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Autore Discussione: Se il contagio tocca le banche  (Letto 4188 volte)
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« inserito:: Agosto 11, 2007, 08:52:43 pm »

Se il contagio tocca le banche

Ferdinando Targetti


Cosa sta succedendo? Il fenomeno scatenante le discese delle Borse americane ed europee di questi giorni prende origine dai mutui "subprime" degli Stati Uniti, mutui ipotecari concessi a soggetti che hanno dimostrato di non essere in grado di restituire il prestito e che dispongono di un bene, la casa, il cui valore è sceso a volte anche sotto il valore del mutuo. Questi mutui sono stati impacchettati in titoli rischiosi e ad alto rendimento.
Le agenzie di rating tardivamente hanno decretato il declassamento di questi titoli e si è cominciato a scoprire che il re indossava povere vesti. I titoli collegati al settore ipotecario si stima che ammontino a circa 200 miliardi. Alle perdite in questo comparto si devono tuttavia aggiungere anche quelle sui titoli derivanti dalla cartolarizzazione di operazioni di private equity. L'incertezza non riguarda solo l'ammontare del valore di questi titoli, ma anche dove essi sono andati a finire. Le prime avvisaglie si sono avute a cominciare dal 23 luglio, quando sono saltati dei fondi speculativi della Bear Stearns basati sui subprime. La Borsa americana ne ha risentito: da allora ad oggi ha perso dal 6 all'8% a seconda degli indici. Per qualche tempo si pensava che i titoli subprime fossero confinati solo in portafogli di istituzioni bancarie e finanziarie americane. Ma le cose non stavano così. La Bce ha ammesso che la situazione europea non è molto diversa da quella americana: ha cominciato la banca tedesca Ikb ad andare in bancarotta perché colpita dalla crisi dei mutui subprime e poi anche la banca olandese Nibc ha denunciato perdite per 137 milioni di euro su questi titoli, ieri l'altro tre fondi di Bnp Paribas, che hanno il 35% del loro portafoglio investito in titoli subprime americani (per un totale di 700 euro), sono stati "congelati" perché non sono riusciti a fare il prezzo sul mercato. Le Borse europee hanno reagito con ribassi costanti e abbastanza consistenti. Dal 23 luglio ad oggi la Borsa di Milano e quella tedesca hanno perso circa il 7% e quella olandese il 10% (ma dall'inizio anno i tedeschi hanno segno +7, gli olandesi +1 e noi -7). I principali banchieri italiani hanno dichiarato di non aver fatto investimenti in questo settore. Se questo è vero, come credo, bisogna apprezzare che non siano stati influenzati dall'"effetto pecora" (se lo fanno tutti perché noi no?).
Il contagio si è quindi esteso dagli Stati Uniti all'Europa. Il contagio oltre che essere geografico può anche essere settoriale e dare origine a fenomeni di "domino". Il rischio è che il contagio colpisca le banche. In tal caso queste, subendo forti perdite di bilancio, potrebbero essere costrette a ridurre il credito anche a prenditori di buona qualità: questo fenomeno si chiama "credit crunch". Per evitare questo fenomeno in genere le Banche centrali intervengono con iniezioni straordinarie di liquidità sul mercato, concedendo alle banche di rifinanziarsi presso di loro. Questo è ciò che sta succedendo con la Bce. Ieri l'altro la Banca guidata da Jean-Claude Trichet ha immesso nel mercato 95 miliardi di euro e ieri 61 miliardi. La Federal Reserve 24 miliardi, sempre l’altro ieri, e poi tre iniezioni di 19, 16 e 3 miliardi ieri. Prima di ora la massima iniezione praticata dalla Bce fu di 110 miliardi nel 2001, dopo l'attentato alle Torri Gemelle. Malgrado questo le Borse di ieri hanno continuato a perdere (S&P -3% e Mibtel -2,75%).
