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Autore Discussione: CARMINE SAVIANO. -  (Letto 20705 volte)
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« Risposta #15 inserito:: Marzo 25, 2013, 07:16:30 pm »


25
mar
2013

Cantieri politici per una nuova sinistra

Carmine SAVIANO

Rovesciare il tavolo. Tempo e umiltà. Per non “navigare a vista” e salvare un patrimonio di militanza politica radicato sui territori.
Parte da qui “Adesso Rovesciare il Tavolo”, l’appello firmato da numerosi dirigenti e militanti di sinistra dopo la sconfitta alle elezioni politiche. Parole rivolte soprattutto a Rifondazione Comunista impegnata in un rilancio della propria azione politica. Si legge: “La base del nostro partito ci parla di una tensione sociale da ricomporre, riprendendoci le piazze ed occupando da sinistra i temi della crisi”.

Quello che si propone è l’avvio di un “nuovo corso” per costruire una forza politica che nasca sulla base “di discriminanti antiliberiste ed anticapitaliste”. E che si muova in contrapposizione al centro-sinistra del Partito Democratico e di Sel.

Una nuova Italia dei Valori. E oltre Rifondazione, anche le altre forze che hanno dato vita a Rivoluzione Civile cercano nuovi spazi di agibilità politica. Tra movimentismo, tentazioni a Cinque Stelle e ricerca del dialogo con il centro-sinistra. Per Antonio Di Pietro e l’Italia dei Valori, in cantiere c’è un nuovo congresso a giugno. Preceduto da un viaggio attraverso l’Italia che parte oggi. Da Milano a Palermo per riaccendere la discussione interna al partito. E per prepararsi alle amministrative di maggio nel nome di una maggiore trasparenza e democrazia interna.

Alba. Immergersi nel fiume in piena dei “senza rappresentanza”. Per rispondere al bisogno di sinistra. Il 13 aprile a Firenze, è la volta di Alba, il “soggetto politico nuovo” pensato da Ginsborg e da numerosi intellettuali. Obiettivo è mettere in campo un lento e costante lavoro per recuperare le “ragioni della protesta” a una dimensione di sinistra. Scrivono: “Riconoscendo la forza di Grillo e del Movimento 5 Stelle, dobbiamo anche segnalare l’inquietudine che provoca e dire con chiarezza che non ne sentiamo nostri il linguaggio, la neutralizzazione delle differenze tra destra e sinistra, l’idea di democrazia, la sottovalutazione della radicalità dei diritti civili e sociali, il ruolo del lavoro e del sindacato, le risposte alla crisi sociale ed economica”.

Qui l’appello Rovesciare il Tavolo. Il viaggio dell’Idv verso il congresso. E la piattaforma di Alba

twitter: @carminesaviano

da - http://saviano.blogautore.repubblica.it/2013/03/25/cantieri-politici-per-una-nuova-sinistra/?ref=HREC1-5
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« Risposta #16 inserito:: Aprile 30, 2013, 11:32:40 am »

In Rete la condanna degli spari.

Ma la violenza verbale non si ferma

di CARMINE SAVIANO


LA rabbia, il fastidio, l'incredulità. Su tutto la solidarietà. Ma anche intollerabili sacche di violenza verbale. Lo spettro delle emozioni affidate ai social network è vasto. Gli spari davanti Palazzo Chigi, i due carabinieri feriti nel giorno del giuramento del nuovo governo della Repubblica.
I sette colpi di pistola esplosi da Luigi Preiti. Un fatto che spaventa, alimenta la discussione, spinge i cittadini a un confronto che tiene insieme sicurezza, crisi economica, disperazione personale. E se il sentimento diffuso è il tentativo di non alimentare ulteriore violenza, di neutralizzare la paura attraverso il ragionamento, il confronto, non manca chi soffia sul fuoco.

"Chi semina odio, raccoglie tempesta". Quella di Ignazio La Russa è un'accusa. L'esponente di Fratelli d'Italia lo scrive su Facebook: "La predicazione dell'odio e dell'abbattimento dell'avversario che si manifesta anche col sistematico disturbo organizzato delle manifestazioni altrui a cui il centrodestra non si è mai accodato, può portare le persone psicologicamente predisposte all'uso criminale della violenza". Non è difficile leggere un riferimento alle ultime contestazioni subite da Silvio Berlusconi durante l'ultimo comizio a Udine, per le recenti regionali in Friuli Venezia Giulia. La Russa aggiunge: "Scontate le condanne anche sincere di ogni parte politica ma non basta per sentirsi tutti assolti".
Le critiche alle parole dell'ex ministro della Difesa sono tante.

E il clima è teso anche sulle pagine di Beppe Grillo e del MoVimento Cinque Stelle. Il capo politico del M5S non esita un secondo, affidando a un video la sua solidarietà alle Forze dell'ordine e la condanna a ogni atto violento. Ma il putiferio si scatena comunque. I toni sono alti.
Non mancano accuse dirette a Grillo, indicato come il detonatore che ha innescato un clima sociale difficilmente gestibile. Naturalmente, non mancano difese d'ufficio: "Chi crede che Grillo sia responsabile sta forse cercando di togliersi le sue di responsabilità? Siamo un po' tutti responsabili. L'attentatore aveva perso il lavoro ed era in stato di depressione". Poi accuse, banalmente rivolte allo Stato: "Da 20 anni distrugge il nostro futuro. Forse è il caso di cominciare a cambiare direzione".

Poi tanti militari. E carabinieri, poliziotti. Che sui forum dedicati agli appartenenti alle Forze dell'ordine postano invettive e sfoghi personali: "Buongiorno, sono un carabiniere e, tutti i giorni rischio la vita per il mio Paese. Quanti miei fratelli devono ancora morire lasciando vedove e orfani abbandonati da questo stato che non perde occasione per umiliarci come se fossimo cittadini di serie b con soli doveri e nessun diritto?".
Parole dure, complementari alle migliaia di attestati di solidarietà e vicinanza.

Anche da sinistra, condanne nette. Tra i post più commentati quello di Arturo Scotto, deputato di Sinistra Ecologia e Libertà.
Scotto scrive: "La scena terribile di questa mattina è un attacco alle istituzioni democratiche. Nel giorno in cui il nuovo governo giura, un folle sanguinario spara contro due carabinieri. Massima solidarietà, ai feriti e alle forze dell'ordine. La violenza non può passare". C'è chi commenta: "La sottrazione coatta della dignità è incostituzionale. I politici sono tutti complici. L'attentato contro la Costituzione è opera loro".

Clima infuocato anche sulla pagina del Partito Democratico. La sparatoria viene collegata alla formazione del nuovo governo: "Perché, il nuovo governo Berlusconi\Letta non è un atto gravissimo? Mi dispiace ora che questo atto verrà strumentalizzato a favore dei politici, che non meritano nulla.
Ci avete distrutto il futuro: quei poveri carabinieri non c'entrano nulla. Mi dispiace che la gente sia talmente disperata che non ha scelta se non quella di impazzire suicidandosi o venendo in piazza a sparare. E anche se voi vi credete assolti siete per sempre coinvolti".

Infine Twitter. Dove basta cercare l'hashtag #sparatoria. In molti casi si sfiora l'apologia di reato. Esito di un clima esasperato, di mancanza di esercizio pubblico della ragione. E, per fortuna, non manca chi chiede "pensieri lunghi", quel tentativo di andare oltre la cronaca per riflettere su cause ed effetti di un gesto che ha scosso le coscienze. Tra assurdi richiami agli Anni di piombo e la necessaria vicinanza a due servitori dello Stato.


(28 aprile 2013) © Riproduzione riservata

da - http://www.repubblica.it/politica/2013/04/28/news/in_rete_la_condanna_degli_spari_ma_la_violenza_verbale_non_si_ferma-57630416/?ref=HRER2-1
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« Risposta #17 inserito:: Luglio 11, 2013, 11:58:20 pm »


Berlusconi, la giornata più nera del Pd

In rete: "Ma quando lo molliamo?"

Dopo il voto di ieri, cresce il dibattito tra gli elettori e i dirigenti del Partito Democratico.

I segnali dell'Unità, i tweet dei dirigenti e una base in fermento

di CARMINE SAVIANO
 

Da un lato gli aut aut del Pdl. Dall'altro il fuoco incrociato del MoVimento Cinque Stelle, di Sinistra e Libertà e di una parte consistente del proprio elettorato. La sentenza della Cassazione prevista per la fine di luglio e l'eventuale interdizione di Silvio Berlusconi dai pubblici uffici, rischiano mettere in difficoltà non solo per il governo Letta, ma la tenuta stessa del Partito Democratico. Che dopo il voto di ieri per interrompere i lavori in aula  -  e consentire una riunione dei vertici del Pdl - è messo sotto pressione da militanti e dirigenti: "Ma cosa aspettiamo a mollare Berlusconi e il Pdl?". E sui forum dei democratici e sugli house organ del partito cresce la protesta.

