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Autore Discussione: Il Cavaliere: come faccio ad andare avanti così? (tirati da parte)  (Letto 2043 volte)
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« inserito:: Ottobre 26, 2009, 04:23:49 pm »

Dietro le quinte

Il Cavaliere: come faccio ad andare avanti così?

Il capo del governo contagiato dalla scarlattina, presa forse dai nipotini


ROMA — Berlusconi non ha più soltanto un problema di carattere governativo. Non è più solo la poli­tica economica, la titolarità degli annunci, la primazia sulle scelte, il problema del Cavaliere nei confron­ti del suo ministro dell’Economia. Ieri il premier, in un momento di sconforto, e alle prese con una leg­gera forma di scarlattina (presa for­se da uno dei nipotini), si è fatto da solo una domanda, che al momen­to non trova risposte: «Come faccio ad andare avanti in questo mo­do? ». Il «modo» che si è nel corso dei mesi definito, sedimentato e alla fi­ne posto come nodo non più rinvia­bile è al momento per il presidente del Consiglio una sorta di «cul de sac», per usare le parole di un auto­revole ministro dell’esecutivo. Ber­lusconi vorrebbe non dover fare a meno di Tremonti, così come vor­rebbe fare a meno della sterminata fila di ministri e sottosegretari che ogni giorno gli dicono di non esse­re più in grado di lavorare e discute­re in modo armonico con il titolare dell’Economia. Tentare una ricomposizione, un compromesso è una strada obbliga­ta quanto al momento difficile. An­che per il logoramento complessi­vo dei rapporti umani. Compresi quelli fra lo stesso presidente del Consiglio e il suo ministro più im­portante.

«Non riesco a parlarci nemmeno quando parliamo...», chiosa il premier quando gli viene chiesto degli incontri con Tremon­ti. Compreso l’ultimo, sabato scor­so ad Arcore. Convocare gli organi del partito, prima un vertice di Berlusconi con i coordinatori, poi l’ufficio di presi­denza, infine (sembra) anche i gruppi parlamentari, appare al mo­mento una strada che si fa carico di due obiettivi: assicurare una fidu­cia ampia e definitiva ad un mini­stro che nelle ultime ore si è senti­to messo in discussione, ma al con­tempo ribadire che la stessa fiducia deve arrivare dal partito della Liber­tà prima che dalla coalizione, ovve­ro dalla Lega Tremonti si è presentato ad Arco­re, sabato scorso, con Bossi e Calde­roli. Nel Pdl ci ironizzano su, ma nemmeno tanto: «Sembra sia di­ventato un ministro della Lega». E il percorso che sembra sia stato scelto per cercare di far rientrare la crisi si muove proprio in questa cornice: ricondurre la legittimazio­ne politica di Tremonti, che come dice Brunetta «non avrebbe biso­gno di galloni nè di altro, perché è il miglior ministro economico d’Eu­ropa », in seno a una bilancia che lo sganci dalla Lega e ricordi a tutti che l’Economia è un ministero chia­ve che è stato appunto attribuito al Pdl e non certo ai leghisti. Non c’è dubbio che l’incontro ad Arcore, anche nel formato, abbia complicato più che appianare le co­se.

Tremonti continua a smentirlo, ma da Arcore si continua a confer­mare che a Berlusconi è stato pre­sentato una sorta di aut-aut. La cari­ca di vicepremier come condizione per restare nel governo. Due versio­ni Scarlattina Il presidente del consiglio ha preso la scarlattina, forse da uno dei nipotini diverse con una sola certezza: il percorso ufficiale dentro il partito servirebbe anche a ratificare in mo­do ufficiale un no alla richiesta (am­messo che sia mai veramente esisti­ta). Qualcuno racconta anche di ulti­matum, di scadenze temporali che sarebbero già trascorse, di un umo­re del premier che oscilla a tal pun­to da prendere anche in considera­zione un’evoluzione traumatica del rapporto con Tremonti. Viene fatto circolare, da entrambe le parti, il nome di Mario Draghi: da una par­te come possibile sostituto; dall’al­tra come quel Supertecnico che è comunque inverosimile ipotizzare alla corte del Cavaliere. Tanto basta per capire che l’atmo­sfera ha ormai ampiamente supera­to il livello di guardia, che la crisi umana e politica non è più latente, ma manifesta. A porte chiuse, be­ninteso, ma senza che al momento nessuno sia in grado di dire con cer­tezza che chiuse resteranno. In ballo c’è a questo punto anche l’immagine del capo del governo e lo stesso Berlusconi ne è consape­vole: a sinistra da mesi gli rimpro­verano di essere soltanto un simula­cro delle vere scelte dell’esecutivo che presiede, prese in realtà da Tre­monti; dentro il suo partito sempre più persone chiedono in queste ore che questa immagine sia in modo tangibile spazzata via, attraverso una gestione collegiale delle scelte strategiche per il Paese, attraverso una scelta non solo meramente fi­nanziaria delle priorità del gover­no.

Marco Galluzzo

26 ottobre 2009© RIPRODUZIONE RISERVATA
da corriere.it
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