LA-U dell'OLIVO
Novembre 22, 2024, 08:59:42 am *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: 1 2 [3]
  Stampa  
Autore Discussione: LUCA MERCALLI.  (Letto 39204 volte)
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #30 inserito:: Giugno 03, 2013, 04:43:06 pm »

Editoriali
03/06/2013

Il blocco d’aria rallenta le stagioni

Luca Mercalli


È stata la depressione «Günther» sulla Polonia a convogliare aria umida contro le Alpi del nord dove sono caduti fino a 250 mm di pioggia, come in Tirolo, attivando la grande piena del Danubio. 

 

L’ennesimo evento di tempo inclemente di questa primavera che sull’Europa centro-occidentale è risultata, secondo le zone, la più fredda dal 1991.

Oppure dal 1987, o anche dal 1962 sulla Gran Bretagna, e pure grigia e piovosa, come tra Basilea e l’Alsazia, dove si sono registrate 292 ore di sole invece delle 495 normali. Per contro Mosca ha avuto un eccezionale anticipo d’estate con termometro a 30 gradi, insieme alla Lapponia da settimane oltre i 25 gradi con rischio di incendi boschivi. 

 

Variabilità climatica naturale e riscaldamento globale si combinano in un complesso sistema di retroazioni che proviamo a inquadrare. La ragione della persistenza di condizioni opposte nello spazio di qualche migliaio di chilometri risiede nella situazione di blocco creata da ondulazioni su grande scala della circolazione atmosferica. L’Oceano Artico vive recenti drastiche trasformazioni, con il minimo storico della superficie di ghiacci di banchisa registrato nello scorso settembre e temperature sopra la media. 

 

Diminuisce così la differenza termica tra il polo e l’equatore, fenomeno chiamato «amplificazione artica», al punto da rallentare la corrente a getto che si localizza sul fronte polare, al contatto tra aria tiepida subtropicale e aria fredda boreale. Come un fiume d’aria che quando è rapido corre quasi rettilineo da ovest a est, e quando rallenta genera invece ampi meandri, le correnti principali tendono a formare profonde ondulazioni orientate sui meridiani. Così lungo il ramo ascendente l’aria calda tropicale può spingersi ben oltre il circolo polare, come successo in Russia e Scandinavia, mentre sul ramo discendente l’aria fredda cola verso sud, ed è ciò che è capitato su Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia centrale in questi mesi. Queste ondulazioni sono lente a evolvere e quindi si bloccano per molte settimane sulle stesse regioni portando o caldo e siccità o pioggia e freddo. La danza barometrica dell’oscillazione Nord-Atlantica (Nao) che alterna sull’Europa stagioni più fresche e piovose ad altre più calde e secche viene così forzata dal riscaldamento globale a produrre sorprese climatiche. Ma anche per questa prima settimana d’estate tutto rimane fermo, avremo ancora aria fresca e temporali sul centro-nord Italia in attesa che il blocco ceda.

da - http://lastampa.it/2013/06/03/cultura/opinioni/editoriali/il-blocco-daria-rallenta-le-stagioni-RCQhrVO6pITBMPLMtPXKXN/pagina.html
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #31 inserito:: Agosto 02, 2013, 11:24:50 am »

Cronache
02/08/2013

Il caldo africano non risparmia neanche la vetta del Bianco

Agosto sarà un mese molto caldo ovunque anche se progressivamente dovrebbero arrivare i temporali pomeridiani a mitigare la calura

Fino al 10 agosto ci sarà lo zero termico oltre i 5 mila metri

Luca Mercalli

Torino


La primavera fresca e piovosa aveva suscitato chiacchiere timorose di un anno senza estate, invece la canicola eccola qui, in piena forma. Già giugno era stato moderatamente più caldo del normale, con circa mezzo grado in eccesso a scala nazionale; ma è stato soprattutto luglio a veder esplodere l’estate mediterranea. 

 

Ancora non sono disponibili le statistiche nazionali complete, ma il mese si è chiuso con un buon paio di gradi al di sopra della norma, nonostante le infiltrazioni d’aria nord-orientale che avevano prevalso nelle prime due decadi scatenando nubifragi e grandinate da Nord a Sud. 

 

A pesare è stata soprattutto la grande ondata di calore che si è sviluppata nell’ultima settimana, quando le temperature sono salite a massime di 37°C a Bolzano e Perugia, 38 a Bologna, Verona e Cagliari, 40 a Lecce, 41 a Foggia. A Torino la temperatura media di luglio è stata di 25,8 gradi: 1,3 sopra la media del trentennio recente 1981-2010, collocandosi in undicesima posizione tra i più caldi dal 1753. 