Quali prospettive? È molto difficile dirlo perché la realtà si presenta in modo assai contraddittorio. Come si è visto le nubi sul fronte della finanza nazionale e internazionale (l'economia dello scambio di titoli di debito e credito) sono assai scure e si possono scurire ancor di più se alle difficoltà bancarie si dovessero intrecciare difficoltà valutarie causate da una forte discesa del dollaro. Questa eventualità per il momento è scongiurata, per il fatto che ora i mercati stanno puntando al ribasso sulla Borsa europea che si è scoperta non essere indenne dall'infezione dei mutui subprime. Tuttavia la valuta americana continua ad essere strutturalmente debole per il forte indebitamento estero del paese. D'altra parte i fondamentali dell'economia reale (l'economia della produzione) sono floridi. L'economia americana continua a crescere, idem dicasi per l'economia tedesca che fa anche da traino per il resto dell'Europa, l'economia dei grandi paesi emergenti continua a crescere ai consueti tassi spettacolari, l'inflazione internazionale risente dell'aumento del prezzo delle materie prime soprattutto petrolifere, ma è sotto controllo, la disoccupazione nei paesi industrializzati è in diminuzione. Tuttavia le due economie, quella reale e quella finanziaria, non sono separate e la robustezza della prima può alla lunga prevalere e in tal caso si dirà che anche questa volta il temporale estivo delle Borse è passato lasciando solo un po’di morti e feriti. Ma può anche succedere che il groviglio di nodi nei mercati finanziari possano determinare un contraccolpo negativo sull'economia reale, con strascichi prolungati. Per evitare questo esito credo che si debbano attuare due strategie: nel breve le Autorità monetarie devono temporaneamente lasciare da parte i timori inflazionistici e proseguire nella politica iniziata di dare liquidità al mercato. Oggi il tasso di interesse di riferimento della Bce è il 4% (e quello della Fed al 5,25%), a settembre Trichet voleva portarlo al 4,25/4,5% , il nono rialzo dal dicembre 2005. In realtà sono i mercati stessi che, impauriti dai ribassi di Borsa hanno portato i tassi a brevissimo (i tassi overnight) sia in Europa sia in Usa a 50 punti base sopra il tasso di riferimento. L'esigenza di far fronte ad una crisi di Borsa contrasta con la volontà espressa sia da Bernanke, sia da Trichet di restringere i freni della politica monetaria e di alzare i saggi di interesse. Credo che in questo momento il primo obiettivo debba, temporaneamente, prevalere sul secondo. Nel lungo periodo i principali Stati dovrebbero impegnarsi affinché l'ambito della regolazione nè si limiti al solo settore bancario, tenuto conto che la separazione tra settore bancario e settore finanziario è superata dall'innovazione finanziaria, nè si limiti all'ambito nazionale, dato che la finanza oggi ha una dimensione globale.
1/segue

