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Autore Discussione: VITTORIO SABADIN La gloriosa Royal Mail non si tocca  (Letto 2191 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Ottobre 13, 2009, 09:27:05 am »

13/10/2009


La gloriosa Royal Mail non si tocca
   
VITTORIO SABADIN

Gordon Brown cercherà di vendere tutto quello che può per rimediare ai buchi di bilancio che egli stesso ha creato negli ultimi mesi, ma è certo che nemmeno questa volta riuscirà a sbarazzarsi - come vorrebbe da tempo - delle Poste inglesi. Insieme con la monarchia, la Royal Mail è l’ultimo simbolo rimasto ai sudditi britannici. Se ne stanno già andando l’autobus a due piani, il taxi nero, i pub e le cabine telefoniche e bisognerà dunque impedire che TNT o DHL si impadroniscano delle vecchie cassette postali rosse a forma di colonna, che ancora recano in rilievo le cifre del sovrano che regnava quando furono installate: VR per Victoria Regina, ERVII per Edoardus Rex VII.

Alla fine dell’800, a Londra la posta veniva raccolta e consegnata anche in dodici turni giornalieri, e due persone potevano inviarsi lettere e risposte più volte nel corso delle 24 ore, esattamente come si fa oggi con l’e-mail. Non è ovviamente solo la nostalgia a motivare la ferma opposizione a qualunque ipotesi di vendita ai privati. Attualmente la Royal Mail consegna 84 milioni di lettere al giorno per sei giorni la settimana a qualunque indirizzo della Gran Bretagna, grazie a più di 14 mila uffici postali collocati anche nei paesi più sperduti.

Ma l’ufficio postale inglese si occupa solo marginalmente di lettere: è un luogo importantissimo in ogni quartiere e in ogni piccolo centro, perché risolve decine di problemi. Senza fare code e con l’aiuto di personale cortese e preparato, la Royal Mail ti assiste negli investimenti finanziari, nelle polizze assicurative, nel rinnovo della patente o della licenza di pesca, nei contratti per la telefonia e la tv via cavo e in decine di altre incombenze burocratiche quotidiane. Il governo ha tagliato un centinaio di uffici postali prima di doversi fermare a causa della protesta popolare, ben rappresentata ai Comuni in epici discorsi dell’opposizione. E poi si sa come andrebbe a finire con la vendita ai privati: bilancio in attivo in cambio di meno posti di lavoro, stipendi più bassi e servizio peggiore. Non sono cose da fare alla vigilia delle elezioni.

da lastampa.it
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