Una scelta che rischia di creare una crepa tra i democratici. Claudio Sardo, direttore dell'Unità, lo scrive nel suo editoriale di oggi: "Un simile prezzo non si può pagare". Perché "la ritorsione di Berlusconi sul Parlamento è assolutamente intollerabile". E "va respinta senza esitazione, qualunque sia la conseguenza politica": Perché se è vero che la tenuta del governo Letta è essenziale al Paese, "un ricatto sulle Istituzioni può alterare la democrazia e l'equilibrio dei poteri", provocando una "destabilizzazione ancora più grave".

"Ogni limite è stato superato, così non si va avanti". E' lo stesso segretario del partito, Guglielmo Epifani, a sintetizzare i malumori. L'analisi dell'ex sindacalista  -  ospitata in un'intervista sull'Unità -  mette al centro la ragione politica principale dell'esistenza del governo Letta: il senso di responsabilità verso il Paese. Epifani dice: "O il Pdl dimostra di essere interessato ai problemi dell'Italia, oppure con la stessa forza con cui abbiamo fatto nascere questo governo diciamo che così non si può andare avanti". Poi le critiche alla sciatteria verbale di Grillo e un messaggio rivolto a chi, all'interno del Pd, ha criticato il voto a favore della sospensione dei lavori: "Non c'è stata alcuna accondiscendenza".

E le voci dei militanti sui social network si fanno sempre più critiche. Su twitter sono tanti i messaggi indirizzati al governo Letta. La coscienza della necessità delle larghe intese è presente. Ma non a tutti i costi. "Berlusconi vuole lasciare il governo? Non è una minaccia, è un'occasione...". Ancora: "Mi auguro che questo governo non si trasformi in un esecutivo barzel-Letta. Ma le alternative sono pure peggiori". Poi gli inviti a considerare non solo gli equilibri istituzionali, ma anche il sentimento di migliaia di cittadini: "Dovete starci a sentire, questa situazione è veramente intollerabile".

Ancora su Twitter, Approdo Sicuro scrive: "Oltre all'inchino a Berlusconi, la Camera ha fatto un'incostituzionale pressione sulla Cassazione e il Pd, forse, ha raggiunto il punto più basso". Caterina Soffici: "Il Pd è quella cosa che se può farsi del male, lo farà". Poi le parole dell'ex presidente del Senato, Renato Schifani, che vengono criticate anche con ironia. Angelo Carlino scrive: "Se Berlusconi sarà interdetto, il Pdl uscirà dal governo Letta. Sarà dura, durissima, ma ce ne faremo una ragione". E Luigi Chiariello chiosa: "Schifani dice che se condannano Berlusconi non restano nel governo. Quando si dice scindere il personale dal politico...".

E le discussioni tra gli elettori crescono con il passare delle ore. Il sito ufficiale del partito e i blog dei dirigenti ospitano numerose critiche. "Io non ci sto capendo più niente. Proprio no. Una pausa di poche ore per un gruppo ci può stare. Il problema è la motivazione assolutamente antidemocratica ovvero per protesta verso la Cassazione". E uno degli epicentri della protesta è il blog di Pippo Civati. C'è chi scrive: "Nel medioevo terrorizzavano i cittadini con la fine del mondo. Ora lo fanno con le crisi finanziarie". Non manca chi ipotizza scenari per salvare Berlusconi: "Non è che ci troviamo Silvio senatore a vita prima del 30 luglio?".

Poi chi sposta l'attenzione sul prossimo Congresso del Pd, chiedendo una discussione che impedisca comportamenti troppo poco definiti: "Il nodo è il Congresso, questa Dirigenza, scaduta: dimissionaria, non rappresenta più nessuno". Le richieste di chiarezza e gli inviti a non sottovalutare la volontà degli elettori: "Se non vi rendete conto di ciò che avete fatto mi preoccupa di più che se aveste detto: si abbiamo ceduto al ricatto di Berlusconi". Post e commenti che aumentano a dismisura. "Il Paese è bloccato dalla crisi e voi bloccate il Parlamento assecondando il Popolo della Libertà?".

Poi le critiche, infinite, al comportamento del Pdl. Ingiustificabile una decisione presa nel nome della salvaguardia personale di Berlusconi che rischia di fermare il pur difficile cammino per portare l'Italia al di là della crisi politica ed economica. "Il Pdl sta superando ogni limite". Poi chi invita a superare, una volta per tutte, l'anomalia berlusconiana: "Un centrodestra esiste in tutto il mondo. E comunque andrà a finire continuerà a esistere anche qui". Infine: "Cari vertici del Pdl, in realtà state solo bluffando: temete troppo il ritorno dell'asse Pd-Sel-M5S".   

Crescono anche le voci dissidenti, rispetto alla linea di condotta scelta, all'interno del partito. Dai renziani a chi è vicino alle posizioni di Pippo Civati. Sintetizza tutto Paolo Gentiloni: "Io sostengo lealmente il Governo ma non avallo col mio voto l'Aventino parlamentare del Pdl contro la Cassazione". Ancora: "Non si usa il Parlamento contro la Magistratura, le istituzioni vanno rispettate". Una lettura della vicenda che trova numerosi consensi tra gli elettori. Ma la tensione è alta. Tra chi annuncia di voler "strappare la tessera se il Pd continua a sostenere le provocazioni del Pdl e di Berlusconi" e chi chiede di "staccare la spina al governo se le larghe intese sono solo il modo per garantire il Cavaliere".

E la sinistra del partito non sta a guardare. Richiamando tutti a una lettura obbiettiva dei fatti. Lo scrive Matteo Orfini sul suo blog: "Cosa è successo davvero? Abbiamo rinunciato a quattro ore di attività del Parlamento con l'impegno di recuperarle lunedì, iniziando prima del previsto i lavori. Tutto qui". E sulla debolezza nei confronti del ricatto del Pdl: "Non è così. Si è semplicemente preso atto dell'esigenza di quel partito di discutere, come avvenuto nella storia passata e recente in tantissime occasioni". Sulla vicenda, in un'intervista a il Manifesto, interviene anche Fabrizio Barca: "Il Pd non doveva accettare di sospendere i lavori, ma lo ha fatto. E senza consultare i deputati. Epifani è critico. E allora mi domando: chi è il Pd? Che cos'è il Pd". E l'ex ministro per la Coesione Territoriale torna a parlare di "doroteismo" dei vertici del Pd: "C'è un'apparente condivisione dei temi ma una chiara non voglia di confrontarsi".

da - http://www.repubblica.it/politica/2013/07/11/news/il_pd_e_la_bagarre_in_parlamento_in_rete_ma_che_aspettiamo_a_mollare_berlusconi_-62793640/?ref=HREA-1
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« Risposta #18 inserito:: Maggio 26, 2014, 06:15:35 pm »

La sorpresa Tsipras, la nuova Lega che regge.
In pochi resistono al ciclone Renzi

Fra i piccoli in evidenza l'Altra Europa che sembra prendere il quorum, Il Carroccio al 6%. Deludono Alfano e l'Ncd che non sfondano e raccolgono circa il 4,3 per cento. Buon risultato di Fratelli d'Italia che però non eleggono eurodeputati. Scompaiono Lista civica di Monti, Verdi e Idv

di CARMINE SAVIANO
   
ROMA - Vanno tutti sullo sfondo. Non ce n'è per nessuno. Nel sistema bi-personalizzato all'italiana, dopo il Pd di Matteo Renzi e il MoVimento di Grillo, c'è solo l'ombra di Berlusconi e ciò che resta di Forza Italia. Poi un deserto fatto di oltre dieci punti percentuale. Il centro di Scelta Civica si diluisce, scompare. L'Italia dei Valori e i Verdi si rivelano - o si confermano, per i maligni - ormai irrilevanti: pura testimonianza. La destra di Fratelli d'Italia, targata Meloni e La Russa, compie un notevole salto in avanti rispetto alle politiche del 2013 ma non raggiunge il quorum. Poi una delle novità: la ricomparsa di una formazione di sinistra che, sotto l'effetto Tsipras, riesce a ottenere un buon risultato (intorno al 4%) pur essendo nata solo pochi mesi fa. Ancora, il dato più interessante per la tenuta a breve termine del governo: il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano supera la soglia del 4%. Mentre la Lega conferma, con il 6%, il suo radicamento al nord.

Effetto Atene. In politica cinque mesi possono non essere nulla. Ma possono anche rappresentare lo spazio temporale di un piccolo miracolo. La sinistra italiana si ritrova. E intorno alla candidatura di Alexis Tsipras sembra rinascere la possibilità di creare un contenitore per tutte le anime del centrosinistra che non condividono metodi e tattica del Partito Democratico. Dai movimenti agli intellettuali. E ci sarà da osservare soprattutto le prossime mosse di Sinistra e Libertà. Il partito di Vendola confluirà in una nuova area a sinistra o manterrà la propria ragione sociale, magari in vista di un accordo ancora più stretto con il Pd? Quello che sembra assodato è la presenza di una nuova consapevolezza: superare quella tendenza alla frammentazione che ha rappresentato il vizio di tutti i recenti esperimenti di fondare, a partire da questo 4%, una "Linke" italiana.

