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Autore Discussione: Mimmo Carrieri - Concertazione, il catalogo è questo  (Letto 2606 volte)
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« inserito:: Agosto 13, 2007, 06:48:24 pm »

Concertazione, il catalogo è questo

Mimmo Carrieri


Gli accordi tra governo e parti sociali, tipici di gran parte dei Paesi europei, seguono un´ampia variabilità di percorsi intorno a numerose aree di decisione socio-economica.

Infatti sono possibili accordi limitati a singoli oggetti (in genere collegati a questioni centrali o a specifiche emergenze).

Oppure è stata utilizzata in molti casi (Olanda, Irlanda, Paesi Nordici) una impalcatura più ampia, che è stata definita package deal: accordi-pacchetto, nei quali confluiscono una pluralità di materie, e quindi risultano più semplici le transazioni tra i diversi interessi e posizioni in gioco.

Nell´esperienza italiana di concertazione - i cui precedenti risalgono agli anni ottanta - la prassi seguita si è orientata generalmente verso accordi omnibus, che abbracciano diverse materie ed obiettivi, non sempre in modo stringente sul piano dell´effettività decisionale.

Il protocollo che il Governo ha presentato alle parti sociali il 23 luglio si colloca lungo l´orizzonte delle decisioni ad ampio spettro, ma il confronto con gli accordi di concertazione sociale del passato mostra alcune linee di positiva discontinuità.

Come è noto, i primi tentativi formali di concertazione risalgono all´inizio degli anni ottanta. Il primo accordo, a largo impianto, il cosiddetto Lodo Scotti fu sottoscritto nel gennaio 1983. Successivamente il Protocollo sulla politica dei redditi del febbraio 1984 non si tradusse in una intesa pienamente concertativa, a causa della divisione tra i sindacati.

In entrambi i casi i tesi prodotti erano ambiziosi, ed avevano il merito di introdurre i primi elementi di novità nella regolazione del mercato del lavoro. Essi non intervenivano sulle politiche sociali e il loro scopo prevalente, intorno al quale ruotavano le altre partite e compensazioni, consisteva nell´obiettivo di ridurre o abbattere l´inflazione, mediante il ridimensionamento, più o meno drastico della scala mobile.

Il carattere di pacchetto, caratterizzato da un polivalenza di oggetti, rimane fondante nelle intese triangolari sottoscritte nel corso degli anni novanta, tranne che per gli accordi relativi al riassetto previdenziale (che però hanno un impianto bilaterale governo-sindacati).

L´accordo più importante, quello Ciampi-Giugni del 1993 presenta anch´esso una architettura molto vasta, anche se il suo carattere prevalente resta quello della istituzionalizzazione della politica dei redditi e del controllo dell´inflazione, e della definizione ed implementazione di regole del gioco per le relazioni industriali (quindi una sua larga parte ha rinviato ad un momento successivo interventi propriamente riformatori).

A sua volta l´accordo sul lavoro del 1996 deve essere considerato come un´intesa che integra e corregge la precedente sul versante della flessibilità nel mercato del lavoro e degli incentivi occupazionali, che non avevano prodotto fin lì risultati apprezzabili. Esso getta le basi - il cosiddetto Pacchetto Treu - per il graduale e progressivo abbattimento del tasso di disoccupazione: grazie anche alle nuove occupazioni discontinue, tra le quali opera anche il lavoro interinale finalmente regolato in sede legislativa.

Quanto al Patto di Natale del 1998, dall´impianto ambizioso ed anticipatore, esso coinvolge la gamba delle autonomie locali e della concertazione territoriale in un processo di decentramento ed ulteriore articolazione della regolazione trilaterale. Ma proprio per queste ragioni esso riveste un prevalente carattere programmatico e di architettura della futura concertazione. Con esso si chiude la stagione concertativa degli anni novanta, segnalando un cambiamento dell´agenda degli attori, che vede la crescita di importanza dei nodi dello sviluppo e della competitività, i quali prendono il posto del patto antinflazione e della politica dei redditi.

Nel confronto con il passato emergono le peculiarità positive del Protocollo, che è stato elaborato dal governo insieme alle parti sociali nei giorni scorsi.

Ha più volte rilevato Gino Giugni che i testi-pacchetto degli accordi di concertazione italiana presentano il difetto di essere lunghi e ridondanti, oltre ad avere pretese di omnicomprensività , per cui si dilatano oltre il nucleo di materie sulle quali effettivamente intervengono e decidono.

L´ampiezza e la varietà degli oggetti di questo testo potrebbe indurre a pensare che vi sia stata una ricaduta dentro questo canovaccio.

In realtà i diversi capitoli hanno un´ispirazione comune, che va in direzione di una riforma di larga portata del mercato del lavoro e delle tradizionali basi sociali del welfare italiano. Le diverse parti sono inoltre caratterizzate da un comune impegno realizzativo e non sono di natura meramente programmatica (le materie demandate a future decisioni o regolamentazioni sono poche e secondarie).

Quanto all´ampiezza degli oggetti implicati sarà bene ribadire che nel confronto con il passato non risultano testi di equivalente portata e profondità (anche, per le ragioni dette, quello dello stesso Protocollo 1993).

In questo documento risalta fortemente il collegamento - mai così evidente in passato - tra ridisegno del welfare e dei sistemi di protezione sociale (i cosiddetti ammortizzatori), insieme alla ridefinizione del sistema pensionistico . Sono presenti alcuni aspetti legati alle relazioni industriali, anche se manca un riassetto più ad ampia scala della struttura contrattuale.

Ma insieme alla vastità delle arene di policy attivate in questo documento è anche da rilevare la sua portata di innovazione di sistema e la sua novità.

Negli ultimi anni (diciamo dopo i novanta) l´uso della concertazione prevalso in Europa è consistito nella revisione verso il basso dei regimi di welfare (in particolare questo ha riguardato la materia previdenziale in diversi Paesi; eccezione parziale il patto spagnolo sul mercato del lavoro).

Il disegno che qui ha preso corpo invece ha tenuto insieme aggiustamenti del welfare tradizionale e riforma della sua constituency sociale, marcando una forte spinta verso la transizione in direzione di un welfare più moderno ed universalistico.

Pubblicato il: 13.08.07
Modificato il: 13.08.07 alle ore 14.12   
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