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Autore Discussione: 2 gennaio 1960 Fausto Coppi moriva all'ospedale di Tortona  (Letto 2645 volte)
Admin
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« inserito:: Gennaio 03, 2010, 04:06:52 pm »

3/1/2010

I suoi rantoli e la triste commedia
   
GIAN PAOLO ORMEZZANO

Il 2 gennaio 1960 Fausto Coppi moriva all'ospedale di Tortona, fra l'addoloratissimo stupore di tutto il mondo dello sport e non solo.
Ieri chi scrive queste righe e che ha cominciato a fare veramente il giornalista cinquant'anni fa spaccati, col reportage (si diceva così, allora) sull'agonia e poi, in sequenza stretta, sulla morte e sui funerali del Campionissimo, ha per prima cosa constatato la soluzione di un quiz atroce che per mezzo secolo ha tormentato lui e tanti: davvero la causa della morte era soltanto malaria, e non oscuro male tropicale contratto in un safari nell'Africa Nera?

Per cinquant'anni a cominciare dal mattino di quel 2 gennaio è stata messa avanti la tesi atroce ma intrigante: sarebbe bastata per salvare il dio del ciclismo una pastiglia di chinino, come, telefonando dalla Francia, Raffaele Geminiani, ciclista oriundo italiano e compagno di Fausto nel safari, aveva (avrebbe) detto per telefono, raccontandosi colpito appunto da malaria. Niente vero, documenti precisi riesumati ed evidenziati proprio a mezzo secolo di distanza dicono che non il ciclista, ma sua moglie e suo fratello, telefonarono all'ospedale di Tortona per avere notizie di un'agonia trasmessa dalle radio, mentre Geminiani il corridore soltanto la domenica seppe, da esami precisi, di avere la malaria: quando Coppi era già morto.

Allora diluire il pianto nel rammarico, l'informazione nella rabbia ci parve persino cosa utile, operazione salvifica. Allora cercavamo disperatamene, non potendo scrivere che non era vero, di scrivere almeno che il dramma si poteva evitare. Coppi ci aveva, come al tempo delle sue fughe, staccati tutti, se n'era andato via imprendibile dalla nostra logica, come imprendibile era risultato in tante corse ai suoi avversari.

Per chi professionalmente lavorava incollato a Coppi gli ultimi suoi giorni erano stati quelli del suo quasi imbarazzato ritorno dall' Africa con una Dama Bianca adirata perché non lo voleva troppo lontano da casa, della sua presenza ad una partita di calcio, Alessandria- Genoa, di poco richiamo. Si programmava la prima intervista dell'anno nuovo per parlare della squadra in cui Fausto avrebbe speso le ultime pedalate da quarantenne, direttore sportivo nientepopodimenoche Gino Bartali. Sin lì rivale vero e nemico finto.

Quando il 1° gennaio arrivò in redazione la notizia del ricovero urgente all'ospedale di Tortona, si pensò ad un ennesimo riscontro della fragilità, ossea e non solo, del Campionissimo. Arrivammo a Tortona, come catafratta nel freddo, che scendeva la sera, e un amico suo e nostro ci accolse allargando le braccia e dicendo: «È come fosse già morto». Un gregario di Fausto, Ettore Milano, ci portò a vederlo, anzi a sentirlo rantolare sotto una specie di tenda fatta di lenzuola. Arrivavano medici illustri e impotenti, le rotative sfornavano edizioni straordinarie, tutta la notte così, e anche la prima mattina.

Forse lui avrebbe meritato un' agonia precisa, scandita dalla medicina impotente ma assidua e alla ricerca della soluzione, del miracolo anche, con le sue due donne magari riunite in un abbraccio. In fondo aveva accumulato ricchezze, pedalando duramente, e distribuito benessere, e garantito ricordi. Forti e ricchi. Invece fu tutto un balletto squallido di entrate ed uscite all' ospedale, di incontri imbarazzanti evitati con una giravolta, una mascherata, come in una commedia di Feydeau virata sul tragico, e tutta una contrapposizione irata di dolori, e persino tentativi di monopolio del pianto.

Noi tutti immiseriti per lunghe ore nel dolore e dalla confusione come tanto ciclismo agonistico era stato da lui immiserito per tanti anni nella chiara mediocrità. Noi giornalisti sicuri di essere incapaci di scrivere bene cosa Coppi era stato, cosa sarebbe stato per sempre, e persin timorosi che calassero sul suo personaggio gli scrittori, a farlo bello ed a farsi belli...

da lastampa.it
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