Admin
Utente non iscritto
|
|
« Risposta #2 inserito:: Ottobre 31, 2009, 11:08:20 am » |
|
31/10/2009
Vassalli, il pianto del partigiano IGOR MAN
I necrologi sul Messaggero sono una Spoon River casalinga. Molti li leggono col caffè, sono oggetto di riflessione, vanno scrutati fra le righe siccome radiografie. Questo nella normalità quotidiana: fra dispiacere e sorpresa, poiché la morte arriva quando vuole. Così è stato per chi ha appreso - due giorni dopo - che Giuliano Vassalli aveva staccato un biglietto di sola andata. Aveva 94 anni ma non era un vecchietto «buono pei cimiteri». Lucido sino all’ultimo, se n’è andato con l’understatement del suo aristocratico sorriso. Con lui svanisce una biblioteca copiosa e ordinata - ci conforta una lunga lezione di procedura, di diritto, di generosa, e rigorosa, applicazione della Legge. Nell’estate del 1960 il vecchio cronista (allora giovanissimo) venne ad abitare in via del Conservatorio, a un passo dal Lungotevere dei Vailati, dove Villa Vassalli è tuffata nel glicine. Prima che si allettasse (con sereno distacco, va detto) ebbi modo di fargli leggere una asciutta lettera di Bobbio (ora, chissà, sfioreranno con lieve passo i pascoli del cielo).
I necrologi (invero straripanti e sinceri) esaltano il giurista sapiente; pochi accennano alla sua giovinezza partigiana, quando Roma era sotto il tallone nazista. Alto, elegante, gli occhi chiari, sfidava quotidianamente la sorte, audace pedina d’una scacchiera chiamata Resistenza. La nostra scuola (nei testi d’obbligo) è frettolosa sulla Resistenza. «Non ci sono testi validi», ti dicono e allora ecco il vecchio cronista suggerire subito due libri, due soli: Roma 1943 di Paolo Monelli e Roma clandestina di Fulvia Ripa di Meana. Il primo è, in fatto, un bestseller, il secondo una scheggia di inedita luce nell’oceano della Storia.
Giuliano Vassalli era della stessa tempra del mitico colonnello Montezemolo: un eroe da romanzo destinato alla Storia. Anch’egli, Vassalli, venne arrestato dalle SS e subito messo sotto tortura a via Tasso. «Per me funzionò la baraka», mi disse una volta amaramente ironico. Per Giuliano Vassalli la vita, la morte coniugandosi nella Resistenza hanno costituito un capitale irripetibile. Pure Vassalli venne orribilmente torturato. Rimase a lungo cieco per via delle percosse (sofisticate) degli sgherri di Kappler.
Montezemolo, Beppo per parenti ed amici, è stato trucidato alle Ardeatine: gridò, da antico soldato, «Viva l’Italia». Vassalli riuscì ad evadere da via Tasso proprio nelle ore (fatali) che videro i crucchi fuggire da Roma.
Radio-carcere aveva dato la notizia dell’avvenuta strage delle Ardeatine, ma sino all’ultimo parenti e amici vollero illudersi. Quando capì e seppe che Beppo l’avevano ammazzato, lui, Giuliano Vassalli, uomo gagliardo e temerario, pianse. «Sa, io li sogno spesso i nostri compagni», mi disse una volta.
La gente ha sete di autenticità. Crede più ai testimoni che ai maestri. E se crede ai maestri è perché sono testimoni.
da lastampa.it
|