 

Anomalia simile appena oltre confine, a Lugano (+1,6 °C), mentre all’osservatorio dell’Università di Modena, più direttamente investito dalla vampa di una settimana fa con punte prossime a 40°C, il mese ha conquistato il quarto posto nell’elenco dei più roventi dal 1861. Sui ghiacciai alpini oltre i 3000 metri la neve è tuttavia ancora abbondante, dopo la primavera fredda e tardiva: ai 2850 metri della fronte del ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso) la coltre nevosa stagionale si è esaurita solo il 25 luglio, con un ritardo di circa due settimane rispetto al normale. 

 

Ora l’ago della bilancia sarà l’andamento di agosto, ancora in tempo a causare danni al nostro patrimonio glaciale qualora la calura dovesse insistere a lungo, come peraltro era avvenuto l’anno scorso, quando il gran caldo si era ravvivato dopo Ferragosto con temperature di 40 gradi centigradi nell’Alessandrino. 

 

Al momento si può dire che la nuova ondata di calore africano proseguirà in tutta Italia almeno fin verso il 10 agosto, sebbene con un progressivo aumento della tendenza temporalesca pomeridiana sulle Alpi e in Pianura Padana, soprattutto a partire da giovedì 8. Temperature oltre i 35°C sono da attendersi in molte regioni, con punte di 36-38°C in Emilia-Romagna, basso Veneto, e al Centro-Sud e localmente attorno a 40°C nelle più infuocate zone interne di Sardegna e Sicilia. 

 

Lo zero termico supererà quota 4500 metri e vi saranno le condizioni per toccare temperature positive anche sulla vetta del Monte Bianco, dove normalmente la temperatura media annua è attorno ai meno 16 gradi e le occasioni di fusione nivale sulla calotta glaciale si contano sulle dita. Un fenomeno tuttavia sempre più frequente nelle estati recenti, a causa del riscaldamento globale: anche il 20 agosto 2012, alla Capanna Margherita, 4554 m sul Monte Rosa, si misuravano ben 8.4°C. Allora c’era meno neve in quota e i ghiacciai privi di protezione soffrirono gravemente.

da - http://lastampa.it/2013/08/02/italia/cronache/il-caldo-africano-non-risparmia-neanche-la-vetta-del-bianco-PAPQfT8U8T8DnHtrVJUxKN/pagina.html
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #32 inserito:: Marzo 02, 2014, 11:32:19 am »

CRONACHE ITALIANE
02/03/2014 - tre mesi di follie meteorologiche

Neve, caldo e temporali
Addio all’inverno pazzo
La stagione mai iniziata si chiude battendo (quasi) tutti i record
Nubifragi, neve e caldo: il pazzo inverno 2013-2014

Luca Mercalli

Con febbraio è terminato un lungo autunno durato sei mesi, una tiepida e piovosissima stagione che su gran parte d’Europa ha cancellato i caratteri tipici dell’inverno. Aria mite oceanica, prati verdeggianti, poche o nulle le gelate, alluvioni fuori stagione, innevamento alpino da record ma solo oltre quota 1000 metri. La temperatura del trimestre dicembre 2013 - febbraio 2014 è stata al Nord Italia la seconda più elevata da oltre due secoli, posizionandosi appena al di sotto del record, peraltro recente, dell’inverno 2006-07. 

Nelle città della pianura padana, dove in genere si attendono ogni inverno una quarantina di giorni con ghiaccio, brina e galaverna, non si è arrivati a contarne dieci e su certi balconi i fiori non sono mai gelati. Incessanti sciroccate hanno portato aria mite africana, con tanto di polvere rossastra del Sahara, sul Mediterraneo, dove il carico di umidità ha dato luogo a ripetute piogge torrenziali. 