L'azzardo di Angelino. Che lo strappo da Berlusconi sarebbe potuto rivelarsi un boomerang, lo si sospettava. E la prima uscita elettorale del Nuovo centro destra di Angelino Alfano, non riesce ancora a scacciare il fantasma dell'azzardo. Perché se lo scopo era superare ampiamente la soglia del 4%, mettere in sicurezza attraverso il consenso il proprio futuro politico, c'è ancora molto da lavorare. La formazione di Alfano paga di sicuro la profonda crisi che si è aperta -  confermata dai dati di queste elezioni -  nella destra italiana. E la questione politica è rilevante: perché il paradigma stesso delle larghe intese, su cui si basa il governo Renzi, prevede l'esistenza di un moderno e non-populista centro-destra nazionale. Traguardo, numeri alla mano, ancora lontano.

New Carroccio. Intorno al duro e puro di turno, Matteo Salvini, la Lega ritrova il proprio spazio politico. Ci si affaccia sulle origini: e se il separatismo applicato al BelPaese era stata la cifra del successo dell'era Bossi, quello declinato sul versante europeo  -  e che raccoglie quasi il 6% dei consensi - può rappresentare l'inizio di una nuova fase della politica leghista. Nel nome del No Euro. Del resto, il salvagente istituzionale, almeno per i prossimi due anni, c'è ancora, con Roberto Maroni saldamente al comando della Regione Lombardia. E a Strasburgo, Salvini entrerà alla corte della nuova regina di Francia, Marine Le Pen.

I Fratelli d'Italia e la sorella francese. Rispetto alle politiche dello scorso anno, i voti  -  in percentuale  -  quasi raddoppiano: si arriva a superare il 3%. La crisi di Forza Italia, l'Ncd di Alfano ancora ingolfato: fattori che consentono alla formazione di Giorgia Meloni di conquistare uno spazio ormai importante nel centrodestra italiano. Una scommessa riuscita. E i prossimi passi saranno tutti improntati a creare in Italia le condizioni per importare il successo della Le Pen. Subito "rivendicata" dai Fratelli d'Italia.
 
I non pervenuti. Tutti intorno all'uno per cento. Il nuovo centro di Scelta Civica, in versione europea, registra un vero e proprio crollo. Semplicemente non pervenuto. Dell'esperienza del governo Monti, non resta più nulla. Irrilevanti anche l'Italia dei Valori, che sembra ancora pagare l'incertezza ideologica del dopo Di Pietro e soprattutto una diaspora che continua a investire il "nucleo storico" dei dipietristi. Infine i Verdi, ridotti ormai a pura testimonianza. Ricostruire dall'1% sarà veramente complicato.
© Riproduzione riservata 26 maggio 2014

Da - http://www.repubblica.it/speciali/politica/elezioni-europee2014/2014/05/26/news/elezioni_europee_partiti-87220700/
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« Risposta #19 inserito:: Giugno 04, 2014, 07:18:59 pm »

Attenti al grano saraceno, rovina il made in Italy: gaffe M5S

I parlamentari. "Volevamo dire straniero"

di CARMINE SAVIANO

ROMA - Quattordici firme. Di altrettanti parlamentari del MoVimento Cinque Stelle. Per una proposta di legge che rischia di passare alla storia come un "epic fail" della politica. Oggetto: la difesa dei prodotti agro-alimentari italiani dalla contraffazione. Perché  -  e questo si legge nel disegno di legge n° 1407 presentato lo scorso luglio alla Camera dei Deputati  -  "un terzo della pasta venduta in Italia è prodotto con grano saraceno". E qui se non ci fosse da ridere ci sarebbe da piangere. Perché  -  evidentemente  -  per i 14 deputati grillini il grano in questione è quello prodotto dai saraceni, il popolo nomade fondatore dell'Islam. Dal Movimento, una rettifica. Trattasi di refuso: "Volevamo dire grano straniero. E abbiamo chiesto più volte di cambiare il testo presentato alla Camera".

Ma come è facile immaginare, nelle ultime ore, in rete, non si twitta d'altro: l'invasione del grano saraceno. Sotto accusa la parte finale del secondo capoverso del disegno di legge in questione. Il tono è solenne. E l'obiettivo è difendere i consumatori "che si illudono di consumare prodotti made in Italy ignorando l'effettivo contenuto e la reale provenienza di tali prodotti. Un esempio per tutti: la pasta venduta in Italia e? prodotta per un terzo con grano saraceno". Andrea Castelluccia, su Twitter, sintetizza la questione: "Bene, allora mettiamo i dazi contro la Saracenia".
 
Andrea Pesenti propone di ampliare la strategia grillina per la difesa del Made in Italy: "Ora mi aspetto dal MoVimento una moratoria sui bagni pubblici. Una roba tipo: Basta con le turche!". Seguito da Stefano Mucillo: "E perché non boicottiamo il fico d'India per sostenere i nostri Marò?". Hubert Halles è allarmato: "E adesso cosa ne sarà della zuppa inglese? E dell'Insalata catalana?". Anna Lanzotti chiede: "Non è che qualcuno di voi si è svegliato con un saraceno nella dispensa?". E Francesca Carissi affronta il nodo politico della questione: "In questo caso, restituire mezzo stipendio è troppo poco...".

E tra i primi a rilanciare il fail grillino, il blog "Duro di Sicilia". Il cui autore commenta: "Maledetti saraceni hanno infestato le coste siciliane con razzie e saccheggi per secoli ed oggi continuano esportando il loro perfido grano". Che aggiunge: "E poi, non sta scritto da nessuna parte che la pasta italiana sia fatta da un terzo di grano saraceno...". E in rete non manca chi cerca di difendere i parlamentari grillini, dando per buona la loro versione ufficiale. Con "straniero" sostituito da "saraceno" nel testo presentato alla Camera. Ma ormai non si torna indietro. Ed è sicuro che nei prossimi giorni, si parlerà un bel po' della favolosa Saracenia.

© Riproduzione riservata 03 giugno 2014

Da - http://www.repubblica.it/politica/2014/06/03/news/grano_saraceno-87940445/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-13_03-06-2014
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« Risposta #20 inserito:: Giugno 16, 2014, 07:20:24 pm »

Grillo 'apre', tra i militanti Pd prevale il sospetto: "Ma siamo obbligati ad andare a vedere le carte"
La sorpresa e le prime reazioni del popolo dem all'offerta di confronto del leader M5S.
Tutti d'accordo sul fatto che il dialogo ci deve essere, ma i più sono diffidenti e solo pochi pensano che sia l'occasione giusta per staccarsi dal patto sulle riforme con Berlusconi

Di CARMINE SAVIANO
   
ROMA - Smaltita la sorpresa, davanti all'apertura di Grillo per un confronto sulla legge elettorale, nella base del Pd prevalgono l'orgoglio e il sospetto. Certo, un anno passato a chiedere invano "responsabilità" al MoVimento Cinque Stelle non può essere cancellato d'un tratto. Ma nessuno tra i militanti del Partito democratico, a giudicare dai commenti sui social network, ha dubbi sul dovere quasi morale di "andare a vedere le carte".

Così, le prime reazioni, diverse da quelle della base M5S, sono da un lato improntate all'orgoglio - come dire: il nostro successo ha scongelato Grillo -  e dall'altro recepiscono con favore e curiosità, ma anche con timore e sospetto, la mossa del M5S. E se Roberto Giachetti twitta che "la proposta di incontro è una novità di grande interesse che spero sia subito raccolta", Manuela Cirone invita ad "andarci con i piedi di piombo". Paolo Trande commenta: "L'apertura sulla legge elettorale è una obiettiva opportunità per il Pd. Via Berlusconi e dialogo con tutti gli altri, con Pd unito". E qui si tocca un nodo importante: pochi pensano che al tavolo delle riforme possano sedere insieme Grillo e Berlusconi. Il Pd invece sarà messo di fronte a una scelta tra l'ex Cavaliere e il leader del MoVimento.

E qui, però, tra i militanti prevalgono la diffidenza e gli inviti a valutare bene un eventuale "abbraccio" con Grillo. Come quello di Angiolara: "Consiglio a Renzi molta prudenza con Grillo e Salvini fin quando non si capisce cosa c'è sotto". Paola Ferranti aggiunge: "Grillo e Casaleggio parlano con Renzi? Tra buon senso e strategia: a caccia dei voti persi e la speranza di affondare qualche colpo". Antonella va giù dura: "Un dialogo con gli alleati di Farage? Non facciamoci fregare da Grillo".

Altri militanti guardano già a quelli che potrebbero essere gli ostacoli a un eventuale accordo. Scrive Corrado Gregori: "Immaginarsi se il Pd a vocazione maggioritaria accetta il proporzionale con soglia di sbarramento e preferenza". E Orazio Tuccio: "Finalmente parole di buon senso da parte di Grillo. Ma un accordo sul proporzionale sembra quasi impossibile". Marilia Amari mette in discussione l'apertura stessa del MoVimento: "Grillo non ha il 51% e chiede in prestito al Pd i voti necessari per fare le riforme del M5S: bella apertura...".

