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Autore Discussione: VINCENZO NIGRO. Il Ft: "Silvio è una vergogna ma l'Italia non sta meglio"  (Letto 3542 volte)
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« inserito:: Agosto 01, 2009, 03:52:24 pm »

Una lunga e preoccupata analisi dell'inglese Financial Times

"Allo scandalo escort si affianca l'assenza di una alternativa"

Il Ft: "Silvio è una vergogna ma l'Italia non sta meglio"

di VINCENZO NIGRO


Partendo dalle rivelazioni sugli scandali di sesso che mettono in serio dubbio il ruolo di Silvio Berlusconi come primo ministro, una lunga analisi pubblicata oggi tra i commenti del Financial Times getta una luce veramente preoccupante sulle possibilità di ripresa del quadro politico italiano. Quello che in Italia molti provano a rimuovere, all'estero ormai viene percepito con chiarezza sempre più netta: "Berlusconi guida un regime basato sulla proprietà di un impero dei media che si allarga al controllo della televisione pubblica", ma a questo si aggiunge il fatto che "non c'è né un leader alternativo, né un movimento per il cambiamento capace di offrire al paese una alternativa di governo credibile".

Il commento è firmato da Geoff Andrews, autore di "Not a normal country: Italy after Berlusconi", e anche in questo caso liquida rapidamente i comportamenti di Berlusconi: "le quotidiane rivelazioni sui suoi scandali sessuali indicano a molti che è inadatto a guidare un governo. Eppure nella copertura internazionale e nella crescente condanna per il comportamento del capo del governo, vengono trascurati alcuni problemi più decisivi che vanno al cuore del declino italiano e la cui correzione non sarebbe possibile semplicemente rimuovendo Berlusconi dal suo incarico".

Per Geoff Andrews un problema centrale è la "corruzione al cuore del governo e la mancanza di trasparenza e responsabilità che mina gli sforzi per combatterla. C'è una cultura dell'illegalità che attraversa la società italiana, dall'evasione fiscale, al ruolo delle mafie criminali, agli scandali delle partite di calcio truccate (...) E ci sono due motivi perché tutto questo potrà continuare. Uno, Berlusconi guida un regime costruito sul suo impero mediatico che include il controllo delle televisioni nella quasi totalità e di buona parte della stampa scritta. Anche la Rai, la tv di Stato, ha evitato di seguire in maniera adeguata il caso di Patrizia D'Addario sul suo canale principale".

La seconda ragione che rallenta il miglioramento per il Ft è "la continua incapacità a rinnovare il sistema politico italiano dai tempi di Tangentopoli". La sinistra italiana ha attraversato una seria crisi di identità, ha cambiato nome di continuo negli scorsi anni ma ha fallito nell'individuare una agenda delle riforme che questo periodo di opportunità le chiedeva". Per il Ft è stato Berlusconi ad approfittare del vuoto politico aperto dalla sinistra: "Sin dal suo arrivo sulla scena politica nel 1994 Berlusconi ha rimodellato la cultura e i valori della politica italiana a sua immagine (...) Il fallimento della classe politica italiana nel riformarsi ormai da alcuni decenni ha avuto come risultato il fatto che il populismo di Berlusconi sia stato capace di rispondere alla paure quotidiane degli italiani, per quanto inverosimile possa apparire agli osservatori stranieri".

La parte finale del commento è molto pessimista: "Anche quando Berlusconi dovesse lasciare la scena - e nonostante la sua crisi non c'è motivo di ritenere che questo avvenga presto - c'è poca speranza che la collaborazione incrociata fra i partiti possa portare a un nuovo sistema elettorale, maggiore responsabilità pubblica, maggiore indipendenza dei media, maggiore competizione per aprire i mercati". Andrew conclude dicendo che "la condanna internazionale dei comportamenti del premier ha portato se non altro all'inizio di un processo di auto-analisi nel paese. Vedremo se questo porterà a maggiore introspezione oppure produrrà l'energia necessaria a rilanciare uno spirito di riforme per il futuro".

(31 luglio 2009)

da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Agosto 02, 2009, 04:06:52 pm »

"Io, Terry, a Palazzo Grazioli col premier e altre venti ragazze"

I regali: "Ciondoli, tartarughe. Ho ballato cobn Silvio e abbiamo fatto le 4 del mattino"

Ammette di aver conosciuto Frisullo (Pd).

