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Autore Discussione: GUIDO RUOTOLO La prima battaglia fra etnie diverse  (Letto 2523 volte)
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« inserito:: Febbraio 14, 2010, 10:20:47 pm »

14/2/2010

La prima battaglia fra etnie diverse
   
GUIDO RUOTOLO


Colpisce l’episodio di via Padova, a Milano. Un ragazzo, un egiziano, accoltellato su un autobus per futili motivi. L’aggressore, gli aggressori, una banda di sudamericani. Sembra di stare a Los Angeles, di assistere a uno scontro tra i Bloods e i Crips, le gang storiche.

Immediata scatta la protesta etnica, perché la vittima è uno straniero, un egiziano. Pochi minuti, il tam tam funziona: centinaia di nordafricani si ritrovano per strada. Negozi e auto danneggiate. Prima scatta un «italiani di merda», poi la collera si indirizza sui sudamericani, i colpevoli, gli assassini del povero accoltellato. E la massa si divide in gruppi. Tattica da guerriglia urbana.

Colpisce e inquieta l’Italia dei conflitti etnici. Un fiume carsico, un magma incandescente è pronto a spuntare all’improvviso. Da Rosarno a Milano a Castel Volturno. È vero, non è la prima volta che la collera si trasforma in violenza. Milano ne sa qualcosa. I Centri di identificazione ed espulsione spesso sono teatri di rivolte. Ne sa qualcosa Castel Volturno, con la strage camorrista di sei extracomunitari e la rivolta dei neri contro la violenza bianca.

E quello che è andato in scena a Rosarno, appena agli inizi del 2010, un mese fa, è ancora peggio, perché ha a che fare con il «bullismo mafioso». Un campanello d’allarme da non sottovalutare.

Ma ieri, la violenza segnala un ulteriore salto di qualità: gli eserciti in guerra sono ambedue stranieri. Nordafricani contro sudamericani. È la prima volta che un episodio di conflitto tra etnie diverse si trasforma in problema di ordine pubblico.

Addirittura, gli amici della povera vittima pretendevano la restituzione del suo corpo per usarlo come un martire. A parti rovesciate, negli Anni 80 succedeva a Napoli, quando la famiglia di un ragazzo vittima di overdose - il nipote del boss di Forcella Pio Vittorio Giuliano - si rifiutò di consegnare il corpo del giovane alle forze di polizia. E solo dopo una trattativa estenuante, il corpo del ragazzo trovò pace.

Ma che sta succedendo in questo nostro Paese, dove nessuno riconosce la legittimità dello Stato ad amministrare giustizia? Nessuno. In una parte del territorio nazionale, il Mezzogiorno (ma anche le periferie delle metropoli del Nord), sono le mafie a governare e ad emettere sentenze di vita e di morte. A Roma, nei palazzi del potere, delle istituzioni, c’è chi non riconosce ai magistrati il diritto di indagare sui politici.

Ma anche una parte degli stranieri che vivono nel nostro Paese non sembra voler riconoscere allo Stato il diritto di amministrare giustizia. Questo ci racconta quello che è accaduto ieri sera in via Padova, periferia di Milano. L’odio e il desiderio di farsi vendetta da soli devono far riflettere anche noi. Prima che sia troppo tardi.

da lastampa.it
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