Molti, poi, vedono nella svolta grillina un tentativo per uscire dalle difficoltà interne seguite al voto europeo e a quello del popolo M5S sull'alleanza con Farage. Davide Catalano scrive: "Grillo aspetta solo un rifiuto per passare da vittima". Poi Nicola Fiore rivolge l'ennesimo invito alla prudenza: "Le richieste di Grillo e Casaleggio mi sanno tanto di trovata pubblicitaria". E Gianna Rosa Alberti legge tutto come l'ultima difesa dell'ex comico genovese: "Grillo è all'angolo e cerca di uscirne in qualche modo". Infine, c'è chi si affida totalmente alle capacità di Renzi: "Renzi ha dato prova di sapere come muoversi - scrive Caio Ancona - . Saprà come fare. Sono fiducioso".

© Riproduzione riservata 15 giugno 2014

Da - http://www.repubblica.it/politica/2014/06/15/news/grillo_apre_a_renzi_le_reazioni_nella_base_pd-89030494/?ref=HREA-1
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« Risposta #21 inserito:: Ottobre 13, 2014, 03:08:54 pm »

Il popolo M5S ai gazebo. Poi Grillo accende il palco: "Jobs act licenzia". E chiude con un blues
Il leader incontra i militanti e apre la festa: "Oggi ci riprendiamo le piazze".
Duro attacco a Renzi

Di CARMINE SAVIANO
10 ottobre 2014

ROMA - Beppe Grillo arriva dal Lungotevere e imbocca l'ingresso del retropalco al Circo Massimo. Non c'è nessuna fuga, nessun rifiuto, nessuna pernacchia ai giornalisti che aspettano. Beppe Grillo raggiunge la transenna e si intrattiene. Ascolta le domande, risponde, sorride a chi gli indirizza urlanti "Ti Amo, Beppe, sei tutti noi". Alcuni militanti si fanno largo  -  operazione abbastanza semplice, la folla oceanica risulta non pervenuta - espongono i loro problemi, le questioni che affrontano ogni giorno sui territori. Lui  annota, segna numeri di telefono. La promessa è quella di tenere gli occhi aperti.

E il primo giorno di Italia a Cinque Stelle, la kermesse del MoVimento che, dopo infinite polemiche, inizia nel cuore di Roma, è tutta per lui. "Abbiamo più iscritti del Pd", l'esordio del suo intervento. "Loro hanno un leader senza base e noi siamo una base senza leader". Tutta qui, la linea di demarcazione tra Cinque Stelle e Democratici. Una differenza che consente a Grillo di orientare tutto il suo discorso rivendicando la "purezza" dei Cinque Stelle rispetto all'opacità del Pd e del governo di Matteo Renzi. "Oggi il MoVimento si riprende le piazze, le strade, i marciapiedi". E l'obiettivo è quello di "andare al governo, di vincere le elezioni".

Una strategia in cui Grillo ha un alleato d'eccellenza. E inconsapevole di esserlo: il premier "Renzi? Ho sbagliato a trattarlo così. Lo dovevo incitare: vai Matteo, vai! Distruggi il Paese, facci toccare il fondo. Perché abbiamo bisogno di uno shock per poter costruire il futuro". La polemica lascia il passato prossimo dello scontro per le europee e arriva all'attualità, toccando soprattutto il Jobs Act: "I nosgtri padri lottarono per l'articolo 18. Le nuove norme servono solo per licenziare. Ma come si fa a riproporre lo stesso modello che sta mandando giù anche la Germania, come si fa?". E poi via, in un crescendo di accuse ai "banchieri che vogliono mandare a casa i governi" e alla rivendicazione del M5S come "ultimo baluardo della democrazia".   

Alle sue spalle, la selva bianca dei gazebo che compongono il cuore di Italia a Cinque Stelle, la kermesse del MoVimento che, dopo infinite polemiche, inizia nel cuore di Roma. Un metaforico stivale: a ogni gazebo è assegnato il nome di una regione, di un comune, di quelle amministrazioni dove la presenza istituzionale del M5S è oramai consolidata. Caso vuole che lo stand del comune di Livorno sia affiancato a quello di Parma. Passato e presente: l'esproprio grillino della roccaforte della sinistra toscana e la spina nel fianco, l'amministrazione guidata da Pizzarotti, oramai in rotta di collisione con i vertici del MoVimento. Pardon, con i non-vertici.


"Abbiamo sindaci buoni e altri meno buoni" è la stoccata dal palco.  Anche se ci tengono, da Parma, a sottolineare tutte le battaglie che stanno vincendo. E i fondi che stanno stanziando: dodici milioni di euro per la polizia locale, due per il turismo e lo sviluppo economico, quattro per lo sport e dieci per la cultura. Sessantaquattro per la mobilità, i rifiuti e l'illuminazione. E Pizzarotti? Ha ragione? "Uno vale uno", risponde il primo militante. "Uno vale uno" risponde anche il secondo. Dal terzo, una parziale articolazione del ragionamento: "Ma quali liti, per piacere. Ve le inventate voi". Noi? "Sì, bisogna concentrarsi su ciò che Grillo e il Pizza hanno in comune: tutti e due vogliono soltanto il bene del MoVimento". Sarà, ma da mesi il rapporto tra il non-capo e il non-sindaco è passato dalla dialettica spinta alle legnate metaforiche.

Ancora dal palco, Grillo rilancia l'azione del MoVImento. "Ognuno di voi deve diventare me: andare nei bar, nelle case, nelle associazioni. Parlare con le persone, spiegare le nostre battaglie e le nostre conquiste". Anche se "ormai di noi non parlano più, ormai ci dimenticano, ormai non vogliono neanche più starci a sentire". Poi la citazione per i militanti di Ragusa: "Il nostro sindaco lì ha abolito la Tasi. E loro? Quelli del Pd, cosa fanno?". Il tentativo è chiaro: ritrovare il feeling con i militanti.

© Riproduzione riservata 10 ottobre 2014

Da - http://www.repubblica.it/politica/2014/10/10/news/il_popolo_m5s_ai_gazebo_stiamo_vincendo_le_nostre_battaglie-97825214/?ref=HREC1-1
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« Risposta #22 inserito:: Novembre 09, 2014, 11:40:58 am »

Centosettanta lavoratori dell'azienda di Terni vogliono chiedere all'Unione Europea di far rispettare gli impegni presi dalla Thyssen

Di CARMINE SAVIANO
04 novembre 2014

Il primo messaggio ci arriva poco dopo le diciannove. Lo inviano dall’autostrada, la stanno percorrendo in direzione Milano. Ci sono anche delle foto allegate: sorrisi dietro ai quali non è difficile intuire determinazione, rabbia e ovviamente anche un po’ di stanchezza. Perché da una settimana sono sotto tutti i riflettori, cercando solo di raccontare le difficoltà attraverso cui si sta sviluppando la loro vita, respingendo ogni accusa di violenza. Sono i 170 operai della Ast di Terni che si sono messi in viaggio verso Bruxelles, verso quello che definiscono “il centro del Potere”. Di sicuro, il luogo politico che può sbloccare la situazione in cui versano.  Ma leggiamo.

“Sono due ore che siamo partiti, direzione Bruxelles. Siamo 170 Lavoratori con la voglia di rivendicare un piano industriale vero che dia un futuro al nostro Stabilimento”. Sì, lo scrivono con “S” maiuscola, come se fosse la loro casa, un bene da difendere, la speranza per il futuro. Poi i motivi del viaggio. Ore di pullman per “chiedere un impegno concreto alla Commissione Europea affinché verifichi se sono stati rispettati gli impegni da parte della Thyssen nel passaggio da Outokumpu a Thyssenkrupp”. Centrano subito il punto della questione, e non potrebbe essere altrimenti: si tratta di “giochi della finanza” che incidono sulle loro vite, le tagliano.

E a Bruxelles vanno per “dimostrare la nostra rabbia e dignità di fronte al Parlamento Europeo dopo il vile attacco nei nostri confronti da parte dell'azienda: non ci paga lo stipendio e ci ricatta, proponendo il pagamento immediato se si interrompono gli scioperi, i blocchi e si rientra in fabbrica”. Denunce pesanti, il fondo del loro viaggio che però, “nonostante tutto, ha un bel clima”. Perché “siamo tutti compagni di lotta che vivono un periodo difficile. Ma lo viviamo come fratelli”. Difficile definire meglio la solidarietà.

Passa più o meno un’ora. Il secondo messaggio lo inviano da Milano. E adesso il racconto coinvolge anche quei “compagni di lotta” che sono restati a casa. “Arrivano i messaggi dai nostri compagni ai presidi davanti la fabbrica: ci incitano a lottare anche per loro”. Poi la descrizione dell’atmosfera del viaggio: “Chi sta qui nel pullman non vede l'ora che arrivi domani mattina. Poter gridare e rivendicare i nostri diritti al centro del "Potere Europeo" tutti noi lo volevamo da troppo tempo. Marco, Daniele, Corrado, Danilo, Emiliano, Manuele e tanti altri, tutti con lo stesso interrogativo: vale proprio la pena stare notte e giorno ai picchetti davanti la fabbrica, prendere le manganellate, fare duemila chilometri e vedere la famiglia un'ora al giorno? Tutti con la stessa risposta: Si…e non rientreremo con il cappello in mano".