Incontri intimi: "No comment"


di GIUSEPPE D'AVANZO e GIULIANO FOSCHINI


 Il racconto di un'altra donna che ha partecipato ai festini di Berlusconi "Una sola volta. Ho avuto mille euro". Non risponde su aspetti sessuali

BARI - C'è a Bari, dopo Patrizia D'Addario, una seconda signora che ha ammesso dinanzi agli investigatori di aver trascorso una notte a Palazzo Grazioli. A invitarla, e poi a rimborsarla con mille euro, è stato Gianpaolo Tarantini. La signora si chiama Maria Teresa De Nicolò, ha 37 anni, è nata e vive a Bari. Repubblica l'ha incontrata insieme con il suo avvocato, Sabino Strambelli.

Che subito tiene a dire: "Finora Maria Teresa non ha detto una parola, le sue condotte sono state e continueranno a essere rispettose del segreto istruttorio, ma ora ci sembra giunto il tempo di precisare alcuni fatti. Leggiamo troppe interpretazioni falsate del suo presunto ruolo in questa vicenda, distorsioni che arrecano danno all'immagine e alla reputazione della mia assistita".

Maria Teresa De Nicolò tace con il volto un po' rigido mentre il suo avvocato spiega le ragioni del perché "Terry" si sia decisa a rispondere a qualche domanda.
"Voglio dire - conclude il legale, Sabino Strambelli - che la signora De Nicolò non è indagata in nessuno dei tronconi di indagine dell'inchiesta del pubblico ministero Giuseppe Scelsi. È vero, è stata ascoltata dagli inquirenti, ma soltanto come persona informata sui fatti: il suo nome, contrariamente a com'è stato riportato da alcuni quotidiani, non è mai stato associato a fatti che attengono né all'uso e allo spaccio di stupefacenti né al reclutamento di ragazze per feste e festini tantomeno sull'asse Bari-Milano".

Gianpaolo Tarantini è il giovane imprenditore di Bari che, secondo le provvisorie evidenze raccolte dalla magistratura, ingrassa affari e influenza ingaggiando ragazze per allietare le feste di Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli e a Villa Certosa e, interessato agli appalti della sanità pubblica pugliese, ripete lo schema a livello regionale.

Signora De Nicolò, lei conosce Gianpaolo Tarantini?
"Sì".

Quando lo ha conosciuto?
"Alcuni anni fa, quando fui invitata a una festa nella sua villa di Giovinazzo, alle porte di Bari".

Di che tipo di feste si trattava?
"Erano feste molto tranquille. Gianpaolo partecipava con sua moglie, c'erano i suoi amici e molta musica e molta allegria".

Gianpaolo Tarantini l'ha mai invitata a feste a Villa Certosa dal presidente Berlusconi?
"No, a villa Certosa non sono mai stata invitata".

Ma lei ha conosciuto il presidente Berlusconi?
"Sì".

Quando?
"Una sera del settembre del 2008 a Palazzo Grazioli".

Come andarono le cose?
"Se intendete come andarono prima, andarono così: Gianpaolo non mi dice subito che dobbiamo andare dal presidente del Consiglio. Mi chiede di raggiungerlo a Roma - naturalmente, a sue spese - per partecipare a una festa. Prenota, per me, una stanza in un albergo di via Margutta. Gianpaolo è al de Russie, a piazza del Popolo. Sistemo il mio bagaglio e lo raggiungo. Soltanto allora, lì al de Russie, mi dice che dobbiamo andare a casa del "presidente". Io chiedo: "Quale presidente?". Non avevo mica capito che si trattasse di Berlusconi. E, quando Gianpaolo me lo dice, confesso di sentirmi molto gratificata e anche un po' incuriosita".

Bene, come andarono le cose dopo?
"Siamo una ventina, diciamo in un rapporto di un uomo ogni quattro ragazze. Dopo una breve attesa in cortile, ci fanno entrare in un salone dove ci vengono offerti champagne e tartine. Attendiamo per una decina di minuti l'arrivo di Berlusconi".

Lei com'era vestita?
"Con quello che, ho scoperto dalla lettura delle cronache di questi giorni, è una sorta di abitino di ordinanza. Gianpaolo mi aveva detto di indossare un vestito nero con un trucco leggero e io avevo scelto un vestito nero di Prada, scollato. Direi che vestivo con una eleganza frivola e seducente".

