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Autore Discussione: Yascha Mounk. «I processi? Saranno gli alleati a far cadere Berlusconi»  (Letto 2645 volte)
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« inserito:: Novembre 23, 2009, 11:41:15 pm »

«I processi? Saranno gli alleati a far cadere Berlusconi»

di Federica Fantozzi


Yascha Mounk, giornalista e politologo di Harvard, direttore della rivista politica The Utopian, analizza la situazione italiana: «Un centrodestra irresponsabile che non difende i valori democratici e un centrosinistra inefficiente». Berlusconi? «Il pericolo maggiore per lui non sono i processi ma i suoi alleati. Bisogna guardare con attenzione a Fini».

La politica italiana vive il paradosso di un esecutivo sulla carta solido e con un’ampia maggioranza parlamentare che si sta autodistruggendo: liti tra ministri, gelo tra Berlusconi e Fini, insulti tra Fini e Bossi. Crisi di governo o crisi di sistema?
«Per il sistema politico italiano Paolo Guzzanti ha parlato di “mignottocrazia” evocando la serata dei Telegatti, le belle ragazze che diventano ministro. A mio avviso è piuttosto una “magniacciacrazia”, dove magnaccia è qualcuno interessato solo a se stesso e che utilizza il potere per i propri scopi. È chiaro che se in una squadra ognuno ha il proprio traguardo personale, è difficile lavorare insieme in modo collaborativo. Questa è la situazione del governo».

Un gruppo di persone in ordine sparso?
«Berlusconi pensa ai suoi processi, Bossi al Nord. L’instabilità è causata dall’assenza di un programma politico con obiettivi e valori condivisi. Per forza si creano tensioni».

Cosa vede dietro l’angolo?
«Ovviamente non so se il governo cadrà. Gli italiani guardano a Berlusconi con una certa paura per il suo potere. Ma dimenticano che non ha la grandezza di idee nè la personalità per essere davvero pericoloso per la democrazia. Il premier non è ideologico: si limita a perseguire i suoi interessi».

Impegnare le Camere, i consigli dei ministri, il suo partito, per escogitare uno scudo giudiziario efficace non è dannoso per la governabilità del Paese, e quindi per la democrazia?
«Certo, l’accanimento a prescrivere i processi crea danni terribili. Ma il vero rischio non è lui, che non ha nè l’immaginazione nè un programma con valori pericolosi, è che dopo di lui arrivi qualcuno con obiettivi più vasti. Noi diciamo: “dietro ogni zero può esserci un Nerone”.

Il peggior nemico di Berlusconi sono i giudici o i suoi alleati?
«I guai giudiziari non lo faranno cadere: può sempre varare l’ennesima versione del processo breve. In un altro Paese sarebbe oltraggioso e inaccettabile, ma in Italia Berlusconi resta popolare, anche grazie ai media che possiede. Il pericolo viene dai partner di coalizione, che però forse decideranno di liberarsi di lui perché c’è una sentenza. Le due questioni, come vede, sono legate».

Chi potrebbe osare tagliare il cordone ombelicale? Fini?
«È il personaggio da seguire con attenzione. La sua azione è guidata dall’ossessione di dimostrare che è un uomo diverso dal passato. Non so se ci credo, ma è un fatto rilevante. Continuando a evocare la Costituzione, a un certo punto potrebbe trovarsi al punto di rottura».

Quindi al Pd tocca sperare nel co-fondatore del PdL?
«L’Italia ha bisogno di un grande partito di centrodestra che difenda i principi democratici e di un grande partito di centrosinistra. Al momento invece ha una destra irresponsabile e una sinistra inefficiente».

Perché il Pd non decolla?
«Vede, l’Italia non è un Paese di destra ma la maggioranza dei politici di sinistra ritiene che lo sia. Hanno uno spettro politico lineare e monodimensionale. Ma persone come Schroeder, Blair, Jospin e poi Zapatero hanno capito che si può cambiare l’agenda inventando altri temi che rendano inutile la domanda se siano di destra o di sinistra. Anzichè preoccuparsi dei voti dei cattolici di centro, il Pd potrebbe creare una nuova visione dell’Italia e degli italiani, come è stata la Cool Britannia di Blair, affascinando e mobilitando così gli apolitici e gli astenuti».

E questa «Cool Italia» che lineamenti avrebbe?
«Una concezione più laica e più moderna nei rapporti sociali. Mi ha rattristato che Bersani, pochi giorni dopo l’insediamento, si sia detto contro la sentenza europea che ha tolto i crocifissi dalle aule. Poi sarebbe molto importante un movimento popolare di giovani contro il nepotismo che vi affligge. È scandaloso che l’opposizione non faccia nulla contro questa riedizione delle corporazioni medievali».

Lei vede una società più avanti dei suoi politici di riferimento.
«Ascoltando i politici l’Italia sembra un Paese tradizionalista e conservatore, ma se la visiti ti rendi conto che non è così. C’è grande spazio per un leader di sinistra carismatico».

23 novembre 2009
da unita.it
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