LA-U dell'OLIVO
Novembre 23, 2024, 11:02:42 pm *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: FRANCO BRUNI Merkel apprendista liberale  (Letto 1946 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Ottobre 02, 2009, 05:37:58 pm »

30/9/2009

Merkel apprendista liberale
   
FRANCO BRUNI


In vista di una più stabile maggioranza coi liberali, Angela Merkel ha commentato i risultati delle elezioni dicendo che «stasera possiamo festeggiare, ma poi avremo molto da lavorare». Forse nel lavoro che si aspetta c’è anche la definizione delle linee di fondo di un programma politico-economico per la nuova alleanza di centro-destra. Che sarà magari stato già deciso, visto che l’esito elettorale non è una gran sorpresa, ma non è stato rivelato, anche se le campagne dei due partiti hanno avuto punti in comune. Comunque, quel che non è deciso non sarà facile decidere. La nuova, probabile coalizione ha un sapore più normale e robusto, meno provvisorio di quella «grande» con i socialdemocratici sconfitti. Ma il proporzionalismo elettorale e l’organizzazione federale della Germania, col ruolo della Camera dei Laender, non favorisce alternanze programmatiche bipolari di nitore angloamericano. A spingere verso la polarizzazione sarà invece l’avvicinamento dei socialdemocratici all’estrema sinistra. Non è detto che ne risulterà una politica economica tedesca più chiara e lineare. Né è chiaro l’effetto sull’europeismo della Germania, che da tempo latita: la costruzione europea tende a soffrire quando le politiche nazionali si radicalizzano, perché le sedi comunitarie, di per sé, non hanno ancora abbastanza autonomia per comporre i contrasti in modo costruttivo.

Si parla di riduzioni di imposte, che entrambi i partiti della prevedibile futura coalizione hanno promesso in campagna elettorale. Ma, a parte il fatto che i tagli proposti da Merkel sono molto inferiori a quelli che vorrebbero i liberali, non è evidente come la Germania possa basare la sua politica economica su tagli di tasse con un deficit pubblico che nei prossimi anni è diretto a superare il doppio dei limiti di Maastricht e un debito che è previsto andare oltre l’80% del Pil. Il nuovo governo dovrà impegnarsi subito a far chiarezza sui margini di manovra che vede nel bilancio pubblico. La Commissione europea sta cominciando a ricordare ai Paesi membri che dovrà presto iniziare il rientro degli stimoli fiscali indotti dalla crisi: una coalizione tedesca lanciata sul taglio delle tasse rischia di stonare, a meno che non trovi spazi importanti per ridurre le spese.

La questione non è indifferente neanche per la politica monetaria, poiché il ritorno a tassi di interesse più normali è più arduo se i disavanzi pubblici non scendono. La Bce è in un momento particolarmente importante e delicato, anche perché sta per ricevere nuovi compiti di vigilanza finanziaria: ha bisogno di tutta la sua autorevolezza e indipendenza. La Germania ha sempre insistito più degli altri per assicurargliele. Su questo fronte la posizione del nuovo governo tedesco andrà presto svelata con limpidezza, sarà determinante ma non è affatto scontata: finora la gestione della crisi bancaria tedesca è stata molto meno che trasparente, con qualche reticenza nel comunicare le informazioni agli altri vigilanti europei; e nella Grande coalizione questo atteggiamento è forse da attribuirsi più alla Cdu che alla Spd.

Da un governo più «liberale» dovremmo attenderci comportamenti diversi dall’intrusivo nazionalismo nella vicenda della Opel. Ma le prime dichiarazioni di Merkel paiono voler moderare le aspettative di discontinuità. Dovremmo attenderci liberalizzazioni e rilancio degli investimenti interni, della domanda interna in generale, con una minor dipendenza dalle esportazioni. Questo andrebbe benissimo per il riequilibrio macroeconomico mondiale: anche il G20 ha chiesto che al freno della spesa Usa corrisponda una riduzione della propensione a esportare delle economie con bilancia dei pagamenti in avanzo permanente. La struttura produttiva tedesca ha passato gli ultimi anni a comprimere i costi, soprattutto quelli del lavoro. Ora dovrebbe convincersi che esser competitivi non significa massimizzare le esportazioni. È meno rigida di una volta: ma cambiarle rotta è ancora come far virare un grande bastimento.

Anche il tema dell’energia è entrato nella campagna dei partiti che pensano di allearsi. Potremmo aspettarci più nucleare e meno dipendenza da fonti tradizionali di origine russa, in un quadro di più deciso coordinamento europeo. Ma la questione è intrisa di politica estera e dunque, oggi, ardua da prevedere quanto da affrontare. La Germania ha ottenuto un risultato innovativo da elezioni mantenute su toni moderati ed educati. L’Italia che, come ha ricordato Sergio Romano, dovrebbe imparare, spera che il nuovo governo tedesco dia presto il buon esempio anche sul piano delle realizzazioni e torni a combattere come una volta perché l’Europa avanzi la sua integrazione economica e politica.

da lastampa.it
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!