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Autore Discussione: Secondo alcuni si dovrebbe aspettare il comodo degli inquisiti?  (Letto 2344 volte)
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« inserito:: Gennaio 24, 2010, 03:37:49 pm »

SOTTO ACCUSA IL PREMIER, IL FIGLIO E CONFALONIERI

L'indagine sui diritti tv e quei dubbi sui tempi

Chiudere l’indagine Mediaset-2 non distante dalle elezioni regionali fornisce un argomento polemico a Berlusconi


Due nuove contestazioni al premier all’indomani della forzatura sul «processo breve» che cancellerebbe il dibattimento Mediaset-1.
Qualche dubbio sui tempi e un appiglio polemico per Berlusconi. È dal 2005 che i pm tengono in sequestro 100 milioni di euro del produttore tv Agrama, «socio occulto di Berlusconi».

Ed è dal 2007 che nel fascicolo è indagato anche il premier. È vero che Hong Kong e Usa (sia con Bush sia con Obama) non hanno collaborato sulle rogatorie, che scannerizzare 45 mila pagine in un dvd alle difese è un’impresa, che da mesi il pm è senza segretari, che già solo da luglio scorso a oggi la clessidra della prescrizione ha consumato imputazioni per 40 milioni di euro. Ma è anche vero che chiudere l’indagine Mediaset-2 non distante dalle elezioni regionali, e all’indomani della forzatura di Berlusconi sulla legge «processo breve» che cancellerebbe il processo Mediaset-1, fornisce un argomento polemico a Berlusconi proprio quando peraltro i pm sperimentano due nuove e impegnative contestazioni. L’indagine conclusa prospetta che nella compravendita di diritti tv del Biscione, già al centro di un processo per anni precedenti, Berlusconi abbia partecipato all’appropriazione indebita di una quarantina di milioni di Mediaset anche dal 2002 al 2005, e quindi anche dalla plancia di Palazzo Chigi (2001-2006): tesi per la quale i pm dovranno provare in giudizio che, anche mentre faceva il premier, fosse comunque «titolare di poteri di fatto sulla gestione di Mediaset».

Il tipo di frode fiscale è poi giuridicamente inedita, essendo ravvisata nelle «dichiarazioni fiscali consolidate», che dal 2004 i grandi gruppi possono fare compensando utili e perdite risultanti dalle dichiarazioni dei redditi delle singole loro società. Ma siccome nelle dichiarazioni di gruppo non esistono più per definizione fatture che si possano dire vere o fittizie, la Procura contesta l’evasione al fisco di 8 milioni in 4 anni non in forza dell’abituale art. 2 della legge 74 («uso di fatture per operazioni inesistenti»), ma dell’art. 3 su «altri artifici». E i vizi fiscali degli anni dei contratti, per i pm, si riverbererebbero (per via dell’ammortamento) anche sulle dichiarazioni fino al 30 settembre 2009. Tra elezioni, rogatorie, leggi ad personam e statuette in faccia al premier, non è mai il momento «giusto» per niente. Ma forse, e tanto più con letture giuridiche così impegnative, si potrebbero trovare momenti più opportuni di altri.

Luigi Ferrarella

23 gennaio 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
da corriere.it
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