di frustrati che inneggiano al fascismo", continua Blengino, e che non vanno oltre il loro status di attivisti da tastiera, è altrettanto innegabile che simili comportamenti "un domani possono tornare a essere realmente pericolosi".
Le frasi shock che nessuno cancella
Su Greta e Vanessa. Daniela S.: "Vi abbiamo pagato il riscatto luride t*** Vergognatevi, spero di non incontrarvi mai. Altrimenti non so cosa sarei in grado di farvi".
Sull'elezione di Mattarella. M. N.: "Auguri per il tuo nuovo stipendio. Mi raccomando, ingrassa come un p***. Per il resto ci siamo noi!".
Su Mussolini: Simone P.: "Dux Mea Lux".
Sulla xenofobia: Giorgio G.: "Hanno queste smocciose che chiedono elemosina e mai nessuno dice nulla loro, ma attenzione, sono zingari, dobbiamo integrarli... io li integrerei nel cemento".
Sull'Islam: "Perché il fascismo deve essere bandito perché provoca pericolo e l'Islam no?"
Sulla globalizzazione: Mario P.: "Gli americani ci porteranno ben presto alla terza e definitiva guerra mondiale".
La difesa di Facebook: "Opinioni da rispettare" di CARMINE SAVIANO
ROMA - Quali sono i criteri di valutazione? Perché non si interviene in automatico per cancellare quei contenuti che possono prefigurare l'apologia di fascismo? Quali sono i limiti della libertà d'espressione? Abbiamo chiesto a Facebook Italia di chiarire la propria posizione in merito. "Offriamo alle persone di tutto il mondo la possibilità di pubblicare contenuti personali, vedere il mondo attraverso gli occhi di altre persone, connettersi e condividere contenuti ovunque. Le conversazioni che si svolgono su Facebook e le opinioni espresse sulla piattaforma rispecchiano la diversità degli utenti", dice un portavoce dell'azienda.
In questo contesto, il lavoro principale che viene svolto è quello di "mantenere il giusto equilibrio tra libertà di espressione e tutela della sicurezza e dei diritti delle persone". Qui le prime indicazioni sulla policy: "Non consentiamo, infatti, la pubblicazione di contenuti violenti, che incitano all'odio o comunque contrari agli standard della nostra community. Se da un lato infatti incoraggiamo gli utenti a mettere in discussione idee, eventi e linee di condotta, non consentiamo la discriminazione di persone in base a razza, etnia, nazionalità, religione, sesso, orientamento sessuale, disabilità o malattia". Discriminazioni che però non mancano sulle pagine legate alla diffusione dell'ideologia di estrema destra.
Ancora: "Siamo consapevoli del fatto che a volte le persone condividono contenuti e opinioni controverse su Facebook, così come fanno nelle proprie conversazioni quotidiane. Le nostre regole sono state create proprio per aiutare a mantenere un equilibrio tra la libertà di esprimersi, anche se alcune persone potrebbero considerarlo offensivo, e la salvaguardia di un ambiente rispettoso e sicuro". E il portavoce dell'azienda conclude così: "Facciamo forte affidamento sulle persone appartenenti alla community affinché ci dicano quando vedono qualcosa che non dovrebbe essere su Facebook".
"Fenomeno rilevante e non solo virtuale" di CARMINE SAVIANO
ROMA - Un progetto di ricerca durato cinque anni. E che ha fornito quella che ancora oggi è l'indagine più accurata dell'intreccio tra rete ed estrema destra. Manuela Caiani, che lavora presso l'Institute for Advanced Studies di Vienna, insieme alla ricercatrice Linda Parenti, ha pubblicato "Web Nero" per le edizioni Il Mulino nel 2013. Dati, raffronti, il tentativo di comprendere come i militanti di destra utilizzano Internet. E per capire quanto è profonda la tana nera dell'estrema destra italiana.
Professoressa Caiani, oltre centotrentamila iscrizioni alla pagina Facebook dei Giovani Fascisti Italiani. La impressiona questo numero?
"No. I social media sono la nuova frontiera di questi gruppi. Li utilizzano molto bene e sempre di più. I tentativi di mappare gli aderenti a pagine come quella indicata sono in corso, in ambito accademico, sin dal 2011. La volontà è quella di capire chi sono questi simpatizzanti. Di sicuro non si tratta solo di attivisti da poltrona: molti di loro passano anche all'offline, si impegnano in prima persona sui territori. Il punto è capire quanti, invece, non siano potenziali attivisti. Penso che almeno la metà degli aderenti non abbia una motivazione ideologica".
Come bisogna leggere questo fenomeno? Derubricarlo a "politicamente insignificante" oppure è necessario chiedersi se la diffusione di questi contenuti è pericolosa per il tessuto democratico?
"Non sono fenomeni politicamente irrilevanti. Basta guardare all'avanzata dei partiti di estrema destra in tutta Europa. Oramai si tratta di un trend elettorale chiaro a tutti. E di sicuro questi strumenti mediatici aiutano questi contenuti a diffondersi. La domanda è quanto il comportamento online influenzi i comportamenti offline. C'è da dire che molti attivisti ritengono che questi forum siano una seconda casa: li frequentano spesso, stabiliscono contatti, ma poi finisce lì".
Quanto è profonda la rete dell'estrema destra italiana?
"Il punto è che questi siti vengono chiusi di continuo, è difficile avere una mappa costantemente aggiornata. In altri paesi alcune leggi sono state trasferite subito all'online e l'apologia di fascismo è un reato applicato immediatamente anche in rete. Penso alla Germania e alla Spagna. In Italia la legge Mancino pone dei paletti precisi. E penso che il numero sia quello: un centinaio di associazioni attive in rete".
