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Autore Discussione: "Via gli stranieri". E la Romania scopre l'immigrazione  (Letto 2341 volte)
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« inserito:: Agosto 08, 2007, 08:05:15 pm »

8/8/2007 (14:50)

"Via gli stranieri". E la Romania scopre l'immigrazione
 
Un iracheno e un cinese ci accompagnano per le vie di Bucarest, membro dell'Ue dal 2007.

LUCIANA GROSU DA CAFE BABEL


Arabi, cinesi, indiani e turchi. La famosa area commerciale Europa, nella parte Nord di Bucarest, è un crogiolo di razze. Lungo le viuzze affollate di botteghe, clienti entusiasti comprano senza nemmeno guardare, mentre noi entriamo nel piccolo negozio di abbigliamento di Abdul-Hafiz Nawfal, un iracheno da vent'anni in Romania. Oppositore del regime di Saddam Hussein, ci racconta che ancora oggi incontra i suoi parenti solo in Romania tanto è ancora vivo in lui il timore di tornare in patria.

L'immigrato: «In Romania leggi Ue poco rispettate»
In un perfetto rumeno Nawfal afferma che la comunità araba è una delle più variegate. Ha l'impressione che gli abitanti dei 27 stati membri dell’Unione Europea sappiano molto di più sul mondo arabo dei suoi stessi concittadini. Questo piccolo imprenditore, che ha sposato una donna del posto, spiega: «I rumeni dovrebbero aver la possibilità di conoscere di più la nostra cultura, in modo da potere capire meglio le nostre tradizioni e la nostra solidarietà». Nawfal ritiene che la nuova situazione della Romania, entrata nell’Unione Europea il 1° gennaio 2007, sia un cambiamento positivo dal momento che non sono più richiesti i visti per muoversi da un Paese all'altro. L'iracheno condivide i valori europei ma aggiunge: «In Romania non si rispettano sempre le leggi Ue e c'è troppa burocrazia». Tra i problemi che sorgono per gli immigrati come lui c'è la procedura per l'ottenimento della patente di guida. L'esame si svolge solo in lingua rumena, mentre in altri Paesi, come il Regno Unito, esiste la possibilità di sostenere gli esami, avvalendosi di un servizio di traduzione simultanea.

Dentro la Chinatown rumena
Anche il quarantenne Jyaniu Ling, un agente immobiliare di successo, insiste sui problemi con la burocrazia, col suo inglese fluente: «A volte c’è bisogno di venti firme per un singolo foglio!». Lontano dalla sua nativa Cina, ha sposato anche lui una rumena ed è padre di tre figli. Vivono nel quartiere di Colentina, un’area residenziale con palazzoni di dieci piani. È una futura Chinatown. Molti cinesi hanno affittato appartamenti e si sono trasferiti con le loro famiglie miste. Ling è in Romania da quindici anni e rifiuta di prendere la cittadinanza rumena che potrebbe fargli perdere quella cinese.

Proseguendo la conversazione in rumeno, Ling descrive il suo Paese di adozione come un paradiso di opportunità imprenditoriali, ma lamenta che fare affari è diventato «più difficile di prima a causa di regole sempre più restrittive». Le società europee che operano sul mercato rumeno sono quelle che beneficiano di più di questi cambiamenti. Ling racconta che da quando la Romania è entrata nell’Ue si sono visti cambiamenti concreti. Stanno aggiustando le strade e moderni edifici stanno spuntando un po’ dappertutto a Bucarest. «Di solito si perde molto tempo bloccati nel traffico», afferma Ling. «In Cina cerchiamo di risolvere questo problema costruendo autostrade», dice, parlando con fierezza del suo Paese d’origine. Ritiene inoltre che la periferia di Bucarest dovrebbe essere concepita in modo più attento come si fa in Cina, dove molte importanti istituzioni vengono situate nelle periferie cittadine per migliorare il traffico e incoraggiare la crescita economica dell’area. Come Nawfal anche Ling pensa che i media locali mostrino scarso interesse per il mondo cinese. «Ci dovrebbero essere più scambi tra i due Paesi e più eventi culturali cinesi in Romania», aggiunge. «I rumeni sono persone amichevoli».

Nonostante l'integrazione, alcuni uomini d'affari rumeni non sembrano felici di dividere la scena con i «nuovi arrivati» stranieri. Poco lontano il 55enne Marian Aurescu vende scarpe di pelle prodotte in Romania. Non si trova a suo agio, quando deve parlare della «intrusione degli stranieri» nella vita commerciale di Bucarest. «Vengono qui e vendono roba di cattiva qualità a basso prezzo. Chiaro che la gente poi compri da loro», arringa. Le sue scarpe sono originali e sono fatte «per durare». «Spero che un giorno i rumeni imparino a rispettare sé stessi e il loro Paese».

da lastampa.it
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