Sono stati stabiliti nuovi primati di carattere propriamente monsonico: 2546 mm in tre mesi al pluviometro di Musi, sulle Prealpi Giulie alle spalle di Udine, 2174 a Orto di Donna, nelle Alpi Apuane, 1300 a Pontremoli, in Lunigiana, inverno più piovoso da quasi un secolo. Ma un po’ ovunque le quantità d’acqua hanno superato la media, provocando anche straripamenti di fiumi, come il Secchia nel Modenese a metà gennaio, o piene-lampo come il nubifragio romano da 167 mm in 18 ore il 31 gennaio. Tutta acqua che sulle montagne, oltre i 1000 metri, si è trasformata in neve umida e pesante, tipicamente primaverile, creando disagi alla viabilità, valanghe e interruzioni delle linee elettriche, come a Cortina nei giorni natalizi. Al Rifugio Gilberti, quota 1840 metri nelle Alpi Giulie al confine con la Slovenia, la neve arriva al terzo piano, con uno spessore massimo di oltre sei metri e mezzo a metà febbraio. Arno e Tevere più volte in piena, mareggiate a ripetizione sul Tirreno, il treno sospeso sulla scogliera in Liguria, inusuali temporali invernali con tuoni e fulmini su Veneto e Lombardia, inclusa la grandinata del 26 febbraio su Milano. La notte del 19 febbraio a Roma è stata la più mite dal 1782 per il periodo, con una minima di 17,2 gradi: sembrava un’ottobrata. 

 Insomma, gli eccessi non sono mancati in questa stagione ibrida, che propone scenari da riscaldamento globale destinati con elevata probabilità a divenire più frequenti. Da quando esistono dati misurati, ovvero circa due secoli, non esistono infatti analoghi trimestri invernali per combinazione di elevata temperatura e piovosità. Secondo gli storici del clima, solo un inverno poteva rivaleggiare per tepore con il 2006-07: un’antica stagione di oltre settecento anni fa, datata 1289-90, allorché le cronache riportano di un passaggio dall’autunno alla primavera senza gelo e neve anche nel Nord Europa, piante verdi e viole fiorite a Natale a Vienna e a Colonia. Un caso isolato. Al contrario, due inverni mancati a distanza di sette anni invece che di settecento, in compagnia delle estati più calde della storia tutte successive al 2003, sono ormai indice di una tendenza, di una transizione a un nuovo clima con cui le assicurazioni in modo molto pragmatico stanno già facendo i conti: avremo infatti speso meno di combustibile per riscaldare le nostre case, ma ci siamo ampiamente mangiati tutto con i danni da dissesto idrogeologico.

Da - http://lastampa.it/2014/03/02/italia/cronache/neve-caldo-e-temporali-addio-allinverno-pazzo-bkutpVjir7W8Uj2mbQop4O/pagina.html
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #33 inserito:: Ottobre 13, 2014, 03:01:18 pm »

Un mix esplosivo di scirocco e tramontana

11/10/2014
Luca Mercalli
Torino

L’alluvione genovese di ieri notte è stata causata da intensi temporali «rigeneranti» che già da martedì si formavano a ripetizione sul mare di fronte alla città, sospinti poi sulla costa dai venti meridionali. Non è una novità: in questo caso è accaduto per la convergenza tra scirocco e tramontana, che ha provocato il sollevamento d’aria caldo-umida alimentando la continua formazione di nubi temporalesche sopra la stessa zona, a differenza di un normale acquazzone estivo che si esaurisce entro un’ora o poco più. Durante questo episodio, alcune zone dell’entroterra genovese hanno ricevuto fino a 700 mm d’acqua in 4 giorni (pari a 700 litri per metro quadrato), 400 dei quali giovedì. 

Fino a qualche tempo fa, senza immagini satellitari e radar meteorologici, era difficile seguire lo sviluppo di tali intensi nuclei piovosi, oggi invece se ne può osservare la nascita in tempo reale, prevedendone l’evoluzione ma solo con poche decine di minuti d’anticipo. Infatti, se diversi modelli matematici di previsione avevano consentito di segnalare da un paio di giorni il generico rischio di temporali violenti tra il Genovesato e il Levante, prevedere in dettaglio su quale zona del capoluogo si sarebbe maggiormente scaricato il finimondo non sarebbe stato possibile.

La situazione meteo-idrologica di Genova è complessa: è una città mediterranea tra le più esposte a nubifragi data la sua posizione sotto un arco di montagne subito a ridosso del mare; enormi quantità d’acqua defluiscono dalle brevi valli appenniniche irrompendo in meno di un’ora - senza tempo sufficiente a evacuare la cittadinanza - su un’area urbana da 600 mila abitanti e fortemente cementificata. E’ dunque inevitabile che spesso i diluvi d’autunno si trasformino in disastri, come nell’ottobre 1970 (948 mm in 24 ore a Bolzaneto, record italiano), nel settembre 1992 e 1993, ottobre 2010 e novembre 2011. A ciò si aggiunge la frammentazione istituzionale del sistema italiano di previsione meteo e protezione civile, suddiviso in troppi enti che operano con modalità diverse disorientando i cittadini con messaggi talora inefficaci o contraddittori.