Pubblicato il: 11.08.07
Modificato il: 11.08.07 alle ore 13.13   
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« Risposta #1 inserito:: Agosto 12, 2007, 06:47:01 pm »

Nella riunione del 6 settembre era atteso un rialzo dello 0,25%

I consumatori: "L'Italia brucia in un mese 130 miliardi di euro"

Borse, è pressing sulla Bce può slittare la stretta sui tassi

di GIORGIO LONARDI
 

MILANO - Un occhio agli umori delle Borse mondiali che riaprono domani e l'altro fisso su Francoforte per intuire le prossime mosse della Bce. Chiusa una settimana nera per i mercati internazionali brutalizzati dai mutui subprime americani (270 miliardi di euro di capitalizzazione bruciati in Europa nella sola giornata di venerdì) la business community s'interroga sul futuro. A cominciare dalle intenzioni del presidente della Bce Jean-Claude Trichet. Continuerà, dunque, la stretta progressiva sull'economia del Vecchio continente per scongiurare le spinte inflattive oppure, di fronte alla tempesta che squassa le Borse, i tassi non cresceranno?

"La questione, adesso - sostiene Silvia Pepino, analista di JP Morgan Chase Bank - è capire i prossimi passi della Bce in tema di politica monetaria. Per la prossima riunione del 6 settembre era atteso un rialzo dello 0,25%, a cui ne sarebbe seguito un altro della stessa entità entro fine anno. Adesso le aspettative sono per un unico incremento di 25 punti base nei prossimi sei mesi, con una probabilità del 50% che arrivi già a settembre". Secondo Pepino, infatti, "se la crisi dovesse rientrare rapidamente un rialzo dei tassi potrebbe essere imminente; se, invece, il problema dovesse persistere e intensificarsi verrebbe mantenuto lo status quo".

Sulla stessa linea Aurelio Maccario, capo economista di Unicredit Banca Mobiliare. Dice: "Questa non è una bufera d'agosto ma non siamo nemmeno nel mezzo di una tragedia. È una fase di estrema incertezza che può durare ancora qualche settimana". A parere di Maccario è improbabile che le banche centrali taglino i tassi. "La soglia del dolore prima di tagliare i tassi rimane ancora molto alta: ci vogliono tensioni vere e non solo l'effetto panico". Poi aggiunge: "La Bce aveva in programma una stretta a settembre, bisogna vedere cosa succederà nelle prossime settimane".

Decisamente più drammatico il punto di vista dei consumatori sui subprime: mutui ad alto rischio cartolarizzati e finiti in forma di obbligazioni trasversalmente in fondi comuni destinati ai piccoli risparmiatori e nelle grandi acquisizioni societarie a debito. Secondo l'Adusbef "il crack dei mutui subprime Usa ha già prodotto in Italia perdite per 130 miliardi (dirette di Borsa per 74 miliardi di euro, indirette sui fondi comuni e pensione per 56 miliardi)". Per l'associazione "ogni famiglia che investe sui mercati ha già visto bruciare tra 6.500 e 8.200 euro negli ultimi 30 giorni".

Tocca invece a Sandro Valeri, amministratore delegato di Intermonte (gruppo Mps) gettare acqua sul fuoco. Afferma che la gravità del problema per l'economia americana è stata sopravvalutata: "Su mille miliardi di mutui nel peggiore dei casi sarà a rischio il 20%-25%. Quindi stiamo parlando di 200-300 miliardi; anzi di una cifra molto minore perché gli immobili ci sono, anche se potranno essere venduti solo con uno sconto, diciamo, del 20%". E allora? "Stiamo parlando di 50-70 miliardi di dollari che non bastano di certo a fermare l'economia Usa". Secondo Valeri il guaio potrebbe esserci successivamente con un calo dei prezzi delle case e un rallentamento del settore delle costruzioni negli Usa. In questo quadro le preoccupazioni per l'economia europea vanno ridimensionate. L'unica incognita è il nervosismo dei mercati. Quanto ai tassi d'interesse, l'amministratore delegato di Intermonte esclude che la Bce cambierà i suoi piani.

(12 agosto 2007)
 
da repubblica.it
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« Risposta #2 inserito:: Agosto 12, 2007, 06:59:02 pm »

La catena di sant´Antonio dei mutui

Roberto Rezzo


Astrologia. Una salutare correzione o uno scenario simile a quello del 1907? A un secolo esatto dall´ondata di panico che mise in ginocchio il sistema bancario americano, gli economisti a Wall Street s´interrogano sulle conseguenze della crisi che ha colpito il settore dei mutui immobiliari trascinando in perdita le principali Borse mondiali. "Fare previsioni in questi casi è come elevare l´astrologia al rango d´una scienza esatta", era solito ricordare John Galbraith, autore tra l´altro d´un celebre saggio sulla Grande depressione del 1929. La dinamica di cui i mercati sono stati testimoni nelle ultime settimane ricorda le famigerate catene di Sant´Antonio: una serie di società specializzate nella concessione di mutui cosiddetti non prime, ovvero a più alto tasso d´interesse perché considerati maggiormente a rischio, per il combinato effetto di una congiuntura economica sfavorevole e di un´eccessiva spregiudicatezza nell´erogazione dei prestiti, hanno dovuto fronteggiare un´impennata di sofferenze per rate non pagate. Questo ha provocato una fuga degli investitori, le banche hanno chiuso i rubinetti e la conseguente crisi di liquidità ha fatto finire parecchie società a gambe all´aria. Gli ultimi dati diffusi dal gruppo assicurativo Aig indicano un tasso di "delinquenza" per i mutui sub prime del 3,68%, del 2,13% per quelli non prime e dello 0,81% per quelli prime. La scorsa settimana Home Banc Corp. ha portato i libri in tribunale due giorni dopo aver ceduto la quasi totalità dei suoi interessi a Countrywide Financial e ha annunciato l´intenzione di chiudere i battenti: dai bilanci risulta che su attività complessive per 5,1 miliardi, i debiti ammontano a 4,9 miliardi di dollari. Negli ultimi dodici mesi sono state undici le società specializzate in mutui ad alto rischio a dichiarare fallimento. E almeno settanta sono quelle investite dalla crisi, con una dozzina di hedge fund che prestavano loro il denaro.

