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Autore Discussione: Scoperto il tesoro degli evasori totali: in Piemonte ...  (Letto 2520 volte)
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« inserito:: Agosto 07, 2007, 04:33:46 pm »

6/8/2007 (12:23)

I 500 nemici del fisco "Nessun euro a Roma"
 
Scoperto il tesoro degli evasori totali: in Piemonte l’anno scorso nascosti 760 milioni di incassi

CLAUDIO LAUGERI
TORINO


La sindrome di Robin Hood colpisce ancora. Ne sono affetti milioni di italiani, convinti che pagare le tasse equivalga a sottomettersi a un sopruso. Meglio evadere, togliere allo Stato ricco per dare ai poveri. Cioè, a se stessi. Un ragionamento condiviso dai 445 evasori totali e dai 32 «para-totali» (almeno il 50 per cento del fatturato «sommerso») scoperti dalla Guardia di Finanza del Piemonte dal gennaio 2006 al 31 maggio di quest’anno. Sono riusciti a nascondere al fisco 760 milioni di euro di incassi e hanno evitato di pagare 156 milioni di Iva. E questo soltanto al primo giro di tassazione. Sul «sommerso» sono calcolate anche imposte come l’Irap e svariati altri balzelli locali. Un cane che si morde la coda: più sono gli evasori, più Stato ed enti locali sono costretti a far pesare le tasse su chi ancora le paga. Così, gli onesti passano per fessi e i «furbetti» sorridono.


Le statistiche

Secondo il viceministro all’Economia Vincenzo Visco, i Robin Hood si annidano per l’80 per cento nel terziario, gli altri in agricoltura, industria e commercio (45 mila 570 violazioni soltanto per ricevute e scontrini fiscali scoperti con 222 mila 600 controlli). Un «sommerso» da 250 miliardi l’anno (198 prodotti dal terziario), poco meno del 18 per cento del Prodotto interno lordo del Paese. Un terzo di quei soldi è legato al «lavoro nero» (14 mila 770 lavoratori in nero, in Piemonte 468 con 204 titolari d’imprese denunciati), il resto è conseguenza di fatturazioni truccate al ribasso. E in Piemonte? «Difficile rispondere, lavoriamo quasi sempre su studi di settore e indicazioni ministeriali - spiegano alla Finanza -. Ci sono anche le investigazioni. Ma tempo e personale non bastano per approfondire gli accertamenti in tutte le direzioni». In molti casi, le anomalie segnalate dal ministero corrispondevano a situazioni di illegalità. Dalla bottega in centro dall’evasione milionaria (in euro), alle ditte di informatica che nemmeno risultavano nell’elenco dei contribuenti, alle società specializzate nell’import-export di auto con Paesi dell’Unione Europea che «giocavano» con l’Iva in modo da incassare i rimborsi senza aver mai pagato, ai professionisti con redditi da fame e gioielli su quattro ruote parcheggiati sotto lo studio. Tutti evadono, molti riescono anche a «eludere» il fisco, aggirando le norme in modo illegale per ottenere sconti e benefici non dovuti. Per le attività imprenditoriali più complesse, poi, è molto in voga l’utilizzo di prestanome. Di solito, personaggi nullatenenti compensati con le briciole di quanto finisce nelle tasche degli organizzatori delle evasioni milionarie. E qualche volta l’abbuffata di fondi sconfina addirittura nella bancarotta. L’azienda chiude, i dipendenti finiscono a casa senza paga, lo Stato non riceve un centesimo di quanto dovuto. Il cerino acceso resta in mano alla «testa di legno», che tanto non può pagare. E gli evasori-vampiri sono già lontani con il malloppo.


Le strategie

Nell’oceano fiscale nuotano troppi pesci. Impossibile un controllo a tappeto. Così, spuntano i programmi «Ermes 2», per i controlli nel settore degli agenti e dei rappresentanti di commercio; «Pandora» e «Pandora 2» per il settore dell’edilizia; «Pleiadi» per le truffe legate ai rimborsi Iva non dovuti; «Elio» per individuare il lavoro nero, soprattutto nel settore degli autotrasporti e dei corrieri; «Domus» contro le evasioni fiscali legate alle compravendite immobiliari; «Tax & Currency» per scovare gli illusionisti del 730, quei personaggi che incassano milioni di euro e non esistono negli elenchi dei contribuenti. Strumenti di repressione, che possono soltanto intaccare la corazza del sottomarino dell’evasione. Da anni, i finanzieri invocano la fine della stagione dei condoni (e in questo sembrano esauditi dal governo Prodi), ma anche un sistema di tassazione più semplice: poche norme e chiare, per evitare di offrire appigli ai «furbetti» e ostacoli per chi deve accertare le irregolarità. In occasione della festa della Guardia di Finanza, il comandante regionale Giuseppe Mango aveva richiamato anche la «necessità di una migliore efficienza dell’amministrazione», con un maggiore «interscambio di dati» per rendere più rapidi i controlli. Strumenti indispensabili per raggiungere «la probabilità effettiva che i veri evasori siano sottoposti ad accertamenti e controlli».

da lastampa.it
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