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Autore Discussione: Il pericolo Arsenico nell'acqua e nei cibi  (Letto 4292 volte)
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« inserito:: Agosto 01, 2009, 04:33:56 pm »

Arsenico da record

di Emiliano Fittipaldi


Una ricerca del Cnr conferma che il comune di Gela è tra le aeree più inquinate del mondo.

Nel sangue dei campioni esaminati ci sono veleni di ogni tipo. Dal piombo al mercurio


 Ora avete il petrolio, disse l'ingegnere. "Il petrolio? Mi creda, se lo succhiano - disse il professore - se lo succhiano. E così finisce col petrolio: una canna lunga da Milano a Gela, e se lo succhiano". Leonardo Sciascia aveva capito. Aveva scritto in un racconto del 1966, 'Il mare colore del vino', che il petrolchimico della città siciliana non avrebbe portato una lira nelle tasche dei suoi abitanti. Mai, però, avrebbe potuto immaginare che, dopo 40 anni, la città sarebbe diventata famosa in tutto il mondo per i tassi mostruosi di malformazioni e tumori.

L'area di Gela è una delle più inquinate del mondo, ed è cosa nota. Ma ora l'Oms ha scoperto che nelle vene degli abitanti scorre anche arsenico. Il biomonitoraggio effettuato dal Cnr è durato mesi, e ha dato risultati choccanti: il sangue del 20 per cento del campione, composto in tutto da 262 persone, è pieno di veleno. Oltre all'arsenico ci sono tracce di rame, piombo, cadmio e mercurio. Non si tratta di operai esposti sul lavoro, ma di casalinghe, impiegati, giovani sotto i 44 anni. Residenti a Gela, Niscemi e Butera. Nelle loro urine sono stati trovati livelli di arsenico superiori del 1.600 per cento al tasso-limite. Facendo una proporzione sul totale dei residenti, a rischio avvelenamento potrebbero trovarsi più di 20 mila persone.

Non stupiscono, visti i risultati delle analisi, i nuovi dati sulla mortalità e le malattie, statistiche che arrivano fino al 2007: "Nell'area in studio", si legge nel rapporto pubblicato su 'Epidemiologia&Prevenzione', si osserva una mortalità generale per tutti i tumori significativamente più elevata, sia negli uomini sia nelle donne". Il boom riguarda il cancro alla pleura, ai bronchi e ai polmoni, con eccessi di patologie per lo stomaco, la laringe, il colon e il retto. Un disastro sanitario che è evidente anche nelle tabelle sulle malattie generiche, con troppi ricoveri per malattie psichiatriche e avvelenamenti. Che a Gela si muore d'ambiente sembra provarlo anche un'altro report firmato dall'Istituto superiore di sanità: tra i lavoratori del petrolchimico, i più a rischio sono quelli che, finito il turno, tornano a casa in città. I pendolari non residenti hanno tassi di mortalità per cancro polmonare molto più bassi.

Lo studio è uno spartiacque. Per la prima volta gli scienziati hanno in mano un potenziale nesso tra inquinamento del territorio e mortalità in eccesso. Un legame che dovrebbe indurre le istituzioni a darsi una mossa, mettendo in campo politiche di prevenzione più efficaci: anche se non sappiamo ancora il tipo di arsenico che circola nel corpo dei gelesi (quello inorganico è cancerogeno, quello organico è tossico, ma assai meno pericoloso) gli scienziati chiedono subito maggiori controlli sugli alimenti, in particolare su verdure, pesci e crostacei.

Fabrizio Bianchi, epidemiologo del Cnr, ha coordinato la ricerca e non nasconde la sua preoccupazione: "L'impatto ambientale è indubitabile. In mare, nelle acque, sulla terra ci sono concentrazione di metalli superiori fino a un milione di volte i livelli accettabili. L'arsenico non era già presente in forme naturali, come dice qualcuno, ma è stato immesso dall'uomo. La 'pistola fumante'? Diciamo che abbiamo trovato i proiettili, ora dobbiamo capire chi ha sparato".

La procura indaga, ma il compito dei pm non è facile. Oggi a Gela è attiva la grande raffineria dell'Eni, ma nell'area per decenni hanno fabbricato clorosoda, acido cloridico e altri prodotti chimici. Le bonifiche già partite sono poche, la stragrande maggioranza dei veleni resta a terra. "Siamo ancora alle conferenze istruttorie", chiosa Bianchi: "Bisognerebbe accelerare l'iter, anche perché l'arsenico è un composto che non rimane a lungo nel corpo. Le grandi quantità che abbiamo trovato dimostrano che l'esposizione è tutt'ora in corso".

(31 luglio 2009)
da espesso.repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Agosto 29, 2009, 11:22:49 am »

RICERCA

28/8/2009
 
Il pericolo Arsenico nell'acqua e nei cibi
 
Pochi riescono a eliminarlo dal corpo
 
 
L'arsenico può esssere un veleno o, per meglio dire, è un semimetallo tossico che può causare avvelenamento se assunto in dosi variabili e per lungo tempo.
Un nuovo studio ha scoperto che non tutte le persone riescono a smaltire dall'organismo l'arsenico ingerito per mezzo dell'acqua da bere e alcuni alimenti come, per esempio, i frutti di mare.

I ricercatori americani, coordinati dal dr. Kevin Francesconi, hanno appurato che alcune persone riescono, fortuna loro, a eliminare fino al 90% l'arsenico introdotto nel loro corpo, mentre ci sono persone che invece riescono ad espellerne solamente il 4%.
È chiaro che, per coloro che non riescono a eliminarlo adeguatamente il rischio per la salute diventa serio dato che il semimetallo si va a depositare nei tessuti e intossica il corpo con effetti che vanno dai tumori della pelle fino alle malattie cardiovascolari, il cancro e, forse, il diabete.

Secondo l'OMS ci sono molti paesi al mondo le cui acque potabili contengono livelli di arsenico oltre i livelli massimi accettabili fissati in 50 parti per miliardo. L’Unione Europea ha abbassato la concentrazione massima ammissibile di arsenico nell’acqua potabile a 10 microgrammi per litro (µg/l).
La gran parte degli acquedotti in Italia rientra in questa limitazione, tuttavia esistono zone in cui questo limite è superato. Per contro, va detto che con un'assunzione giornaliera per circa 70 anni di 2 litri d'acqua che sia compresa nel limite imposto si assumono circa 0,5 g di arsenico.
Il problema non si pone per chi riesce a smaltirlo adeguatamente, mentre è un po' diverso per chi non ci riesce, tenuto conto che l'arsenico si assorbe anche attraverso la pelle, i polmoni respirando l'aria inquinata. L'arsenico è presente anche in certi composti chimici per il trattamento del legno, nei fuochi d'artificio, certi pesticidi per l'agricoltura, certi disinfestanti, certi circuiti elettronici…
«Questa variabilità individuale osservata nel trattamento dell'esposizione [all'arsenico] ha notevoli implicazioni per la valutazione del rischio da ingestione di arsenico» hanno commentato i ricercatori.

(lm&sdp)

I risultati dello studio saranno pubblicati sul numero del 21 settembre 2009 della rivista "ACS's Chemical Research in Toxicology".
 
da lastampa.it
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