E via mail li informiamo della mozione di sfiducia al ministro Alfano, chiediamo se hanno visto il video di Zoro, cosa pensano degli altri video che stanno girando e che vengono letti come prove per “scagionare” la violenza della polizia. La risposta arriva quasi all’istante: “Essere malmenati dalle forze dell'ordine e passare dalla parta dei cattivi, per alcuni video fatti ad arte, con immagini prese da prospettive strane, non è accettabile per noi persone perbene”.

Ancora: “Dobbiamo ringraziare la trasmissione Gazebo per aver fatto giustizia con le immagini trasmesse, nell'ultima puntata, dove si vede veramente come sono andati i fatti”. E vogliono “le scuse dei vari giornali, come Libero e il Tempo” che hanno diffuso, di nuovo, “video fatti ad arte”. E non hanno dubbi. Pretendono “le dimissioni di Alfano”.

Poi via da Milano, verso Bruxelles. Per una notte di viaggio, sperando in un po’ di riposo. Con la testa all’incontro del 6 novembre, il tavolo tra ministero, azienda e sindacati. Ci saranno anche lì, di nuovo a Roma, per un presidio al ministero dello Sviluppo Economico. Sperando che il viaggio verso Bruxelles abbia prodotto qualche risultato.

Infine l'arrivo a Bruxelles e l'inizio della manifestazione. "Siamo in piazza Luxembourg davanti alla sede del Parlamento europeo. Con noi ci sono anche il presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini e del Consiglio regionale Eros Brega. Al nostro presidio, che durerà tutto il giorno, sono arrivati alcuni rappresentanti della Commissione e del Parlamento, tra cui il capogruppo dei Socialisti&Democratici Gianni Pittella, e della Commissione che stanno parlando con alcuni di noi".

© Riproduzione riservata 04 novembre 201

Da - http://www.repubblica.it/cronaca/2014/11/04/news/ast_il_diario_degli_operai_in_viaggio_verso_bruxelles_chiediamo_solo_diritti-99697912/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-13_04-11-2014
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« Risposta #23 inserito:: Febbraio 04, 2015, 08:10:51 am »

Mattarella, davanti alla tv con i figli.
Poi in Panda e, a sorpresa, va alle Fosse Ardeatine
"L'Europa e il mondo siano uniti per battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore", ha detto il neopresidente nel suo omaggio alle vittime della barbarie nazista.
Il racconto di una giornata iniziata presto per il neopresidente

di CARMINE SAVIANO
31 gennaio 2015

ROMA - Dovrà abituarsi agli applausi, ai sorrisi, alle strette di mano. Come quelli dei cittadini che lo hanno atteso all'esterno del palazzo della Consulta e che lo hanno salutato festanti. La grande emozione che centinaia di persone gli hanno manifestato resterà probabilmente uno dei ricordi di questo 31 gennaio. Sin da subito, non appena lo hanno intravisto in mattinata quando il nuovo presidente della Repubblica ha lasciato la foresteria della Corte Costituzionale per andare a salutare la figlia. E poi ancora nel tardo pomeriggio, quando a sorpresa il neo Presidente lascia di nuovo la sua abitazione alla Consulta per un primo atto non annunciato e che suona come un esplicito messaggio: l'omaggio alle vittime della barbarie nazista alle Fosse Ardeatine prima ancora del suo giuramento, in programma martedì. "L'alleanza tra Nazioni e popolo - ha detto - seppe battere l'odio nazista, razzista, antisemita e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso. La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore". Mentre si allontana dalla foresteria viene intercettato dall'inviato di Ballarò. "E' felice", è la domanda. "Non si tratta di questo", risponde il neopresidente.

La sua giornata era iniziata al mattino nella sua casa. Le ore dell'attesa. Anche nella piazza sul Colle. "Non lo conoscevo prima, non ne avevo mai visto il viso. Lo ricordavo solo come l'ideatore del mattarellum", è un commento colto in piazza del Quirinale, all'esterno della foresteria della Consulta dove il presidente vive da due anni. Proprio di fronte al palazzo che da martedì lo ospiterà. Tra telefonate, e inviti a "mantenere la calma" a chi si professava  -  a ragione con il senno di poi  -  troppo ottimista sulle possibilità dell'ex ministro. E poco dopo l'inizio delle votazioni Mattarella esce in auto, un Fiat Panda, diretto verso Via Nazionale.

"Guarda, ha preso una panda!". La scelta dell'utilitaria colpisce osservatori e cittadini. E a voler dar retta ai simboli applicati alla politica, si tratta di un segno di sobrietà che viene apprezzato. Il presidente si dirige verso via Flaminia, dove abita Laura, la figlia. E resta lì per un bel po', attendendo l'esito dello scrutinio dei voti dei Grandi Elettori. Con il pensiero che di sicuro va verso la moglie Marisa, morta nel marzo del 2012. Un evento che  -  afferma chi conosce bene il presidente  -  ha reso la sua vita molto vicino alla clausura. E a casa di Laura, Mattarella ha seguito lo scrutinio. "Eravamo tutti insieme, tutta la famiglia con i cugini di Roma, mia zia e i cugini di Palermo ai quali mio padre e noi siamo particolarmente attaccati perché siamo cresciuti insieme", racconta Bernardo, il figlio. "Siamo felici e ci siamo commossi quando il quorum è stato raggiunto". Commozione che dura poco: "Papà è già indaffarato, già al lavoro consapevole della responsabilità dell'incarico".

Poi di nuovo in macchina. Evitando le domande di cronisti e curiosi. Mattarella si dirige verso i suoi uffici alla Corte Costituzionale. Il protocollo dell'elezione, infatti, prevede che i presidenti di Camera e Senato si rechino dal neo eletto per comunicargli di persona l'esito della votazione e per consegnargli i verbali della seduta. E quando Laura Boldrini e Valeria Fedele entrano nella sala dove Sergio Mattarella le aspetta, l'emozione è palpabile. Il presidente dice solo poche parole "necessarie". Il mio "pensiero va alle speranze e alle difficoltà dei nostri concittadini".

Concittadini che nelle strade intorno alla Camera dei Deputati commentano l'elezione con toni che sembrano molto sereni. Quasi a riconoscere l'atto di responsabilità compiuto in Parlamento che in modo veloce ha indicato un ottimo successore a Giorgio Napolitano. "Sì, mi piace. Non l'ho mai sentito parlare ma in questi giorni ho letto molti articoli sulla sua vita pubblica e privata. E mi piace molto", dice una giovane turista disturbata dal piccolo figlio che le chiede che cosa è un presidente della Repubblica.

Poi l'uscita di Mattarella dalla sede della Corte Costituzionale. E qui già sembra che il legame con gli italiani si sia tessuto. C'è molta speranza. "Quando c'è il giuramento?" chiedono in tanti. E tutti aspettano martedì. Quando Sergio Mattarella davanti ai grandi elettori indicherà il carattere del proprio settennato. "Vediamo, ma la sua storia parla da sola", si commenta. Senza dimenticare l'altro presidente: "Perché Mattarella è la persona giusta. Ma a Napolitano gli volevo proprio bene".

© Riproduzione riservata 31 gennaio 2015

Da - http://www.repubblica.it/speciali/politica/elezioni-presidente-repubblica-edizione2015/2015/01/31/news/la_giornata_di_mattarella-106230331/?ref=HRER3-1
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« Risposta #24 inserito:: Febbraio 13, 2015, 02:56:15 pm »

09 febbraio 2015
   
L'inafferrabile galassia dei fascisti online
Le frasi shock che nessuno cancella
La difesa di Facebook: "Opinioni da rispettare"
"Fenomeno rilevante e non solo virtuale"
Da FN al Fronte Veneto, la mappa delle sigle

di CARMINE SAVIANO

ROMA - Sono da poco passate le 16 del 31 gennaio scorso. Sotto il cielo grigio di Roma un corteo di automobili di Stato si appresta ad entrare nel mausoleo che celebra i martiri della Fosse Ardeatine. Da una delle vetture scende Sergio Mattarella, eletto da poche ore dodicesimo presidente della Repubblica Italiana. Inizia il suo settennato così: ricordando chi è stato trucidato a sangue freddo dal nazismo e dal fascismo. Negli stessi istanti, sul web, va in scena una sfilata virtuale di insulti rivolti al nuovo Capo dello Stato, reo di iniziare il suo mandato dalla Resistenza: "E' un partigiano, ho detto tutto", "ecco un altro mafioso ebreo". E gran parte di quelle offese provengono da una pagina Facebook, quella dei Giovani Fascisti Italiani.