Bene, siete nel salone. Che cosa accade a questo punto?
"Arriva Berlusconi. È sereno, allegro, come al solito sorridente. Gli siamo presentate. Per chi non conosce, il presidente ha subito una parola gentile. Ci sono anche personaggi molto noti all'opinione pubblica e ai telespettatori italiani...".

Ci può fare qualche nome?
"Non lo ritengo opportuno".

Dopo l'aperitivo, tutti a tavola.
"Sì. In una grande tavola che ricordo ovale. Cena raffinata e una conversazione non banale, anche intorno ad alcuni temi politici".

Quali?
"È il settembre del 2008, e sulle prime pagine dei giornali domina la crisi dell'Alitalia. Se ne parlò e io, che ammetto di essere forse un po' invadente, intervengo e mi mostro preoccupata per il destino della nostra compagnia di bandiera. Berlusconi mi chiede: "Sei un'azionista di Alitalia?". "No", rispondo con una battuta: "Ho soltanto un mare di Millemiglia che non vorrei perdere"".

Da quel che ormai si sa delle feste di Palazzo Grazioli, le serate hanno diversi tempi. C'è il primo tempo di una cena dove domina la conversazione soprattutto sui successi del presidente: è quella che ci ha raccontato. Poi c'è un secondo tempo, più allegro e festaiolo. Il copione è stato rispettato anche quella sera?
"Sì. Dopo la cena arriva il turno di Apicella, con le solite canzoni napoletane. Su tutte ricordo Champagne di Peppino Di Capri. E addirittura, dopo averla richiesta, la canto anch'io, con sprezzo del pericolo. Il presidente mi rimprovera e mi prega di smettere. Non so dargli torto. Sono troppo stonata! Ma in quello che voi chiamate il secondo tempo, più che Apicella, l'attrazione, quella sera, è una cantante dalla voce splendida. Non italiana, e purtroppo non ne ricordo il nome. Era così brava che ero sicura di rivederla, prima o poi, in televisione. Chi lo sa come mai è stata trascurata, nonostante la sua bravura. Il canto è soltanto una parte del "dopo cena". Poi c'è la parentesi delle barzellette e del ballo".

Divertenti le barzellette del presidente? Si sa che sono un po' spinte o come direbbe Berlusconi "piccanti".
"Beh, io direi caserecce. Mi ha fatto sorridere".

Com'erano le ragazze?
"Belle. Ripeto, alcune anche famose. C'era un clima allegro".

E Berlusconi?
"Un ottimo padrone di casa. Quando arrivò scambiammo subito due chiacchiere, raccontò che a breve sarebbe partito per trascorrere una settimana in un centro benessere. Silvio si è dimostrato subito una persona alla mano".

Silvio?
"All'inizio, naturalmente, gli do del lei e lo chiamo presidente. Ma l'atmosfera è così informale che dopo un po' comincio a dargli timidamente del "tu". Poco dopo, prendo a chiamarlo Silvio".

C'era chi lo chiamava Papi?
"No, nessuno quella sera lo ha chiamato Papi e francamente mai lo avrei chiamato così".

Dunque, il secondo tempo. Dopo le barzellette, diceva, si comincia a ballare.
"Ballo con il presidente e anche con gli altri uomini presenti. Quando balla, è molto formale: non allunga le mani, non fa il polipo come ho letto in questi giorni sui giornali hanno raccontato le altre ragazze".

Le testimonianze raccolte finora raccontano di un terzo tempo nelle feste di Berlusconi, un tempo più esplicitamente sessuale come quello che il 4 novembre ha visto protagonista Patrizia D'Addario. Le informazioni raccolte da Repubblica indicano che lei ha partecipato a questo terzo tempo e ha dormito, con altre ragazze, a Palazzo Grazioli. È andata così?
"No, per favore non fatemi questo tipo di domande".

È stata retribuita per la sua partecipazione a Palazzo Grazioli?
"No, ho ricevuto a titolo di rimborso spese la cifra di mille euro".

Da chi?
"Da Gianpaolo Tarantini".

Berlusconi le ha regalato qualcosa?
"Due statuine e alcuni oggetti di bigiotteria".

Bigiotteria? O gioielli?
"Se mi dicono gioielli penso a Tiffany... In questo caso parliamo di bigiotteria: ciondoli di tartarughine e farfalle. E anche due soldatini".

Che ricordo ha di Berlusconi?
"Con me è stato gentile. Un ottimo padrone di casa e un eccellente intrattenitore. Abbiamo fatto le quattro di notte".