Ma fa la sua parte anche la scarsa educazione al rischio della popolazione, quella che i giapponesi con i terremoti e gli americani con i tornado imparano fin dalla scuola elementare: a volte per salvarsi la vita basterebbe conoscere meglio il territorio e applicare poche (e solo in apparenza banali) norme di autoprotezione, come spostare in anticipo le autovetture in luogo sicuro lontano dai torrenti, ed evitare di affrontare a piedi o in auto sottopassaggi inondati in giornate che, oltre alle indispensabili allerte, impongono anche un elevato livello di vigilanza individuale.

Da - http://www.lastampa.it/2014/10/11/cultura/opinioni/editoriali/un-mix-esplosivo-di-scirocco-e-tramontana-xRAK7tEQsE1LiCxX92QwDO/pagina.html
Registrato
Arlecchino
Global Moderator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 7.763


Mostra profilo
« Risposta #34 inserito:: Dicembre 31, 2016, 02:22:57 pm »


Il messaggio che arriva dai 20 gradi a Milano
Pubblicato il 28/12/2016  -  Ultima modifica il 28/12/2016 alle ore 07:41
Luca Mercalli

Venti gradi ieri a Milano, ma pure ad Aosta a Natale, complice il foehn, il vento di caduta dalle Alpi che comprimendosi scalda l’aria, insieme all’alta pressione atlantica già di per sé mite. Un episodio simile in Valpadana si verificò nel dicembre 1967, però a inizio mese - periodo di norma meno freddo - per cui l’anomalia dei giorni scorsi è più straordinaria. 

Come sempre quando si parla di clima un giorno fuori norma non significa granché, ma se la frequenza di queste anomalie aumenta anno dopo anno allora i sintomi del riscaldamento globale diventano inequivocabili. L’inverno più caldo in assoluto degli ultimi due secoli fu quello del 2007, quando in dicembre fiorivano le primule, il 19 gennaio si misuravano 25 °C sulla pianura piemontese e le Alpi erano brulle fino a tremila metri, ma uno scenario simile si verificava pure un anno fa. Finora, nei primi scorci di questo inverno, nebbie e inversioni termiche avevano un po’ mascherato gli eccessi di tepore in pianura, ma con l’impennata tiepida natalizia questo dicembre si avvia a chiudersi con almeno 1 °C sopra media sull’Italia settentrionale, collocando il 2016 tra i cinque anni più caldi degli ultimi due secoli. 

Peggio ancora a scala globale, dove l’anno diverrà il più caldo della storia meteorologica, stracciando il vicinissimo record del 2015. Nei prossimi giorni aria più fredda da Est investirà soprattutto l’Adriatico, portando un assaggio d’inverno, ma per la neve, che ancora manca su Alpi centro-orientali e Appennini, toccherà ancora aspettare. 

Dall’Artico alle Ande gli avvertimenti che ci lancia il clima sono sempre più espliciti e collimano con gli scenari che erano stati elaborati oltre vent’anni fa. Le riviste scientifiche internazionali pubblicano ogni giorno articoli che sottolineano la gravità del cambiamento climatico indotto dalle attività umane e l’urgenza di ridurre il nostro impatto sull’ambiente. Una grande quantità di conoscenza sottovalutata e sottoutilizzata: peccato, potrebbe rappresentare la nostra uscita d’emergenza dalla rotta verso il collasso, ma rischia di essere semplicemente il documento postumo della nostra stupidità.

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati.

Da - http://www.lastampa.it/2016/12/28/cultura/opinioni/editoriali/il-messaggio-che-arriva-dai-gradi-a-milano-Hg9pxSTdZR5mG43WyhSkGK/pagina.html
Registrato
Arlecchino
Global Moderator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 7.763


Mostra profilo
« Risposta #35 inserito:: Febbraio 14, 2019, 07:06:15 pm »

Mercalli: “Dai Sì Tav solo slogan, hanno un'idea sbagliata del progresso”

   Intervista a Luca Mercalli di Giacomo Russo Spena

“Hanno un'idea sbagliata del progresso”. Luca Mercalli ce l'ha con un mondo che in maniera fideistica ha scelto le ragioni Sì Tav: “Vanno avanti a slogan, non supportati da numeri e dati”. Meteorologo, divulgatore scientifico e climatologo, è in attesa di analizzare la relazione costi/benefici del governo che sarà resa pubblica a giorni. Nel frattempo Mercalli prova a smontare, una ad una, la propaganda dei favorevoli alla tratta Torino-Lione. Tra le loro ragioni ci sarebbe quella ecologista. Su questo, il climatologo sorride: “Come si fa ad affermare tale assurdità? E' vero l'esatto contrario, meglio spendere per azioni che diano subito un risultato in termini di emissioni di Co2 e non per progetti che lo potrebbero dare forse tra oltre 20 anni”. 

