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Autore Discussione: Pierluigi ed Enrico, destini paralleli  (Letto 3083 volte)
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« inserito:: Novembre 08, 2009, 02:56:19 pm »

Pierluigi ed Enrico, destini paralleli
 
                 
 
ROMA (7 novembre) - Sono anni che la coppia Bersani-Letta calca le scene politiche, è presente, è notata, fa parlare di sé, ma finora non era riuscita ad assurgere al ruolo di attori protagonisti. L’itinerario politico di entrambi è quello dei destini paralleli che alla fine si incrociano, sempre a un passo dalla leadership ma senza agguantarla, finora. Adesso è il loro momento. L’era Pierluigi Bersani alla guida del Pd sarà anche la vice era di Enrico Letta al suo fianco. Entrambi teste d’uovo di economia, hanno a lungo dettato la linea di politica economica nei rispettivi partiti, i Ds e la Margherita. Entrambi nei governi di Romano Prodi, sono stati tra i ministri a lui più vicini, ricambiati. E’ Letta che va al ministero dell’Industria nel secondo governo D’Alema, mentre Bersani lo lascia per i Trasporti.

Anche nelle scelte politiche i destini di Pierluigi ed Enrico si incrociano. Quando si decisero le delegazioni di Ds e Margherita da mandare al Parlamento europeo eletti nella lista “Uniti nell’Ulivo”, primissimo tentativo di intesa elettorale voluta da Prodi e primo vero vagito del futuro Pd, Bersani e Letta sono ancora protagonisti: sono loro che Piero Fassino e Francesco Rutelli scelgono come capi delegazione a Strasburgo, sono loro due le vedette della lista. Ma entrambi esigono dai loro segretari un patto come se fosse siglato davanti a un notaio: alle elezioni politiche lasciamo il seggio europeo e veniamo candidati al Parlamento italiano (sottinteso, ma non troppo: e se vinciamo le elezioni entriamo tutt’e due al governo con Prodi, come in effetti poi andò).

E fu proprio in quella pre campagna elettorale che i due scoprirono affinità e vicinanze e cementarono il rapporto: insieme girarono decine di distretti industriali per preparare il famoso Programma dell’Unione, e frutto di quell’iniziativa fu il libro scritto a quattro mani “Sulla via dei distretti”.

Poco dopo, ecco di nuovo la coppia Pierluigi-Enrico indicata come possibile ticket per le elezioni politiche del dopo Prodi, come proiezione della leadership del costituendo Pd. Sì, perché anche questo è avvenuto: in un primissimo tempo è a Bersani e a Letta che alcuni maggiorenti di Ds e Margherita guardano come possibili leader del costituendo nuovo partito, solo che in quella stagione ancora dominata dal vituperato “nuovismo” le azioni dei due non decollano, è Walter Veltroni che viene caldamente invitato a guidare il Pd.

N.B.M.
 
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da ilmessaggero.it
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« Risposta #1 inserito:: Novembre 08, 2009, 02:57:06 pm »

D'Alema: partiti col piede giusto.

Franceschini: partito sia la casa di tutti.

Marino: adesso Pier Luigi facci vincere
 
                 
 ROMA (7 novembre) - «Siamo partiti con il piede giusto, è una giornata molto positiva. Bersani ha fatto una relazione concreta e seria e ha lanciato la sfida riformista. Dobbiamo ora costruire una nuova identità progressista che si proietti verso il futuro»: così Massimo D'Alema apprezza, al termine dell'assemblea nazionale, il debutto di Pier Luigi Bersani come segretario del Partito democratico. «Bersani ha illustrato - spiega D'Alema - le proposte del Pd al Paese e ha detto molto chiaramente che serve un cambio di legge elettorale e una proposta comune alle forze dell'opposizione. Ci sono tutte le premesse per il successo».

Franceschini: il partito sia la casa di tutti. «Il Pd deve essere un grande partito - ha detto Dario Franceschini - in cui tutti si sentano a casa propria, evitando ulteriori uscite come quella di Francesco Rutelli. Non deve essere un partito identitario, nédeve essere un partito in cui prevale una identità sulle altre. E' un errore grave di ingenerosità l'uscita di Rutelli, perché non si fa il bilancio il lunedì mattina». Franceschini ha ribadito l'idea di voler strutturare «area democratica», cioè l'area nata intorno alla propria mozione congressuale: «Io ho un debito verso il milione di elettori che mi hanno votato. Area Democratica è nata per portare avanti le sue idee e non per chiedere posti». Qui Franceschini ha preso le distanze da Franco Marini, che in precedenza aveva chiesto a Bersani che fosse dato spazio negli organigrammi agli ex popolari che fanno capo a Fioroni. Franceschini ha comunque assicurato a Bersani un rapporto di lealtà: «Pierluigi ha detto che queste primarie sono la vittoria di tutti; è vero, e gli dico che se ci sarà qualche sconfitta, sarà la sconfitta di tutti».

Marino: ora Pierluigi facci vincere. «Ho detto che correvo per vincere - dice il senatore Ignazio Marino - Non sono segretario, ma penso che in qualche modo la nostra mozione abbia vinto: tanti dei nostri temi sono entrati nel Pd. Ora Pier Luigi facci vincere!». Così, dal palco dell'assemblea della Fiera di Roma, che ha corso alle primarie, si è rivolto al neosegretario del Pd Bersani.

Fioroni: nessuno è mai riuscito a sfrattarmi. «Nella replica, Bersani ha sottolineato, anche rispetto alla fuoriuscita di Rutelli, la necessità di sintesi tra le varie culture - dice Giuseppe Fioroni - La preoccupazione resta, ma su molte cose, come la libertà di coscienza sui temi etici, il segretario è stato rassicurante». Quanto ad un suo coinvolgimento nella squadra del partito, Fioroni si dice tranquillo e poi scherza: «L'unica cosa che nessuno è riuscito a farmi è stato lo sfratto da casa».
 
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