A rendere la situazione più complicata c´è il fatto che i problemi non sono affatto circoscritti al settore dei mutui non prime. Fannie Mae, la prima società di mutui negli Stati Uniti, che con la controllata Freddie Mac ha un portafogli di 1400 miliardi di dollari, lo scorso hanno si è vista appioppare dalle autorità di controllo una multa da 400 milioni di dollari perché i suoi manager avevano truccato i bilanci pur d´incassare i bonus relativi alla performance. Non è stato l´unico episodio: nel 2003 Freddie Mac aveva gonfiato gli utili relativi al periodo 2000-2003 di circa 5 miliardi di dollari. E un´inchiesta è tuttora in corso per accertare presunte irregolarità contabili per 11,3 miliardi di dollari. Questi precedenti hanno avuto peso nella decisione di bloccare l´offerta lanciata da Fannie Mae nei confronti delle concorrenti minori in difficoltà. Nel frattempo la Securities and Exchange Commission, l´equivalente della Consob, vuol vederci chiaro nei bilanci delle società di brokeraggio e delle banche a Wall Street: il timore è che attraverso artifici contabili siano occultate le perdite relative ai mutui sub prime. Secondo il Wall Street Journal, nel mirino sarebbero finite Merrill Lynch e Goldman Sachs.

Su un punto gli analisti concordano: la crisi rappresenta la prima sfida per Bernard Bernanke, da diciotto mesi alla guida della Federal Reserve dopo il lungo regno di Alan Greenspan. Con una serie d´interventi ha iniettato liquidità per 62 miliardi di dollari allo scopo di tranquillizzare gli investitori. Il messaggio è: continuate a operare con fiducia sui titoli. E un atteggiamento più possibilista emerge riguardo a un´eventuale riduzione dei tassi d´interesse ancor prima della riunione della Fed in calendario il prossimo 18 settembre. Jan Hatzius, capo degli economisti di Goldman Sachs, sostiene che questi interventi pongono un problema morale: "Se si abbassano i tassi chi ha fatto operazioni ad alto rischio generando il panico, ripeterà lo stesso errore. Di fatto equivale ad attenuare la naturale punizione dei mercati". Il rovescio della medaglia e´ che una punizione esemplare rischia di creare altri problemi, non ultimo la possibilità di una recessione. La questione e´ spinosa al punto che un economista del calibro di Paul Krugman sul New York Times suggerisce: "In questi casi la cosa migliore e´ pregare".

Pubblicato il: 12.08.07
Modificato il: 12.08.07 alle ore 14.32   
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« Risposta #3 inserito:: Agosto 16, 2007, 05:02:39 pm »

