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Autore Discussione: KOFI ANNAN La crisi non sia l'alibi per i ricchi  (Letto 2206 volte)
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« inserito:: Luglio 05, 2009, 11:04:02 am »

5/7/2009 (1:1)

La vera priorità è uno sviluppo a prova di clima
 
La crisi non sia l'alibi per i ricchi

KOFI ANNAN


La catastrofe finanziaria è per l’Africa una crisi di sviluppo. Rivela la vulnerabilità del continente, non solo alla recessione economica, ma anche al cambiamento climatico. Il mutamento del tempo sta già avendo un impatto su tutti noi, ma in Africa in più mette a rischio la sicurezza alimentare, contribuisce alla diffusione di malattie come la malaria e alimenta le migrazioni di massa. Il sostentamento e le vite di milioni di persone sono minacciati.

Paradossalmente, però, la crisi offre anche un’opportunità unica per l’Africa. Il continente può diventare parte della soluzione, soprattutto nell’ambito delle energie rinnovabili e della riduzione delle emissioni di Co2. C’è la possibilità reale di indirizzare i Paesi africani verso un nuovo modello di sviluppo che gioverà, non solo il continente, ma a tutto il mondo.
Nel frattempo è fondamentale affrontare il cambiamento climatico. Per l’Africa ciò significa uno sviluppo "a prova di clima", incrementando i raccolti, investendo in colture resistenti ai cambiamenti climatici e in infrastrutture, promuovendo la raccolta delle acque piovane e ampliando le misure di controllo medico per prevenire le infezioni trasmesse da insetti, destinati ad aumentare. Per farlo, l’Africa ha bisogno di risorse aggiuntive, oltre e al di la’ degli attuali impegni per l’aiuto.

Le stime delle cifre necessarie per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare queste sfide oscillano tra i 50 e i 100 miliardi di dollari l’anno. Non agire aumenterà i costi futuri - sia finanziari, sia umanitari. Tutti abbiamo da perdere da un’inversione di marcia del progresso economico e sociale compiuto dall’Africa nell’ultimo decennio. La fioritura dei mercati potrebbe svanire e le opportunità di investimento svaporare, mentre aumenterà il rischio di instabilità politica. Ogni caduta di un punto percentuale nella crescita ha dirette conseguenze sociali a livello di nutrizione, mortalità infantile e frequenza scolastica. Tutto questo avrebbe un impatto anche sull’Europa.

Per tutte queste ragioni l’impegno e il sostegno continuo di tutti i Paesi del G8, è vitale. Come sottolinea il rapporto di quest’anno del gruppo di aiuto all’Africa ONE, molti donatori stanno onorando i loro impegni di aiuto nonostante la depressione economica. Essi comprendono il valore pratico degli investimenti per lo sviluppo dell’Africa e l’imperativo morale e politico di mantenere le proprie promesse. Essi sono consapevoli che l’Africa subisce le crisi economiche e climatiche, pur essendo la meno responsabile della loro origine. Purtroppo questo non è il caso di tutti i Paesi del G8. L’Italia, in particolare, è rimasta indietro proprio nel momento in cui ci si aspettava che desse l’esempio.

Non abbiamo bisogno di false promesse. Servono soluzioni che prevengano la catastrofe ambientale e siano eque per tutti gli esseri umani. Questo richiederà una leadership politica coraggiosa e una solidarietà senza precedenti tra i Paesi ricchi e quelli poveri. Questo G8 può ancora fare un passo decisivo nel sostegno all’agricoltura, degli investimenti nelle tecnologie verdi, del rafforzamento dei sistemi sanitari, aprendo anche una grande opportunità per l’industria europea. In questo momento cruciale, i partner internazionali dell’Africa non devono girare la testa dall’altra parte.

*Ex segretario generale delle Nazioni Unite
Presidente dell’Africa Progress Panel

da lastampa.it
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