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Autore Discussione: ALAIN ELKANN Il dialogo invisibile  (Letto 2189 volte)
Admin
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« inserito:: Luglio 06, 2009, 09:43:00 am »

6/7/2009
 
Il dialogo invisibile
 
 
ALAIN ELKANN
 
Nella mia vita ho conosciuto molte persone che hanno lavorato per la pace: una donna come suor Giuliana Galli del Cottolengo, a Roma il rabbino Toaff o il rabbino Disegni, oppure don Vincenzo Paglia della Comunità di Sant’Egidio, a Milano e a Gerusalemme il cardinale Martini, ad Amman il principe Hassan Bil Talal e a Gerusalemme gli scrittori Oz, Yehoshua, Grossman, Appelfeld, il presidente Shimon Peres. Io credo che tra persone di diverse religioni nascano amicizie solidissime e penso alla mia amicizia con lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun oppure ai moltissimi amici cattolici, ortodossi, atei o buddisti che ho nel mondo. La religione, l’appartenenza, la nazionalità, la famiglia sono cose veramente importanti e uno deve conoscere bene chi è e da dove viene e non rinnegarlo mai. Però bisogna saper guardare oltre il proprio recinto, oltre qualsiasi pregiudizio.

Bisogna capire che gli uomini sono tutti uguali nei diritti e nei doveri. \ Io credo che la profonda crisi economica e di valori spirituali che stiamo attraversando debba rinforzarci, farci trovare il gusto dell’amicizia e della solidarietà, ritrovare la forza d’animo, la volontà di fare, la volontà di ritrovare dei valori fondamentali. Non dobbiamo lasciare vincere il fanatismo, la voglia di dittatura, la voglia di vendetta oppure il disfattismo, l’abbandono, la malinconia. Il dialogo deve restare sempre aperto, non bisogna mai disperare e non bisogna neppure credere di prevedere ogni cosa e tantomeno di affidarsi al computer come àncora di salvezza motore di ogni cosa.

Bisogna conservare il gusto della sorpresa, del non previsto, la speranza che ci fa trovare o raggiungere cose che non pensavamo fossero possibili. Bisogna fare attenzione ma anche sapersi abbandonare alla vita. \ Ricordiamoci che la vita umana è imperfetta e imprevedibile e che l’uomo non può in alcun caso mai essere Dio. Però non bisogna lamentarsi, ma agire, vigilare e ascoltare e pensare che qualunque essere umano deve proteggere i suoi momenti di felicità.

Estratto dall’intervento tenuto ieri sera alla Milanesiana sul tema «Dialogo invisibile tra le religioni»

da lastampa.it
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