Sono in 134mila e si auto definiscono "Gruppo Fascista per la rinascita d'Italia". La loro linea politica è sintetizzata da una citazione di Benito Mussolini, le parole d'ordine sono le solite: duce, rigore, potenza e così via, sin dove il vocabolario pseudo-nazionalista può spingersi. Sono nati nel 2010 e da queste parti, malgrado l'omaggio al Ventennio, non c'è nessuna forma di nostalgia. Anche gli scivolosi territori storiografici del revisionismo sono superati: si guarda al futuro, in un messianismo deformato e allucinato non si aspetta altro che "un nuovo capo", un "uomo forte", colui che sappia "restituirci l'onore": "Dux Mea Lux, quando tornerai?".

E non sono i soli. La tana nera della rete è profonda. I social network ne sono solo l'ingresso, la punta visibile, quella più pervasiva. Per farsi un'idea basta cercare anche solo tra le "pagine amiche" che i Giovani Fascisti Italiani suggeriscono. Si va dai Camerati Italiani ai Fascisti del Terzo Millennio, dalla Falange Nera al Socialismo Mussoliniano. Poi il Movimento Fascismo e Libertà e il gruppo Dio, Patria, Famiglia. Ancora: Fiamma Nera, Orgoglio Fascista, Noi Fedelissimi dell'Italia e del Duce. Serbatoi di odio e rancore.

Perché Facebook consente la pubblicazione di questi contenuti che potrebbero prefigurare l'apologia di fascismo? "Siamo impegnati a mantenere il giusto equilibrio tra libertà di espressione e tutela della sicurezza e dei diritti delle persone. Non consentiamo, infatti, la pubblicazione di contenuti violenti, che incitano all'odio o comunque contrari agli standard della nostra community", commenta un portavoce di Facebook Italia. Come se fosse possibile ascrivere alla categoria "gentilezze digitali" frasi del tipo: "gli zingari devono essere integrati nel cemento" o "i comunisti sono il cancro dell'umanità".

Ma quanto è estesa questa Rete Nera? Gli ultimi censimenti - come quello contenuto in "Web Nero", ricerca di Manuela Caiani e Linda Parenti edita da Il Mulino nel 2013 - quantificano in circa cento i principali siti attivi in Italia. E qui si passa al concreto: perché si tratta di associazioni, riviste, piccole case editrici, nuclei di skinheads che declinano la loro ideologia in quei territori dove il disagio sociale è assoluto. Se ci si sposta sul terreno dei blog, dei forum, dei negozi online nei quali è possibile acquistare ogni tipo di feticcio fascista, il numero diventa vago ma sale in maniera esponenziale. Tutto liquido, naturalmente, con pagine e contenuti che appaiono e scompaiono. La Federazione delle Associazioni dei Partigiani d'Italia ne ha contati circa un migliaio. Ma era il 2002. Oggi un numero certo non c'è.

C'è di sicuro un enorme spazio virtuale in cui i simboli della storia del fascismo e del nazionalsocialismo vengono utilizzati come carte d'identità: immagini attraverso cui si da una precisa raffigurazione politica di se stessi, forme e colori intorno a cui ci si riconosce. La Croce Celtica, le teste rasate, il doppio 8 che simboleggia le due H dell'Hail Hitler. La tigre di Evola, le parole di Pound e innumerevoli rivoli del fiume sotterraneo dell'antisemitismo.

In definitiva la questione diventa se la libertà d'espressione possa essere invocata per tutelare l'incitamento all'odio e alla discriminazione. Una questione essenziale per la giurisprudenza al tempo di internet. Ci si muove su un terreno scivoloso "quando ci si trova al confine tra il libero pensiero e parole che possono diventare armi rischiose", dice Carlo Blengino, avvocato, esperto proprio della connessione tra diritto e internet. Il punto è il grado di pericolosità delle parole e delle immagini che vengono diffuse: quel confine appare spesso ampiamente superato e quei comportamenti prefigurano l'apologia di fascismo, un reato previsto dal nostro ordinamento. E se è sotto gli occhi di tutti, visto il carattere della rete, che "possiamo trovare siti di frustrati che inneggiano al fascismo", continua Blengino, e che non vanno oltre il loro status di attivisti da tastiera, è altrettanto innegabile che simili comportamenti "un domani possono tornare a essere realmente pericolosi".
Le frasi shock che nessuno cancella
Su Greta e Vanessa. Daniela S.: "Vi abbiamo pagato il riscatto luride t*** Vergognatevi, spero di non incontrarvi mai. Altrimenti non so cosa sarei in grado di farvi".

Sull'elezione di Mattarella. M. N.: "Auguri per il tuo nuovo stipendio. Mi raccomando, ingrassa come un p***. Per il resto ci siamo noi!".

Su Mussolini: Simone P.: "Dux Mea Lux".

Sulla xenofobia: Giorgio G.: "Hanno queste smocciose che chiedono elemosina e mai nessuno dice nulla loro, ma attenzione, sono zingari, dobbiamo integrarli... io li integrerei nel cemento".

Sull'Islam: "Perché il fascismo deve essere bandito perché provoca pericolo e l'Islam no?"

Sulla globalizzazione: Mario P.: "Gli americani ci porteranno ben presto alla terza e definitiva guerra mondiale".

La difesa di Facebook: "Opinioni da rispettare" di CARMINE SAVIANO
ROMA - Quali sono i criteri di valutazione? Perché non si interviene in automatico per cancellare quei contenuti che possono prefigurare l'apologia di fascismo? Quali sono i limiti della libertà d'espressione? Abbiamo chiesto a Facebook Italia di chiarire la propria posizione in merito. "Offriamo alle persone di tutto il mondo la possibilità di pubblicare contenuti personali, vedere il mondo attraverso gli occhi di altre persone, connettersi e condividere contenuti ovunque. Le conversazioni che si svolgono su Facebook e le opinioni espresse sulla piattaforma rispecchiano la diversità degli utenti", dice un portavoce dell'azienda.

In questo contesto, il lavoro principale che viene svolto è quello di "mantenere il giusto equilibrio tra libertà di espressione e tutela della sicurezza e dei diritti delle persone". Qui le prime indicazioni sulla policy: "Non consentiamo, infatti, la pubblicazione di contenuti violenti, che incitano all'odio o comunque contrari agli standard della nostra community. Se da un lato infatti incoraggiamo gli utenti a mettere in discussione idee, eventi e linee di condotta, non consentiamo la discriminazione di persone in base a razza, etnia, nazionalità, religione, sesso, orientamento sessuale, disabilità o malattia". Discriminazioni che però non mancano sulle pagine legate alla diffusione dell'ideologia di estrema destra.

Ancora: "Siamo consapevoli del fatto che a volte le persone condividono contenuti e opinioni controverse su Facebook, così come fanno nelle proprie conversazioni quotidiane. Le nostre regole sono state create proprio per aiutare a mantenere un equilibrio tra la libertà di esprimersi, anche se alcune persone potrebbero considerarlo offensivo, e la salvaguardia di un ambiente rispettoso e sicuro". E il portavoce dell'azienda conclude così: "Facciamo forte affidamento sulle persone appartenenti alla community affinché ci dicano quando vedono qualcosa che non dovrebbe essere su Facebook".


"Fenomeno rilevante e non solo virtuale" di CARMINE SAVIANO
ROMA - Un progetto di ricerca durato cinque anni. E che ha fornito quella che ancora oggi è l'indagine più accurata dell'intreccio tra rete ed estrema destra. Manuela Caiani, che lavora presso l'Institute for Advanced Studies di Vienna, insieme alla ricercatrice Linda Parenti, ha pubblicato "Web Nero" per le edizioni Il Mulino nel 2013. Dati, raffronti, il tentativo di comprendere come i militanti di destra utilizzano Internet. E per capire quanto è profonda la tana nera dell'estrema destra italiana.

Professoressa Caiani, oltre centotrentamila iscrizioni alla pagina Facebook dei Giovani Fascisti Italiani. La impressiona questo numero?
"No. I social media sono la nuova frontiera di questi gruppi. Li utilizzano molto bene e sempre di più. I tentativi di mappare gli aderenti a pagine come quella indicata sono in corso, in ambito accademico, sin dal 2011. La volontà è quella di capire chi sono questi simpatizzanti. Di sicuro non si tratta solo di attivisti da poltrona: molti di loro passano anche all'offline, si impegnano in prima persona sui territori. Il punto è capire quanti, invece, non siano potenziali attivisti. Penso che almeno la metà degli aderenti non abbia una motivazione ideologica".

Come bisogna leggere questo fenomeno? Derubricarlo a "politicamente insignificante" oppure è necessario chiedersi se la diffusione di questi contenuti è pericolosa per il tessuto democratico?
"Non sono fenomeni politicamente irrilevanti. Basta guardare all'avanzata dei partiti di estrema destra in tutta Europa. Oramai si tratta di un trend elettorale chiaro a tutti. E di sicuro questi strumenti mediatici aiutano questi contenuti a diffondersi. La domanda è quanto il comportamento online influenzi i comportamenti offline. C'è da dire che molti attivisti ritengono che questi forum siano una seconda casa: li frequentano spesso, stabiliscono contatti, ma poi finisce lì".

