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Autore Discussione: E dopo vent'anni la Lega vinse anche i sondaggi  (Letto 2212 volte)
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« inserito:: Giugno 12, 2009, 07:00:01 pm »

E dopo vent'anni la Lega vinse anche i sondaggi
 

Contrariamente al passato, il successo elettorale della Lega, in questa occasione, è stato anticipato dai sondaggi. Quello condotto da Demos e pubblicato sulla Repubblica due settimane prima delle elezioni ne stimava il risultato al 10,2%. Quasi tutti, però, la consideravano in crescita e sopra al 9%.

È la prima volta che capita. In precedenza si era sempre verificato l'inverso: la Lega, infatti, veniva puntualmente, sottostimata. Avvenne nel 1992 e nel 1994, quando superò l'8%. Ma soprattutto nel 1996, quando si presentò da sola, dopo aver fatto cadere il primo governo guidato da Berlusconi. I sondaggi più favorevoli le attribuivano il 4% circa dei voti. Superò il 10%: più di 4 milioni di voti. Il massimo della sua storia elettorale. Tre le ragioni principali per cui era difficile rilevarne la consistenza.

La prima rimanda alla reticenza degli elettori. I quali si vergognavano di ammettere di votare per la Lega perché si trattava di un partito stigmatizzato in pubblico, per gli argomenti e il linguaggio che utilizzava (in parte, gli stessi di oggi). Anche se poi, proprio gli argomenti e il linguaggio costituivano fattori del successo leghista. Altri partiti, prima della Lega, erano stati penalizzati dai sondaggi. La DC, ma anche Forza Italia, negli anni Novanta: perdevano i sondaggi e vincevano le elezioni. Perché molti elettori non ammettevano che li avrebbero votati. Si vergognavano di dirlo perfino alle persone con cui avevano contatti quotidiani. Figurarsi se l'avrebbero ammesso a un intervistatore che ti chiedeva per telefono la tua scelta di voto.

La seconda, invece, è riconducibile alla delimitazione territoriale dell'elettorato leghista, che rende(va) difficile rilevarne - e proiettarne - il peso attraverso campioni costruiti e distribuiti su base nazionale.
Un'ulteriore spiegazione rimanda alla prudenza dei pollster, i professionisti dei sondaggi, poco disposti a rischiare di fronte a dati inattesi e sorprendenti. Come le performance della Lega, il cui andamento elettorale ha conosciuto, in mezzo secolo di storia, cicli molto contraddittori. Il che induceva a moderare salti eccessivamente bruschi che emergevano dalle rilevazioni.

Questa volta, invece, nessuna delle ragioni esposte ha condizionato le indicazioni dei sondaggi. Tutti gli istituti e i ricercatori demoscopici si sono mostrati pronti a registrare la crescita dei consensi della Lega. E a riproporli puntualmente. Pubblicamente. Anche oltre la soglia critica - e simbolica - del 10%. Così, per questa volta almeno, i sondaggi hanno effettivamente colto nel segno. La Lega si è comportata in modo ragionevole. Secondo le previsioni. Senza scostarsi troppo dalle stime dei sondaggi. Il che è sicuramente utile a capire il cambiamento del rapporto tra la Lega e la società.
Infatti, se i sondaggi ci hanno preso, è perché, anzitutto, i suoi elettori non si vergognano più di affermare il loro voto. Dunque, perché la Lega si è "socialmente" normalizzata. Non ha cambiato linguaggio, argomenti, rispetto al passato. Anzi, continua a ribadirli. Li ripropone in modo più aspro di prima. Tuttavia, non scandalizza più. O comunque scandalizza meno di ieri. Perché molti altri soggetti politici, molti partiti e molti leader, non solo di destra, dicono cose simili in modo simile. Sugli stranieri, sugli zingari. Senza produrre indignazione e neppure disagio. Anzi: raccolgono consensi sempre più larghi. Non solo. Le rivendicazioni e le parole della Lega, anche le più violente, passate e ripassate sui media, hanno smesso di provocare. Sono perfino divenute più popolari.

In secondo luogo, la Lega è uscita dalle valli padane, è scesa in Padania, ha attraversato il Po e ha ottenuto risultati molto importanti nelle regioni rosse. Soprattutto in Emilia Romagna e nelle Marche. Ma anche in Toscana. Ha, quindi, smesso, di essere un fenomeno localizzato e locale. I campioni costruiti per i sondaggi sono in grado di registrarlo senza bisogno di correzioni e pesature statistiche.

Infine, anche i pollster, anche i ricercatori e gli analisti elettorali hanno accettato la presenza della Lega, senza considerarla più un accidente della scena politica nazionale. L'hanno catalogata e metabolizzata come parte dell'anomalia italiana, anomala non più di altre anomalie. Peraltro, non più anomala, neppure in Europa, vista l'avanzata in diversi paesi di forze politiche populiste e antieuropee, di orientamento molto diverso.

Semmai, oggi i maggiori problemi, per i professionisti dell'opinione pubblica e dei sondaggi, provengono dai partiti di Sinistra e dal PD. Chiusi in alcune zone, ben delimitate. La loro base: erosa da un'ampia area di elettori delusi. I quali, quando vengono intervistati nell'ambito dei sondaggi non rispondono. Ma non perché siano reticenti. Semplicemente: non sanno se voteranno. Ed è difficile rilevare il voto degli ex voto.

(12 giugno 2009)
da repubblica.it
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