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Autore Discussione: JACOB ZUMA La sfida ripartirà dall'Africa  (Letto 2070 volte)
Admin
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« inserito:: Dicembre 24, 2009, 09:48:27 am »

24/12/2009

La sfida ripartirà dall'Africa
   
JACOB ZUMA *


Venerdì 11 giugno 2010 cominceranno a Johannesburg i primi Mondiali di calcio mai giocati sul suolo africano, coraggiosa dichiarazione della volontà del continente di riscattarsi dopo decenni di marginalizzazione. Dallo stadio di Johannesburg al sistema di navette che porteranno nelle altre città dove si gioca, la Coppa ha fatto da trampolino di lancio per il più grande programma di infrastrutture nella storia del Sud Africa. In un momento di crisi questo programma ha messo il Paese nelle condizioni di approfittare della ripresa globale. Il piano va ben oltre il calcio: strade, ferrovie, centrali elettriche, telecomunicazioni, scuole, ospedali. In tre anni un investimento di 100 miliardi di dollari, che porterà vantaggi ben oltre la sfida immediata di sostenere l’economia in una fase di contrazione: ridurrà i costi delle attività commerciali, garantirà più alti tassi di crescita e risponderà ai bisogni sociali del Paese.

Questi investimenti sono anteriori alla crisi, sicché il denaro non è stato speso per salvare banche o imprese private sull’orlo del crac, ma per costruire strade e scuole. Ciò non significa che l’Africa sia stata risparmiata dalla crisi globale. Nel 2009, per la prima volta in 15 anni di democrazia, il Sud Africa è entrato in recessione. Con il declino delle entrate il bilancio è finito sotto pressione e il Paese ha dovuto far crescere la quota dei prestiti. Ma lo stiamo facendo in modo responsabile, tant’è che le agenzie di «rating» hanno mantenuto le loro previsioni sul Paese e i nostri bond internazionali sono stati quasi tutti sottoscritti. Purtroppo la disoccupazione resta alta, anche per via della scarsa qualificazione delle persone. E’ per questo che la mia amministrazione dà all’istruzione un ruolo importante nei piani per i prossimi cinque anni.

L’altro punto critico è la salute. Oggi il 95% degli africani vive nel raggio di cinque km da una struttura sanitaria, eppure la speranza di vita nell’ultimo decennio è scesa, soprattutto per gli effetti devastanti dell’Aids. Stiamo migliorando la sanità pubblica, avendo come obiettivo un sistema sostenibile ed efficiente, che integri il pubblico con il privato.

Queste sfide sono tipiche di molti Paesi in via di sviluppo. Resta da vedere se la crisi economica annullerà i benefici del boom e dei nuovi investimenti. Ma non si può permettere all’Africa di retrocedere. I Paesi ricchi devono rimuovere le barriere commerciali che soffocano lo sviluppo dell’agricoltura africana. E devono onorare i loro impegni nell’assistenza allo sviluppo. In definitiva, però, il futuro dell’Africa è nelle mani degli africani. La crisi economica ha dimostrato fin troppo chiaramente la vulnerabilità delle economie che si fondano sull’esportazione. Le economie africane hanno bisogno di sviluppare la loro capacità industriale e avvantaggiarsi dell’immenso, non ancora sfruttato mercato locale.

Di una cosa siamo certi: se c’è una parte del mondo che ha il potenziale per una crescita esponenziale, quello è il continente africano. Si va dall’estrazione e lavorazione delle risorse minerarie allo sviluppo delle infrastrutture, alla fabbricazione di beni, alla fornitura di servizi per una popolazione che accede al mercato del lavoro e diventa classe media. Le prospettiva dell’Africa per il 2010 sono buone. Potrebbe addirittura essere l’anno in cui, per la prima volta, una squadra africana alza al cielo la Coppa del Mondo.

*PRESIDENTE DEL SUD AFRICA
da lastampa.it
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