Quanto è profonda la rete dell'estrema destra italiana?
"Il punto è che questi siti vengono chiusi di continuo, è difficile avere una mappa costantemente aggiornata. In altri paesi alcune leggi sono state trasferite subito all'online e l'apologia di fascismo è un reato applicato immediatamente anche in rete. Penso alla Germania e alla Spagna. In Italia la legge Mancino pone dei paletti precisi. E penso che il numero sia quello: un centinaio di associazioni attive in rete".

Il gruppo che più l'ha colpita?
"Casapound: hanno una strategia di acquisizione di temi di sinistra, vanno sul sociale, anche se il loro è un welfare sciovinista. Hanno la capacità di attrarre i cittadini con un discorso non nostalgico: del duce o del fascismo sembra che non gli importi nulla. E sono anche molto bravi dal punto di vista iconografico: a volte utilizzano anche simboli di sinistra".

La rete italiana è collegata con quelle di altri paesi?
"In media un terzo delle associazioni è legato ad altre sigle internazionali".

Ci potrebbe fornire l'identikit del militante di estrema destra?
"Negli studi elettorali c'è tutto un filone che guarda all'elettore di estrema destra. L'immagine di un cittadino scarsamente educato, abitante in periferia, con un basso salario, è un'immagine fasulla. Non si va a destra solo quando c'è la percezione di insicurezza o quando si subisce la crisi. Il votante di estrema destra è sempre più trasversale: intellettuali, classe media, operai. Basta guardare al Fronte Nazionale di Marine Le Pen".

Dal punto di vista normativo quali ritiene debbano essere i passi da compiere?
"E' necessario un adeguamento delle leggi all'online. Il problema è bilanciare principi fondanti di uno stato democratico. C'è da tutelare la libertà d'espressione. Penso agli Stati Uniti in cui questo principio è gerarchicamente quasi superiore a tutti gli altri. Per questo i nostri gruppi si muovono su server americani, perché lì è più difficile chiuderli".

Da FN al Fronte Veneto, la mappa delle sigle di CARMINE SAVIANO
ROMA - Se la valenza politica di internet è oramai accertata e accettata, il maggior interesse - e la questione ancora aperta - è comprendere come avviene il passaggio dalla partecipazione online all'impegno offline. In questo contesto i movimenti di estrema destra non fanno eccezione: la rete è soprattutto un modello organizzativo. Diffusione di materiali, proselitismo, l'incarnazione di una funzione di agenda collettiva per ampliare la partecipazione alle iniziative che vengono proposte. Ovviamente ci si riferisce a quei gruppi che hanno già una struttura interna: la capacità di mobilitazione dei gestori di una singola pagina Facebook è sempre imprevedibile.

Ecco alcuni casi italiani:
Forza Nuova. Proselitismo allo stato puro. Con tanto di vademecum in otto punti: dall'abrogazione delle "leggi abortiste" al blocco dell'immigrazione. Poi la messa al bando della massoneria e il ripristino del Concordato tra Stato e Chiesa del 1929. E le campagne per l'abrogazione della Legge Scelba, la normativa che ha instituito il reato di apologia del fascismo, e quella per eliminare "l'ideologia gender" dalle scuole. Presente anche una web radio. 130mila i like alla pagina Facebook.

CasaPound. I report sulle inaugurazioni di nuove sedi, i materiali per la giornata di commemorazione delle Foibe. La lotta per il mutuo sociale e quella per uscire dall'euro. Il nucleo originario, quello romano, oramai si è diffuso su tutto il territorio nazionale. Le sedi in Italia sono oltre cento. 112mila i like su Facebook.

Fronte Nazionale. Dal "decalogo" del movimento ai manifesti per la sovranità monetaria e territoriale. Il Fronte italiano fa della diffusione in rete dell'anti-europeismo una delle proprie ragion d'essere. Commenti su tutti (o quasi) i temi d'attualità. Sergio Mattarella definito come l'ennesimo "presidente atlantico". La presenza sui social è costante. Su Facebook quasi 8mila like.

Fascismo e Libertà. Vendita di articoli di propaganda, download dei materiali, elenco e contatti delle sede regionali. Il portale del movimento ospita anche articoli su Istria e le Foibe ed estratti ispirati al negazionismo in relazione alla Shoah.

Fuan. Azione universitaria. Insieme al Blocco Studentesco - rivolo di CasaPound - rappresenta l'estrema destra nel mondo degli studenti. Diffuse nelle maggiori città universitarie forniscono in rete un costante controcanto alle posizioni delle associazioni studentesche di sinistra.

Veneto Fronte Skinheads. Qui l'uso della rete è abbastanza didascalico: le opere e le gesta degli skinheads del Veneto dalla loro apparizione, negli anni '80, a oggi. Poi la diffusione dei loro comunicati. Tra gli altri quello intitolato Una, cento, mille Tor Sapienza.

Movimento Tradizionale Romano. Il versante culturale della destra estrema: tra culto della romanità e analisi dei "classici" del '900, da Evola a Pound. La diffusione dei materiali dei loro incontri e convegni è la principale attività online.

E nel mondo? L'attività di monitoraggio compiuta dagli studiosi è costante. Ancora in "Web Nero" vengono forniti alcuni numeri che riguardano oltre 500 organizzazioni. Cifre che possono illuminare il meccanismo del passaggio dall'online all'offline. Il 23,7% delle organizzazioni offre in rete un calendario dei propri eventi. E il 10,8% suggerisce anche iniziative di movimenti che ritiene affini o amici. La pubblicizzazione delle proprie campagne politiche è compiuta nel 23,1% dei casi. Il 25,4% dei gruppi ha un archivio con i volantini e documenti relativi alle attività svolte. Il 4,7% organizza azioni di protesta in rete, come il mailbombing o il netstrike. E il 38,6% utilizza la rete per vendere merci.

© Riproduzione riservata 09 febbraio 2015

Da - http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2015/02/09/news/l_odio_nero_che_viaggia_sul_web-106686140/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-13_09-02-2015
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« Risposta #25 inserito:: Marzo 30, 2018, 04:46:17 pm »

Sondaggi, monopolio M5S-Lega: Di Maio e Salvini sono al centro della scena. Ma i dem resistono
A tre settimane dal voto i vincitori delle elezioni aumentano i consensi.
Tiene il Pd, calano Forza Italia e Leu

Di CARMINE SAVIANO
30 marzo 2018

A quasi tre settimane dal voto le linee di tendenza emerse dalle urne sembrano consolidarsi. I nuovi parlamentari, le trattative per il governo, l'elezione dei presidenti di Camera e Senato: l'avvio della legislatura rende più forti i vincitori. I nuovi sondaggi fotografano la crescita del Movimento 5 Stelle e della Lega, i kingmaker. Gli attori non protagonisti: il Partito democratico sospeso tra Aventino e governismo conserva, in sostanza, i consensi ottenuti il 4 marzo; Forza Italia è in crisi nera, l’Opa di Salvini sul centrodestra sembra essersi realizzata del tutto.
 
Berlusconi cala, Leu scompare. Un sondaggio di Tecné realizzato per la trasmissione Matrix ha chiesto agli intervistati "Quale partito voterebbe oggi?". Il 34,2% sceglie il Movimento 5 Stelle che alle politiche si era fermato al 32,7%. Il 19,2% darebbe il voto alla Lega di Salvini (17,4% alle politiche) e il 19% al Pd (18,7%). Al quarto posto Forza Italia con il 13,6% (14% il 4 marzo). Poi Fratelli d'Italia con il 4,2% (4,3%). Crolla Leu: 2,5% oggi, 3,4% tre settimane fa.
 
Quali intese? Posizioni simili ma numeri diversi secondo Index Research: che da il M5S al 34,9%, la Lega che frantuma quota 20 salendo al 23,5%, il Pd al 17,5%, Forza Italia al 10,9%, Fd'I al 3,3% e Leu al 2,1%. Nello stesso sondaggio si rilevano anche le preferenze per lo scenario post voto: il 28,5% scegli un governo M5S-Lega, il 16,9% un governo di scopo appoggiato da tutti i partiti, l'11,2% un governo M5S-Pd e il 9,1% un esecutivo larghe-intese-standard tra centrodestra e centrosinistra. Per il 12,1% è necessario tornare al voto al più presto.
 
Il governo e le prime leggi. Poi le rilevazioni che si concentrano sull'asse Lega-M5S. Per Swg - commissionato da Il Messaggero - l'alleanza tra Salvini e Di Maio è giusta per il 12% degli intervistati, auspicabile per il 26%, impossibile per il 17%, sbagliata per il 32%. Ancora Index Research ha chiesto quale dovrebbe essere il primo atto del nuovo governo: la Flat Tax è prima al 22,9%. Seguono: il reddito di cittadinanza (18,7%), l'abolizione della Fornero (14,1%), la limitazione dell'immigrazione (12,2%), l'abolizione dei vitalizi (10,9%).
 