16 agosto 2007

 Borse asiatiche in caduta libera sulla scia di Wall Street


Le iniezioni di liquidità e gli appelli alla calma delle autorità monetarie non servono a frenare la spinta ribassista che ha colpito i mercati mondiali, scatenata dalla crisi dei mutui subprime Usa. Nuova partenza negativa per Wall Street, quindi, su cui si abbattono oltre alle preoccupazioni legate ai mutui, alimentati nuovamente dalla situazione di Countrywide Financial, anche i deludenti dati macroeconomici su cantieri e disoccupazione. Il Dow Jones alle 15,40 ora italiana cedeva lo 0,66%, il Nasdaq lo 0,48%, l'S&P500 lo 0,68%. Countrywide Financial, costretta ad accedere a una linea di credito da 11,5 miliardi e con rating tagliato da Fitch e Moody's, cedeva il 19 per cento. Giù Gm (-3,4%) e Caterpillar (-4,9%). La Riserva Federale statunitense, intanto, ha immesso riserve per 5 miliardi di dollari nel sistema finanziario, tramite un'asta pronti contro termine, scadenza a 14 giorni, preannunciata poco fa. Le richieste sono state pari a 77 miliardi. Con l'operazione il totale immesso dalla Banca centrale degli Stati Uniti, che opera attraverso la Riserva Federale di New York, nel sistema finanziario ammonta a 76 miliardi di dollari.

Europa sott'acqua, a picco auto e petroliferi
Alle 13,30 perdite vicine al 3% per i principali indici europei: -3% l'Ftse100 a Londra, -2,7% il Cac40 a Parigi, -2,4% il Dax30 a Francoforte. A Milano sia il Mibtel (29.800 punti) che l'S&P/Mib viaggiavano sul -2,7 per cento. A pagare il prezzo più salato della sbandata dei mercati ancora i finanziari: la tedesca Ikb, la prima banca tedesca ad essere investita dalla crisi dei prestiti Usa, lasciava sul campo il 6,88% dopo aver toccato perdite vicine anche al 9 per cento. Giù di oltre il 3,9% a Parigi Bnp Paribas, prima grande banca europea a congelare tre fondi Abs finiti nella palude dei subprime. In picchiata auto e petroliferi, con Renault (-4,84%), Total (-3,13%) e Shell (-2,71%). Fra le blue chipin Piazza Affari pesante Fiat (-4,48% a 18,92 euro), che ha toccato un minimo a 18,7 euro, e Autogrill (-4,2%). Male i petroliferi Saipem (-4,9%) Tenaris (-4,69%) e Eni (-2,56%) in scia al calo del prezzo del greggio. Vendite sui finanziari con Capitalia (-3,5%) e Unicredit (-3,3%) a guidare i ribassi. Sul generale a picco Danieli (-6,4%), Azimut (-5,9%) e Trevi (-5,7%) e Banca Italease (-4,9%) che ha provato a rassicurare i mercati dicendosi fiduciosa in un rapido miglioramento del rating. In controtendenza Cell Therapeutics (+10%) che ha acquitato i diritti per la distribuzione di un farmaco negli Usa, Beni Stabili (+1,5%) e Indesit (+0,7%).

Il tonfo dei mercati asiatici
Solo un recupero nel finale consente a Tokio di "limitare" all'1,99% la perdita, che a meno di un'ora dalla fine delle contrattazioni era oltre il 3 per cento. Ma per le altre piazze asiatiche è un vero e proprio tonfo: Seul ha chiuso in calo del 6,93%, Taipei del 4,56%, Shanghai del 2,14% e quella di Hong Kong il 3,3 per cento. Hanno chiuso la seduta odierna con pesanti perdite anche Singapore, dove l'indice Sti ha ceduto il 3,7%, e Jakarta, che ha registrato un tonfo del 5,9%. Male anche il listino malese, che ha lasciato sul terreno il 3,5%, mentre quello thailandese è scivolato del 3%. In Indonesia, il tonfo dei listini azionari ha pesato anche sul corso della rupia nei confronti del dollaro, spingendo il governo a intervenire sul mercato per cercare di limitare il crollo della valuta domestica.

Nuovo intervento della Boj.

Intanto la Banca del Giappone ha iniettato nuova liquidità nel sistema bancario, nel tentativo di frenare l'aumento dei tassi di interesse a breve, saliti dello 0,55%. L'intervento fa seguito a quello di Ferragosto, quando lo stesso istituto aveva ripiazzato sul mercato 13 miliardi di euro, dopo averne ritirati 10 il giorno precedente ritenendo sufficiente la liquidità.

da ilsole24ore.com
 

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