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Autore Discussione: Per unire l'Italia verrà la Rai con i nuovi Mille?  (Letto 2460 volte)
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« inserito:: Agosto 26, 2009, 04:30:53 pm »

26/8/2009

Per unire l'Italia verrà la Rai con i nuovi mille?

   
ROLANDO PICCHIONI


Caro Direttore,

sul tema del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia che sta dividendo più che unendo il Paese in questi giorni, la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura ha elaborato il progetto culturale e produttivo di un format televisivo a puntate, con l’idea di ricongiungere storia e futuro ritornando con i giovani delle scuole italiane nei luoghi simbolici dove è stata scritta l’Unità nazionale e dove sono sedimentati i suoi momenti fondativi. Teano e Caporetto, Sant’Anna di Stazzema e piazza Fontana, ma anche Maranello e Sanremo, i luoghi dell’industria e dello sport, del boom e dei miti di massa.

La proposta vorrebbe rafforzare un programma di celebrazioni che finora - al centro come alla periferia - appare più sensibile sul fronte della «cultura materiale» che su quello della ricognizione dei fondamenti dell’identità comune. Già oltre un anno fa la Fondazione ha sottoposto il progetto al Comitato Nazionale e a quello piemontese per le Celebrazioni, che l’hanno inserito nei loro dossier, e ai direttori di rete Rai senza il cui apporto esso non potrebbe venire realizzato. La risposta finora non c’è stata. Speriamo arrivi presto.

Il format prevede una nuova e pacifica «spedizione dei Mille», formata da giovani delle scuole superiori: un viaggio a ritroso da Sud a Nord attraverso i luoghi simbolo che hanno scritto la storia dell’Italia unitaria. Genova Quarto, Lampedusa, Capaci, Teano, San Giovanni Rotondo, Valle Giulia, Sant’Anna di Stazzema, Maranello, Predappio, Caporetto, Vajont, piazza Fontana, Sanremo, il Parlamento Sabaudo di Torino. L’Italia che prega e l’Italia arrabbiata, l’Italia in guerra e l’Italia che lavora, l’Italia criminale e il sogno dell’Italia di domani. Quattordici simboli che, in maniera diversa, hanno contribuito a plasmare la coscienza e l’identità nazionale, a rafforzarla o a metterla in discussione. Dove si trovano sulla carta geografica? Come sono fatti? Cosa c’è attualmente? Quali tracce fisiche e ideali conservano della memoria che li ha attraversati e li ha resi icone, forse discutibili ma indelebili, del nostro essere italiani?

Il viaggio intende compiere una prospezione della nostra memoria collettiva attraverso il confronto con le pietre, le persone e le anime dei diversi luoghi. In ogni tappa i ragazzi incontreranno una classe di coetanei del posto, che farà loro da guida sul territorio. Si confronteranno con scrittori, intellettuali e testimoni. Il loro contributo, registrato e montato sotto forma di videoclip, verrà commentato in studio da ospiti fissi (un editorialista, uno storico, un attore che interpreterà brani ed estratti delle vicende trattate) e da personalità legate ai singoli luoghi del viaggio.

Non un’agiografia del Risorgimento, dunque. E nemmeno una riedizione aggiornata dei racconti mensili del Cuore. Piuttosto una riflessione ideologicamente super partes sull’idea di identità nazionale, che non schiera eserciti occupanti né storiografi di corte, ma fa proprio l’impegno di riaprire anche presso le nuove generazioni la discussione sul senso di un’appartenenza comune che vada al di là dei successi della Nazionale o della febbre del Superenalotto.

La scelta del mezzo televisivo ovviamente non è casuale. La tv resta l’unico medium in grado di parlare un linguaggio autenticamente di massa e di far interagire i codici espressivi più diversi. Ma soprattutto è grazie ad essa che l’Italia è riuscita nella sola forma di unificazione compiuta, seppur in modo imperfetto: quella della lingua. Riportare la discussione su questo terreno appare tempestivo proprio ora che la storica contrapposizione koinè nazionale-lingue locali, con tutta la sua ricchezza dialettica e pedagogica, sembra essersi avvilita negli echi caserecci di un derby dialettale fra romanesco e lombardo. È una sfida che ci auguriamo possa venire raccolta, per poter fare responsabilmente come suggeriva Paul Valéry: «entrare nell’avvenire a ritroso».

Presidente Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura

da lastampa.it
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