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Autore Discussione: Ammalarsi di caldo, allarme in Europa  (Letto 2925 volte)
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« inserito:: Agosto 06, 2009, 03:52:38 pm »

I cambiamenti climatici, per gli esperti, aumentano di 6 volte il rischio di morte prematura

Ammalarsi di caldo, allarme in Europa

Malattie respiratorie in aumento. I medici inviano un documento-denuncia alla Ue


Il caldo può trasformarsi in un killer, in modo particolare per chi deve fare i conti con asma, infezioni polmonari e bronchiti croniche, cioè quasi sei milioni di persone solo in Italia. Nella memo­ria sono ancora vive le immagini dell’estate 2003: un Paese travolto da un’ondata di afa che uccise ol­tre cinquemila anziani. In tutta Eu­ropa si contarono 40mila vittime. Ma non è finita lì. Sono passati sei anni e il proble­ma è sempre più attuale. Le estati torride, infatti, sono la cartina di tornasole di un surriscaldamento del Pianeta che ha effetti pesanti sulla salute. È colpevole di morti premature soprattutto per chi sof­fre di malattie respiratorie: i cam­biamenti climatici, infatti, moltipli­cano di sei volte il rischio di mori­re. Di più: basta che la temperatu­ra globale salga di un grado per far aumentare dall’1 al 3 per cento le probabilità di ammalarsi grave­mente anche tra la popolazione sa­na.

L’allarme arriva dalla Società eu­ropea di malattie respiratorie (l’ Eu­ropean respiratory society , Ers) e dall’ Health & environment allian­ce che si batte da anni per contene­re l’aumento delle temperature a 2 gradi rispetto a quelle preindu­striali. Le due organizzazioni sani­tarie, leader a livello internaziona­le, hanno presentato il primo ago­sto un documento all’Unione euro­pea in cui chiedono a Bruxelles di occuparsi della questione. Lo fan­no spinti dai dati choc del 2007: se­condo l’Organizzazione mondiale della sanità, i malati di asma sono 300 milioni, mentre la broncop­neumopatia cronica ostruttiva (Bpco) ne colpisce 210. È una rivoluzione. È la prima volta, infatti, che una società scien­tifica come l ’European respiratory society , con novemila esperti in 100 Paesi, scende in campo per de­nunciare le conseguenze sulla salu­te dei cambiamenti climatici (www.ersnet.org). «È un proble­ma su cui nessuno può più chiude­re gli occhi — spiega l’epidemiolo­go Francesco Forastiere, tra gli au­tori del paper appena consegnato all’Ue —. Tutti siamo chiamati a un’assunzione di responsabilità». Del resto, negli ultimi venti anni le ondate di calore sono pratica­mente raddoppiate. Lo ha dimo­­strato, studi scientifici alla mano, Paola Michelozzi, epidemiologa dell’Asl Roma E, intervenuta al Fo­rum internazionale della Salute (Sanit) dello scorso giugno: tra il 1981 e il 1990 i giorni di super-afa nell’area del Mediterraneo sono stati 234 (il 21%) contro i 413 (il 38%) del periodo compreso tra il 1991 e il 2000. Un esempio delle nuove estati torride arriva da Mila­no.

I dati dell’Osservatorio Milano Duomo mostrano che tra il ’71 e l’80 le temperature medie erano di 21,4 gradi a giugno e 24,3 a luglio contro i 24,1 gradi di giugno e i 25,9 di luglio degli anni tra il 2001 e il 2008. Un record di giorni caldi, insom­ma, che si ripercuote direttamente sulla salute. L’effetto più diretto della calura è l’aumento della vi­scosità del sangue (volume del pla­sma, aumento di globuli rossi e piastrine, innalzamento del livello di colesterolo): di qui le morti per cause circolatorie e cerebrovascola­ri. Ma le temperature alte aggrava­no anche le condizioni di salute di persone già ammalate, provocan­do decessi per le cause più varie. Jon Ayres, direttore dell’ Institu­te of occupational and enviromen­tal medicine dell’Università di Bir­mingham, anche lui tra gli autori del documento apparso sull’ Euro­pean Respiratory Journal , spiega: «In estate, quando la temperatura aumenta in maniera significativa, gli effetti sui pazienti con malattie croniche sono drammatici. Se noi potessimo migliorare il sistema di riscaldamento e le informazioni per i pazienti con malattie respira­torie, incoraggiando l’Unione euro­pea ad introdurre misure più effi­caci per mitigare gli effetti dei cam­bi climatici, ridurremmo sensibil­mente il numero dei decessi». Insiste Genon Jensen, direttore esecutivo dell ’Health and enviro­ment alliance ( www. env- hel­th. org): «Le recenti ricerche dimo­strano che un’aria più pulita asso­ciata a una politica contro i cambia­menti climatici può ridurre il nu­mero dei ricoveri ospedalieri e le morti premature. Questo potrebbe rappresentare un’ancora di salvez­za per il sistema sanitario e un ri­sparmio di 25 miliardi di euro». Non solo. Gli effetti dei cambia­menti climatici sulla salute vanno oltre le ondate di calore. «Nel docu­mento presentato a Bruxelles sono indicati almeno altri quattro pro­blemi sanitari strettamente legati al climate change — spiega Fora­stiere —. Le conseguenze con rile­vanza sanitaria sono: 1) l’innalza­mento della temperatura che po­tenzia l’inquinamento atmosferi­co: nei giorni di afa è anche più al­to l’ozono; 2) la crescita degli epi­sodi di alluvioni che fanno aumen­tare l’umidità nelle abitazioni e, di conseguenza, le muffe che provo­cano problemi respiratori; 3) il di­lagare delle malattie allergiche an­che al di fuori dei periodi tradizio­nali; 4) il cambiamento nella circo­lazione delle patologie da virus e agenti infettivi». Dal 2004 la Protezione Civile ha attivato in 27 città italiane un siste­ma di allerta contro le conseguen­ze delle ondate di calore: dal 15 maggio al 15 settembre vengono comunicati attraverso bollettini giornalieri i possibili effetti sulla salute delle condizioni meteorolo­giche previste a 24, 48 e 72 ore. In caso di necessità sono pronti a scattare piani di intervento per aiu­tare i soggetti più a rischio, in par­ticolare gli over 65. Ma non basta. La questione va risolta anche alla radice: gli esperti adesso si atten­dono un segnale forte contro il sur­riscaldamento globale dall’Unione europea. In nome della salute di tutti.

Simona Ravizza
sravizza@corriere.it
05 agosto 2009
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