A breve si conoscerà il verdetto di questo dossier sui costi e i benefici. Ma era veramente indispensabile?
Se ne sentiva il bisogno dalla bellezza di quasi trent’anni! Il progetto della Tav in Val di Susa nasce nel 1991 senza alcuna analisi di terza parte e per volontà fondamentalmente dei proponenti, ovvero da coloro che maneggiano soldi pubblici e hanno profitti. Se chiedi al macellaio se la carne è buona, ovviamente ti dirà di sì. Bisognava, già da tempo, passare per il parere di una struttura composta da esperti neutrali.

Ma conosce il team che ha elaborato il dossier? E' affidabile il loro responso e sono davvero neutrali?
Tenderei a fidarmi: Marco Ponti è uno dei maggiori esperti di economia dei trasporti. Tra l'altro, non credo che l’analisi costi/benefici, essendo elaborata fondamentalmente da economisti e da ingegneri, prenda in considerazione gli aspetti ambientali che sono personalmente il mio campo di ricerca. Se aggiungiamo pure questi, il giudizio sulla Tav diventa ancor più negativo.

Qual è il principale motivo per cui lei è No Tav?
Siamo in una condizione di crisi ambientale che richiede di moderare i consumi e non di aumentarli quindi un’opera che incrementa il transito merci è contraria al principio basilare della sostenibilità. La stessa Europa è in contraddizione con se stessa perché la Commissione trasporti favorisce quest'opera mentre abbiamo la Commissione ambiente che agevola il modello dell’economia circolare, ovvero l'economia che ricicla ed è basata sul risparmio di materie prime. Lo scenario del futuro prevede meno rifiuti e il consumo di meno risorse, così serve men che mai un’opera che secondo i proponenti farà passare più merci, più velocemente, e in container più grandi.

Ci sta dicendo che la scelta di realizzare il treno ad alta velocità è figlia di un modello di sviluppo economico ed infrastrutturale ormai considerato obsoleto?
Assolutamente: hanno in testa un modello che era valido giusto negli anni Sessanta.

Sostiene che il tunnel danneggerà persino il nostro clima, non è vero il contrario? La nuova linea ferroviaria Torino-Lione viene giustificata proprio con motivi ambientali: la cura del ferro fa bene e spostare traffico da gomma a rotaia riduce le emissioni.
Questo sarebbe vero se si fosse usata una rete ferroviaria già esistente. Quando si va a costruire un’infrastruttura nuova, è necessario considerare due fattori, entrambi estremamente dannosi per il nostro clima. Innanzitutto per realizzare una maxi opera con gallerie – e qui stiamo parlando di 57km, oltre a tutte le gallerie accessorie di cui nessuno parla – ci vogliono almeno dieci anni di cantiere e non si scava con il piccone ma con gasolio ed energia elettrica. Per non parlare dei materiali: ci vogliono cemento, acciaio, rame, alluminio. Succede che l’infrastruttura, per dieci anni, invece di diminuire le emissioni, ne produrrà di nuove a causa di un cantiere che sarà fonte certa di inquinamento atmosferico. In secondo luogo, la propaganda Sì Tav sostiene che se la tratta verrà usata a pieno carico – perché il proponente afferma ciò – e taglierà Co2 eliminando la circolazione dei camion per strada ma, attenzione, si dimenticano che metteremo almeno altri dieci anni per compensare l’inquinamento emesso nei dieci anni di costruzione. Quindi il primo kg di Co2 tolto effettivamente dall’atmosfera non arriverà prima del 2040. Allora, le Nazioni Unite e il comitato di controllo governativo per il clima delle Nazioni Unite sostengono che siamo già in emergenza climatica e che se vogliamo mantenere la temperatura sotto l’aumento di due gradi entro questo secolo, la Co2 va tolta subito. Oggi bisogna investire denaro per decarbonizzare l’atmosfera, non tra vent’anni. Tra vent’anni è tardi, il danno climatico sarà irreversibile.