I leader. L'Istituto Piepoli per La Stampa ha stilato l'indice di gradimento dei possibili presidenti del Consiglio. E alla domanda "Chi tra questi leader preferirebbe come premier per il bene del Paese?" il 25% risponde Di Maio, il 20% Gentiloni, il 19% Salvini, l'8% Emma Bonino. E per quanto riguarda la fiducia nei leader, la fase di incertezza premia la stabilità: Il Presidente della Repubblica Mattarella raggiunge quota 67% mentre il premier uscente Gentiloni è al 46%. Il 44% degli italiani ha fiducia in Luigi Di Maio, il 34% in Matteo Salvini, il 23% in Beppe Grillo. L'ex segretario del Pd Matteo Renzi è al 21%.     

© Riproduzione riservata 30 marzo 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/03/30/news/sondaggi-192569010/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P3-S1.8-T1
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« Risposta #26 inserito:: Aprile 05, 2018, 04:59:23 pm »

Se il Pd riparte dai fondamentali

Di CARMINE SAVIANO
05 aprile 2018

Governisti o aventiniani. La corrente Mattarella e quella della minoranza radicale ma costruttiva. Quelli che mai-con-i-5Stelle e quelli che la-responsabilità-prima-di-tutto. Trentasette minuti per mettere un punto. Per esporre al Presidente della Repubblica una linea politica la cui costruzione è stata quanto mai travagliata per il Partito democratico. Perché per il Pd non si tratta solo di consultazioni, di partecipare o meno alla formazione di un governo: si tratta di ri-definire la propria identità nel futuro prossimo.
 
Niente macchine blu. Niente utilitarie o biciclette. La delegazione dem arriva al Quirinale a piedi. Il reggente Maurizio Martina, il presidente del partito Matteo Orfini e i capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci hanno soprattutto una sfida davanti: uscire con parole chiare dal limbo post elettorale. E le quattro priorità indicate da Martina segnano il perimetro del rinnovamento e del rilancio del Pd: Welfare, rigore dei conti, immigrazione, Europa. Ovvero, nelle parole del reggente dem: taglio del costo del lavoro e reddito di inclusione; controllo della finanza pubblica; gestione del fenomeno migratorio; rafforzamento del quadro internazionale.
 
Per un Pd che a guida Martina sceglie soprattutto di provare a ritrovare solidità e ancoraggi certi nella bufera che lo ha travolto. Che prova a ripartire dai fondamentali. Tenendo fede al mandato dell'ultima direzione del partito e con all’orizzonte la prossima assemblea del 21 aprile, il vero snodo che il gruppo dirigente democratico deve affrontare e sciogliere. E senza cedere a due tentazioni che tra loro sono intrecciate, facce della stessa medaglia: quella del governo a tutti i costi e quella dello splendido isolamento.     

© Riproduzione riservata 05 aprile 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/04/05/news/pd_consultazioni-193040439/?ref=RHPPLF-BL-I0-C8-P1-S1.8-T2
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« Risposta #27 inserito:: Aprile 17, 2018, 09:11:52 pm »

Leu, al Colle dopo la traversata nel deserto

Di CARMINE SAVIANO
12 aprile 2018

Si erano proposti come l’alternativa di sinistra a populismi e demagogie, a personalismi e sovranismi. L’esito è noto: non pervenuti. Sconfitti nelle urne e scomparsi dai radar. I Liberi e Uguali di Piero Grasso e Laura Boldrini riemergono per le consultazioni al Quirinale dopo 40 giorni nel deserto del post voto. Una traversata in cui il lavoro da fare è stato da un lato metabolizzare – restando in silenzio - quella che è stata una pura e semplice batosta, dall’altro porsi una domanda: “Cosa resterà di noi?”.
 
E la seduta di autocoscienza sembra proseguire anche al Quirinale. In filigrana, le parole di Piero Grasso indicano una strada possibile per cercare di salvare il salvabile, per mettere in sicurezza le possibilità di esistenza di una sinistra radicale e di governo. Prima di tutto la responsabilità: "La crisi siriana impone la formazione di un esecutivo". Poi il metodo: “Dobbiamo ripartire dai temi: lavoro, welfare, diritti civili. Abbiamo già presentato dei disegni di legge”. Responsabilità e disegni di legge. Non proprio una rivoluzione ma almeno è un passo. Basterà? O la forza gravitazionale del collasso della sinistra risucchierà anche questo tentativo?

© Riproduzione riservata 12 aprile 2018

DA - http://www.repubblica.it/politica/2018/04/12/news/leu_al_colle_dopo_la_traversata_nel_deserto-193660656/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S1.8-L
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« Risposta #28 inserito:: Maggio 06, 2018, 06:52:17 pm »

Ultimi sondaggi: cresce la Lega.

Italiani stanchi della crisi ma c'è fiducia in Mattarella

Il Carroccio, come già anticipato dal sondaggio di Demos per Repubblica del 28 aprile, è stabilmente oltre il 20%. Il 31% dei cittadini vuole un ritorno alle urne.

Il 66% confida nel Capo dello Stato. Tiene il M5S: 32%.

Di CARMINE SAVIANO
04 maggio 2018

Lo stallo istituzionale in cui si trova il Paese dopo le elezioni del 4 marzo non significa che tutto sia fermo. Non significa che i cittadini siano in neutra attesa del futuro più o meno prossimo. Anzi. Gli ultimi sondaggi misurano le fluttuazioni dell’elettorato. Che si muove, cerca nuove strade e nuove formule per orientarsi: per uscire dal museo delle cere in cui sembra essersi trasformata la politica.
 
APPROFONDIMENTO
Lo stallo porta la Lega oltre il 20%, gli elettori M5S: no all'intesa col Pd
Di ILVO DIAMANTI
Per quanto riguarda le intenzioni di voto il dato più eclatante è la crescita della Lega di Matteo Salvini. La tendenza era stata già individuata in un sondaggio realizzato da Demos e pubblicato su Repubblica. Il leader della Lega ormai in perpetua campagna elettorale porta il Carroccio non solo a rafforzare la leadership del centrodestra ma a superare quota 20%: un sogno ad occhi aperti per i leghisti di oggi e di ieri. Secondo Piepoli la Lega è al 21%, Euromedia Research stima il partito di Salvini al 21,8. Cala Forza Italia ma tutto il centrodestra è ormai al 39%. Tiene il Pd: 18%. Tengono anche i 5Stelle al 32%.
 
Poi gli scenari preferiti dagli elettori. Ancora Piepoli: il 31% degli italiani chiede un ritorno immediato alle urne, basta giochi, basta consultazioni. Il 21% è favorevole a un governo Lega-5Stelle: via Berlusconi, si rompa il centrodestra, si dia parola ai vincitori delle elezioni. Il 18% è favorevole a un governo istituzionale-di tregua-del presidente: sia Mattarella a traghettare il Paese fuori dallo stallo invocando responsabilità. Il 10% vuole un governo di centrodestra: provino poi i leader a cercare i numeri in Parlamento. L’8% vuole un esecutivo 5Stelle\Pd, ma la cronaca li delude. Solo il 3% chiede un patto tra tutto il centrodestra e i grillini.
 
Nel labirinto post elettorale, però, una guida c’è: riconosciuta, stimata, meritevole di fiducia. E’ il Capo dello Stato, il presidente Mattarella: il saggio cui gli italiani chiedono di risolvere la crisi. L’indice di fiducia di Sergio Mattarella è al 66%. Al secondo posto l’attuale premier Gentiloni è al 49%. Come se gli italiani chiedessero anche e soprattutto una navigazione stabile. Al terzo posto Luigi Di Maio con il 39% mentre Matteo Salvini è al 35%. Staccato l’ex segretario del Pd: Renzi è al 22%. Tallonato da Beppe Grillo al 21%. Chiude Silvio Berlusconi: il leader di Forza Italia incassa la piena fiducia del 16% dei cittadini.
 
E nello stallo c’è un altro stallo. C’è il Pd che non riesce a mettere in moto la propria azione. Due mesi di sospensione. Due mesi in cui si cerca di delineare come e se uscire dall’angolo. Swg ha chiesto agli elettori del Pd di giudicare un eventuale patto con i 5Stelle: il 9% è del tutto d’accordo; il 31% è d’accordo; in disaccordo il 27%; del tutto in disaccordi il 33%. Vincono i contrari ma senza plebiscito: 60 a 40. Per un partito che non solo nella dirigenza ma anche nella base sembra attraversato da una faglia che separa quasi in modo preciso due anime, due visioni, due modi di interpretare la crisi.
 
Come se ne esce? Il 27 aprile Emg ha chiesto agli elettori del Pd chi dovrebbe essere il nuovo leader del Partito democratico: Gentiloni è in testa con il 24,1% (-3,1% rispetto al 16 aprile). Segue Renzi con il 23,4% (-0,5%); poi Martina con il 16,5% (+2,3%) e Nicola Zingaretti con il 7% (+1,2%). 

© Riproduzione riservata 04 maggio 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/05/04/news/ultimi_sondaggi_la_lega_supera_il_21_italiani_stanchi_della_crisi_ma_c_e_fiducia_in_mattarella-195474018/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P2-S1.8-T2
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