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Autore Discussione: GABRIELE FERRARIS Vogliamo ricomprarci l'anima  (Letto 2623 volte)
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« inserito:: Agosto 04, 2009, 03:18:40 pm »

4/8/2009
 
Vogliamo ricomprarci l'anima
 
GABRIELE FERRARIS
 
Fra tutte le generazioni sconfitte del Novecento, la nostra, dei giovani tra Sessantotto e Settantasette - tra Carlo e Groucho Marx, tra Starsky e Hutch - è la più sconfitta, la più disperata e ridicola. La Lost Generation andava a Parigi e scriveva Festa mobile, la Beat Generation andava a Frisco e scriveva Urlo: ma la più sconfitta delle generazioni sconfitte non ha più posti dove andare, né libri da scrivere (neppure da leggere, per dirsela tutta); solo una memoria lontana e cattiva. Così la nostra generazione disperata e ridicola s’aggrappa all’unico suo ideale superstite - il denaro - e s’immagina di esorcizzare un futuro che fa paura, e un presente persin peggiore, ricomprandosi l’anima e l’età dell’innocenza, quando eravamo realistici, chiedevamo l’impossibile e nell’attesa d’ottenerlo guardavamo Mork & Mindy in tivù. Poiché oggi dell’impossibile manco se ne parla, per recuperare la nostra age d’or ci riduciamo a pagare un canale tv che ci fa rivedere quei telefilm deliziosamente idioti.

Il commercio delle anime non l’ha inventato Faust, è florido da sempre. Oggi più che mai: nel recente passato molte anime sono state sventatamente svendute, con inevitabili, tardivi rimpianti, e conseguenti smanie di riacquisto. Il Mercato-Mefistofele prospera: al limite, incorre in qualche errore di marketing, come quando la Volkswagen, per lanciare il «nuovo Maggiolino», puntò sullo slogan «Se negli Anni 70 ti sei venduto l’anima, adesso puoi ricomprartela»; ignorando o fingendo d’ignorare che l’anima è anima solo se originale. Difatti, il «nuovo Maggiolino» Vw non convinse; mentre io mi sono ricomprato il mio Maggiolino, modello ’64.

Così sia per i telefilm: perché accontentarsi dei remake, se puoi avere l’originale, e allo stesso prezzo? Siamo sconfitti, ma conserviamo un minimo di dignità: abbiamo abiurato su questioni cruciali, dal Vietnam alla Spiritualità, ma non avremo mai altro Fonzie all’infuori che Henry Winkler. Ehy!
 
da lastampa.it
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