Il gruppo che più l'ha colpita?
"Casapound: hanno una strategia di acquisizione di temi di sinistra, vanno sul sociale, anche se il loro è un welfare sciovinista. Hanno la capacità di attrarre i cittadini con un discorso non nostalgico: del duce o del fascismo sembra che non gli importi nulla. E sono anche molto bravi dal punto di vista iconografico: a volte utilizzano anche simboli di sinistra".
La rete italiana è collegata con quelle di altri paesi?
"In media un terzo delle associazioni è legato ad altre sigle internazionali".
Ci potrebbe fornire l'identikit del militante di estrema destra?
"Negli studi elettorali c'è tutto un filone che guarda all'elettore di estrema destra. L'immagine di un cittadino scarsamente educato, abitante in periferia, con un basso salario, è un'immagine fasulla. Non si va a destra solo quando c'è la percezione di insicurezza o quando si subisce la crisi. Il votante di estrema destra è sempre più trasversale: intellettuali, classe media, operai. Basta guardare al Fronte Nazionale di Marine Le Pen".
Dal punto di vista normativo quali ritiene debbano essere i passi da compiere?
"E' necessario un adeguamento delle leggi all'online. Il problema è bilanciare principi fondanti di uno stato democratico. C'è da tutelare la libertà d'espressione. Penso agli Stati Uniti in cui questo principio è gerarchicamente quasi superiore a tutti gli altri. Per questo i nostri gruppi si muovono su server americani, perché lì è più difficile chiuderli".
Da FN al Fronte Veneto, la mappa delle sigle di CARMINE SAVIANO
ROMA - Se la valenza politica di internet è oramai accertata e accettata, il maggior interesse - e la questione ancora aperta - è comprendere come avviene il passaggio dalla partecipazione online all'impegno offline. In questo contesto i movimenti di estrema destra non fanno eccezione: la rete è soprattutto un modello organizzativo. Diffusione di materiali, proselitismo, l'incarnazione di una funzione di agenda collettiva per ampliare la partecipazione alle iniziative che vengono proposte. Ovviamente ci si riferisce a quei gruppi che hanno già una struttura interna: la capacità di mobilitazione dei gestori di una singola pagina Facebook è sempre imprevedibile.
Ecco alcuni casi italiani:
Forza Nuova. Proselitismo allo stato puro. Con tanto di vademecum in otto punti: dall'abrogazione delle "leggi abortiste" al blocco dell'immigrazione. Poi la messa al bando della massoneria e il ripristino del Concordato tra Stato e Chiesa del 1929. E le campagne per l'abrogazione della Legge Scelba, la normativa che ha instituito il reato di apologia del fascismo, e quella per eliminare "l'ideologia gender" dalle scuole. Presente anche una web radio. 130mila i like alla pagina Facebook.
CasaPound. I report sulle inaugurazioni di nuove sedi, i materiali per la giornata di commemorazione delle Foibe. La lotta per il mutuo sociale e quella per uscire dall'euro. Il nucleo originario, quello romano, oramai si è diffuso su tutto il territorio nazionale. Le sedi in Italia sono oltre cento. 112mila i like su Facebook.
Fronte Nazionale. Dal "decalogo" del movimento ai manifesti per la sovranità monetaria e territoriale. Il Fronte italiano fa della diffusione in rete dell'anti-europeismo una delle proprie ragion d'essere. Commenti su tutti (o quasi) i temi d'attualità. Sergio Mattarella definito come l'ennesimo "presidente atlantico". La presenza sui social è costante. Su Facebook quasi 8mila like.
Fascismo e Libertà. Vendita di articoli di propaganda, download dei materiali, elenco e contatti delle sede regionali. Il portale del movimento ospita anche articoli su Istria e le Foibe ed estratti ispirati al negazionismo in relazione alla Shoah.
Fuan. Azione universitaria. Insieme al Blocco Studentesco - rivolo di CasaPound - rappresenta l'estrema destra nel mondo degli studenti. Diffuse nelle maggiori città universitarie forniscono in rete un costante controcanto alle posizioni delle associazioni studentesche di sinistra.
Veneto Fronte Skinheads. Qui l'uso della rete è abbastanza didascalico: le opere e le gesta degli skinheads del Veneto dalla loro apparizione, negli anni '80, a oggi. Poi la diffusione dei loro comunicati. Tra gli altri quello intitolato Una, cento, mille Tor Sapienza.
Movimento Tradizionale Romano. Il versante culturale della destra estrema: tra culto della romanità e analisi dei "classici" del '900, da Evola a Pound. La diffusione dei materiali dei loro incontri e convegni è la principale attività online.
E nel mondo? L'attività di monitoraggio compiuta dagli studiosi è costante. Ancora in "Web Nero" vengono forniti alcuni numeri che riguardano oltre 500 organizzazioni. Cifre che possono illuminare il meccanismo del passaggio dall'online all'offline. Il 23,7% delle organizzazioni offre in rete un calendario dei propri eventi. E il 10,8% suggerisce anche iniziative di movimenti che ritiene affini o amici. La pubblicizzazione delle proprie campagne politiche è compiuta nel 23,1% dei casi. Il 25,4% dei gruppi ha un archivio con i volantini e documenti relativi alle attività svolte. Il 4,7% organizza azioni di protesta in rete, come il mailbombing o il netstrike. E il 38,6% utilizza la rete per vendere merci.
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