Abbiamo capito i motivi tecnici, le chiedo ora le conseguenze politiche. Come la mettiamo con l’Unione europea che su quest’opera ci ha investito e ci crede?
Prima di tutto i trattati sui trasporti non menzionano necessariamente il super tunnel come non contemplano, come unica scelta possibile, l’alta velocità: il programma europeo prevede soltanto un miglior uso delle ferrovie. Dice semplicemente che le linee devono essere armonizzate e che bisogna trovare la migliore condizione per farle funzionare con efficienza. Non sostiene che siamo condannati a costruire tappe nuove... questa è una forzatura che è stata usata strumentalmente per sostenere le ragioni Si Tav in Val Susa.

Come finirà il braccio di ferro tra M5S e Lega?
Non lo so. Dico soltanto che oggi si è aperto il primo spiraglio politico in trent’anni e che, finalmente, si discute pubblicamente dell'opera smontando la narrazione propagandistica di chi sostiene l'indispensabilità di questa infrastruttura. Il movimento No Tav è composto anche da molti miei colleghi, docenti, ricercatori, scienziati, tecnici del Politecnico di Torino... tutta gente che da anni cerca di rompere un muro di omertà ma nessun governo, prima, ha mai aperto un dibattito serio sull'impatto ambientale/climatico e sui reali benefici dell'opera.

Perché, secondo lei, il Si Tav ha il sostegno della stampa mainstream e di tutti i governi avuti negli ultimi vent’anni?
Dove ci sono i grandi progetti che muovono tanti soldi, può essere comodo stare da quella parte.

Gli interessi economici ce li hanno le lobby che devono costruire, mi chiedo perché la stampa e i governi?
C’è un motivo simbolico. Esiste una gran parte di persone che identifica con il progresso alcuni simboli ma non fa un’analisi critica basata sui numeri: non ho mai avuto dalla controparte tesi documentate e convincenti che mi spiegassero le ragioni Si Tav.  Chiamparino è così: vede lo sviluppo con le stesse lenti di un Cavour che siccome ha realizzato il traforo nell'Ottocento, oggi lo dobbiamo fare ancora più grosso e lungo. Inoltre ribalto la posizione chiamparinesca affermando che la montagna è sempre lì. Nessuno la sposta. Se mai le condizioni cambiassero e tra cinquant’anni si decidesse di realizzare il traforo perché tutte le mie previsioni si rivelassero sbagliate a vantaggio di nuovi studi, si potrebbe sempre fare. Se perdi oggi l'occasione, puoi recuperare nel futuro. È falso, invece, il contrario. Realizzare oggi la Tav, con tutti i dubbi annessi, significa non poter più riparare all’errore ambientale ed economico. Soldi spesi male ed ingenti danni. Una follia.

Si riferisce ai Si Tav quando affermano “da questo treno non passeranno solo merci ma anche idee”?
Capisci, non vuol dire niente una frase così. Siamo a delle posizioni puerili: uno slogan ideologico che non ha niente a che vedere con lo sviluppo economico del Paese.

Scusi, qual è la sua idea di progresso?
Non sono un retrogrado, non voglio tornare alla candela. Per me il futuro è la sostenibilità ambientale, il risparmio energetico, l’innovazione tecnologica sui pannelli solari. Sono per quegli investimenti d’avanguardia che, come è ormai provato, portano ottimi risultati.

Nel silenzio generale è stato dato l’ok ai cantieri nel Terzo Valico, una piccola Tav di 53km situata tra la Liguria e il basso Piemonte. Come mai lì non si è prestata attenzione e il M5S non ha fatto le barricate?
Non conosco perfettamente la questione del Terzo Valico non avendo studiato le carte ed io parlo soltanto se conosco dati e numeri. Temo, però, che l'opera abbia avuto l'ok del M5S semplicemente per un motivo: la zona interessata dal Terzo Valico è meno abitata rispetto alla Val Susa. Ci sono comunità più piccole e, quindi, è stato fatto un discorso meramente elettorale. Lì venivano scontentate meno persone e, quindi, andavano persi pochi voti. In Val di Susa ci sono più abitanti e la protesta è maggiormente strutturata. Per questo, il M5S avrà scelto di fare quadrato sulla Tav Torino-Lione e di sacrificare il Terzo Valico.

(8 febbraio 2019)

Da - http://temi.repubblica.it/micromega-online/mercalli-dai-si-tav-solo-slogan-hanno-unidea-sbagliata-del-progresso/
Registrato
Pagine: 1 2 [3]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!