Ricorda che giorno della settimana era?
"No, non ricordo".

Quella è stata l'unica volta che è stata a Palazzo Grazioli?
"Purtroppo, sì".

Perché purtroppo?
"Mi sono divertita, sarei tornata volentieri. A chi non piacerebbe partecipare alle feste del capo del governo? Ma ci deve essere qualcosa di me che non è piaciuto a Silvio".

Che cosa?
"Non lo so, forse il fatto che fossi stonata (sorride). E poi a me piace discutere, dire sempre come la penso".

Lei ha mai chiesto a Tarantini perché non è stata più invitata a Palazzo Grazioli?
"Sì, una volta gliel'ho chiesto. E Gianpaolo mi ha risposto che forse il presidente vuole facce nuove alla sua tavola".

Alcuni giornali hanno scritto che lei a Milano procacciava ragazze per le feste del presidente. È vero?
"È assolutamente falso. Io, a Milano, sono andata soltanto in vacanza, non ho mai presentato nessun'amica a Gianpaolo anche perché faccio una vita abbastanza defilata".

Ha visto cocaina quella sera a Palazzo Grazioli?
"Assolutamente no".

Lei fa uso di cocaina?
"No".

Risulta dalle carte giudiziarie che alcuni testimoni hanno associato il suo nome all'ex vice presidente della giunta regionale pugliese, Sandro Frisullo, politico del Pd. Lei conosce Frisullo?
"Sì".

Come lo ha conosciuto?
"Me lo ha presentato Gianpaolo".

Ricorda in che occasione?
"No".

Vi siete visti soltanto una volta?
"No".

Fonti vicine all'inchiesta hanno confermato a Repubblica che lei ha avuto rapporti sessuali con il vice presidente della giunta. Ce lo può confermare?
"No, non voglio rispondere a questo tipo di domanda".

Ha ricevuto benefici economici per questi incontri?
"No, non insistete su questo genere di domande".

Signora De Nicolò, di cosa si occupa?
"Di arredamento e ristrutturazione di immobili. E poi adoro leggere: libri e giornali".

Ha letto nei mesi scorsi la lettera e l'intervista di Veronica Lario?
"Sì, ma non vorrei entrare nel merito di vicende così strettamente di carattere personale. Non sono un'ipocrita, ma il velinismo non mi piace. Per questo apprezzo quelle donne che hanno il coraggio di rivendicare il proprio ruolo nella società".

(7 luglio 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #2 inserito:: Agosto 12, 2009, 03:29:18 pm »

Nuovo intervento del direttore di Avvenire, giornale della Conferenza episcopale italiana

«Berlusconi ha creato disagio alla Chiesa»

«La gente ha recepito sofferenza, mortificazione e disagio per la tracotante messa in mora di uno stile sobrio»

 
ROMA - Il direttore di Avvenire, Dino Boffo, torna a rispondere a un sacerdote che si lamenta per «le mille prudenze» della Chiesa italiana sui recenti scandali che hanno coinvolto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. «La gente ha capito il disagio, la mortificazione, la sofferenza che una tracotante messa in mora di uno stile sobrio» ha causato alla Chiesa, scrive Boffo rispondendo a una lettera inviata da don Matteo Panzeri.

«CONCLAMATA SFACCIATAGGINE» - Don Panzeri dubita che i pronunciamenti ecclesiastici sulle «vicende morali» del premier «siano stati sufficientemente netti», anzi «appaiono segnali assai debolucci se raffrontati alla conclamata sfacciataggine con cui ciò che dovrebbe essere messo in discussione viene invece sbandierato». Replica Boffo: «Nessuno dei potenziali interlocutori dovrebbe trovarsi a pensare che parliamo o tacciamo per 'interesse' personale, per qualche esplicita o inconfessabile partigianeria».

Il direttore del quotidiano della Conferenza episcopale italiana chiarisce quindi che «la domanda che conta in queste circostanze è» se «la gente è riuscita a individuare le riserve della Chiesa. I più attenti hanno compreso anche i messaggi specifici lanciati fino a oggi a più riprese». Non è vero, secondo Boffo, che «quelli degli esponenti della Chiesa italiana siano stati interventi casuali o accenni fugaci impastati dentro a testi di tutt'altro indirizzo. Ciò che si è detto lo si voleva dire. Esattamente in quei termini».


12 agosto 2009
da corriere.it
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