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Autore Discussione: BARBARA K. BUCHNER. Clima, al mondo serve una rivoluzione energetica  (Letto 2519 volte)
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« inserito:: Dicembre 15, 2009, 04:01:57 pm »

15/12/2009

Clima, al mondo serve una rivoluzione energetica
   
BARBARA K. BUCHNER


Barbara K. Buchner della Fondazione Eni Mattei risponde all’intervento «Allarme clima, quei due gradi di illusione» firmato dal rettore dell’Università di Venezia Carlo Carraro (anche lui della Fondazione Mattei) pubblicato il 10 dicembre.

Se le politiche energetiche rimanessero quelle oggi adottate dalla maggioranza dei Paesi, la dipendenza dai combustibili fossili tenderebbe ad aumentare ulteriormente, con conseguenze allarmanti sul cambiamento climatico e sulla sicurezza energetica. Nonostante un recente calo delle emissioni di gas a effetto serra dovuto alla crisi economica, i trend di emissione a livello globale sono manifestamente insostenibili da un punto di vista ambientale, economico e sociale. Per prevenire delle conseguenze catastrofiche e irreversibili sul clima, è necessario procedere a una significativa riduzione delle emissioni e una rapida decarbonizzazione delle fonti energetiche.

A livello politico vi è un chiaro consenso sulla necessità di limitare l’aumento della temperatura media mondiale a circa 2 C. Per avere almeno il 50 per cento di probabilità di raggiungere questo obiettivo, le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera dovrebbero essere stabilizzate a un livello di circa 450 ppm CO2-eq (parti per milioni di anidride carbonica, ndr). Nonostante le difficoltà di raggiungere questo obiettivo stante il livello che le concentrazioni di emissioni hanno già raggiunto (430 ppm CO2-eq), è importante puntare sull’obiettivo 2 gradi nelle negoziazioni internazionali in materia di cambiamento climatico apertesi oggi a Copenhagen. Ciò per evitare che i governi inizino le trattative sul possibile obiettivo di riduzione di emissioni a un livello troppo poco ambizioso.

La trattativa sarà molto complicata, perché dovrà tenere conto delle diverse posizioni e interessi, soprattutto delle differenze tra i Paesi industrializzati e i Paesi in via di sviluppo. Il livello dell’obiettivo rappresenta un argomento chiave nelle trattative. Mentre è chiaramente importante che la ricerca sottolinei che certi obiettivi saranno difficili da raggiungere, dal punto di vista politico è fondamentale garantire che l’obiettivo finale delle negoziazioni sia in linea con uno scenario tale da evitare impatti catastrofici dei cambiamenti climatici. Questa strategia è importante anche perché c’è sempre il rischio che non si riesca a raggiungere pienamente l’obiettivo concordato. Se si punta a un obiettivo poco ambizioso, si rischia di arrivare a fine secolo con una concentrazione di emissioni di gas a effetto serra che provocherebbe un aumento rilevante della temperatura media mondiale.

Nonostante le opinioni siano diverse su quale potrebbe essere, a lungo termine, il livello sostenibile e realizzabile delle emissioni di gas a effetto serra, è fondamentale accettare che le trattative politiche seguano le loro regole. Come organizzazione internazionale, la International Energy Agency (Iea) analizza le possibili politiche per ridurre i gas a effetto serra, e dà consigli tecnici per orientare le negoziazioni in materia di cambiamento climatico. Per realizzare la rivoluzione energetica di cui il mondo ha bisogno, la Iea sostiene che è necessaria un’azione urgente e decisa per ridurre in modo significativo le emissioni di gas a effetto serra.

Indirizzare il mondo verso un futuro più sostenibile è alla portata di tutti i governi a Copenhagen, dove bisognerebbe riuscire a ottenere almeno un accordo politico generale, che metta insieme tutti i Paesi nell’intento di andare oltre il protocollo di Kyoto. A seguito dell’accordo politico, ci saranno poi altre difficili trattative tecniche, ma almeno una cornice comune di consenso sarà stata costruita. Nella ricerca di un accordo politico, perché non puntare in alto e appoggiare un obiettivo ambizioso di riduzione delle emissioni? In questo modo si riduce il rischio che la cosiddetta «window of opportunity» che abbiamo davanti a noi, grazie anche al temporaneo calo delle emissioni dovuto alla crisi economica, si chiuda, rendendo qualsiasi obiettivo irrealizzabile - inclusi quelli che secondo la scienza sono più ragionevoli dell’obiettivo 2 gradi.

da lastampa.it
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