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Autore Discussione: JOSÉ MANUEL BARROSO Per il G20 l'esempio dell'Europa  (Letto 2180 volte)
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« inserito:: Ottobre 02, 2009, 05:52:47 pm »

24/9/2009

Per il G20 l'esempio dell'Europa
   
JOSÉ MANUEL BARROSO*

La crisi che abbiamo di fronte non è solo una crisi economica. Si tratta di una crisi dei valori delle nostre società. Questa settimana, al vertice del G20 a Pittsburgh, i leader mondiali dovranno rispondere dimostrando l’impegno per una più verde, più etica, più equa e più equilibrata economia mondiale.

Questa «nuova globalizzazione» richiede un governo globale, basato sui valori umani universali che riflettono la realtà di interdipendenza economica. Il G20 ci dà la possibilità di amministrare la globalizzazione, la possibilità di sviluppare un modello sostenibile per sostituire il fallimento dei mercati finanziari. Credo che l’Europa abbia molto da offrire per sviluppare questa nuova architettura globale. Siamo stati per 60 anni un laboratorio per la cooperazione transfrontaliera sovrannazionale; il modello europeo di società si sforza di superare la distruttiva dicotomia dei mercati non regolamentati o degli Stati più potenti. In Europa, prima di ogni riunione del G20, i leader dell’Unione Europea hanno pubblicamente assunto una posizione chiara e unita. Abbiamo cercato di costruire partnership, ulteriormente consolidando le sempre più strette relazioni transatlantiche e il rapido sviluppo dei collegamenti con le nazioni emergenti.

Non possiamo e non dobbiamo cercare di fermare la globalizzazione. Essa ha creato enormi ricchezze e ha permesso alla gran parte del mondo di uscire dalla povertà. Rapporti d’affari e scambi culturali hanno sostituito l’isolazionismo e la sfiducia. Precedenti crisi economiche hanno portato al protezionismo rampante - e, nel peggiore dei casi, ai conflitti che hanno ucciso decine di milioni di persone. Questa volta, nell’era della globalizzazione, stiamo lavorando insieme intorno al tavolo, piuttosto che combatterci sul campo di battaglia. Vi sono segni che, con le giuste decisioni di politica, ci dicono che possiamo avere una graduale ripresa nel 2010. Ma la nobile retorica del cambiamento non deve riportarci ai «soliti affari», una volta che cede all’immediata pressione economica.

Se il recupero è alla fine, il G20 deve sostenere la riforma dei mercati finanziari, con tolleranza zero per qualsiasi ritorno alle «vecchie cattive abitudini». Gli europei sono inorriditi dalle banche - alcuni dipendenti dal denaro dei contribuenti - ancora una volta pagando bonus esorbitanti. A Pittsburgh l’Unione Europea chiederà un’azione coordinata per fermare tutto ciò, basandosi sulle misure già adottate in Europa e altrove.

Questa non vuole essere una caccia alle streghe contro i banchieri. Una regolamentazione più efficace è nell’interesse di ogni responsabile di settore finanziario, e prudenti istituzioni finanziarie non dovrebbero essere alla mercé dell’incoscienza dei loro concorrenti. Alla vigilia del G20 la Commissione Europea sta proponendo un progetto per un sistema europeo di supervisione transfrontaliera finanziaria. Crediamo che essa possa servire come ispirazione per un sistema globale basato su simili principi.

Nel frattempo dobbiamo mantenere la nostra determinazione. Dobbiamo portare a compimento lo stimolo economico che ha garantito la recessione e che non è volto verso la depressione. La nostra priorità deve essere il risparmio e la creazione di posti di lavoro sostenibili. Ma il G20 deve anche impegnarsi a coordinare le strategie di uscita quando sarà il momento, per riportare le finanze pubbliche in salute. I membri del G20 devono anche assumersi la responsabilità di riequilibrare la crescita globale della domanda per aiutare a prevenire le crisi future.

Ci dovrebbe essere un forte ruolo per il Fondo monetario internazionale; con la promessa fatta al vertice di Londra di fornire al Fmi 500 miliardi di dollari per le nuove risorse, l'Ue si è impegnata a contribuire con più di un terzo della cifra. La riunione a Pittsburgh deve puntare il dito sul ruolo del Fmi.

Il G20 deve anche compiere progressi sulla riforma delle quote del Fmi e sulla rappresentanza. Tutte le più grandi economie del mondo dovrebbero avere una voce, commisurata alle loro dimensioni. Essi dovrebbero anche assumersene la responsabilità.

L’Europa spingerà al massimo nella lotta contro il cambiamento climatico. A confronto con tale questione, il progresso economico non conta nulla. Ci sono meno di 80 giorni di distanza dalla conferenza di dicembre sui cambiamenti climatici a Copenaghen, ed è il momento di fare sul serio.

Il messaggio che porterò ai miei colleghi del G20 a Pittsburgh è chiaro. Dobbiamo ispirare il mondo con la nostra visione di un futuro dove i mercati aperti e la libertà di creare ricchezza sono all'interno di chiari principi etici e ambientali, fortemente sostenuti dal rispetto delle regole globali.

* José Manuel Barroso è il presidente della Commissione Europea (C) 2009 Global Viewpoint Network; (TM) Tribune Media services, Inc.

da lastampa.it
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