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Autore Discussione: Un test per il governo di Berlusconi il Pd cerca conferme al progetto Prodi  (Letto 2390 volte)
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« inserito:: Giugno 06, 2009, 05:26:03 pm »

Un test per il governo di Berlusconi il Pd cerca conferme al progetto Prodi
 
 
 
 di Marco Conti

ROMA - Ancora poche ore e domani sera si saprà se feste e vicende familiari sono state armi sufficienti a frenare la marcia di Silvio Berlusconi. I rifiuti napoletani e il terremoto abruzzese avevano fatto schizzare molto in alto i sismografi del gradimento. Soltanto un mese fa il Cavaliere sembrava imbattibile per qualunque forma di opposizione e pronto a marciare oltre il 40%, con un bottino di preferenze personali sopra i 4 milioni.

Ora il quadro appare nettamente diverso. L'esportazione del caso-Noemi e suoi derivati sulla stampa straniera, potrebbe essere l'unica ricaduta europea di questa campagna elettorale. Il logoramento e il tentativo di delegittimazione della leadership berlusconiana, in Italia e fuori, è forse il dato che le urne non riusciranno a cancellare e lo stesso premier sembra esserne consapevole quando annuncia per il dopo voto una campagna mediatica all'estero per spiegare come sono andate esattamente le cose.

La logica del referendum "pro o contro" Berlusconi ha prevalso anche stavolta, ma la stanchezza dell'elettorato rischia di produrre una valanga di astensioni e di gonfiare il bottino dei partiti "contro". La Lega è riuscita ancora una volta a far passare l'immagine di una forza di opposizione interna al governo. In questo modo mette assieme l'ovvia rendita che deriva dal gestire il potere, con il consenso scatenato su singole battaglie buone ancora da rivendicare, malgrado il Carroccio sia stato al governo in otto degli ultimi quindici anni. La competion tra Pdl e Lega è destinata quindi a riaccendersi se le urne forniranno nuovi equilibri di forza. E questo non solo perché già si è cominciato a parlare delle presidenze delle regioni Lombardia e Veneto, ma anche perchè Berlusconi ha alle spalle un partito che la confluenza di An rende geneticamente meno permeabile alle richieste leghiste.

Sul fronte opposto la leadership di Franceschini attende risposte decisive sulla stessa validità del progetto avviato a suo tempo da Romano Prodi con la nascita dell'Ulivo e proseguito poi da Walter Veltroni con il Pd. La soglia di sopravvivenza del principale partito d'opposizione è bel sotto il 33% delle ultime politiche, ma non è detto venga superata con facilità. L'appello al voto utile fatto ieri dal segretario del Pd - «noi unico e ultimo argine» al berlusconismo, punta a recuperare consensi nell'area della sinistra-radicale che difficilmente riusciranno a superare la soglia del 4%. Franceschini ha marcato in maniera stretta l'Idv di Di Pietro nel tentativo, si capirà presto quanto riuscito, di non lasciargli in mano il pallino dell'antiberlusconismo.

Tra qualche ore si comprenderà meglio anche il futuro dell'Udc. Fare opposizione dal centro non è facile, ma il contenitore può rappresentare un'attrazione per gli elettori che rifiutano uno schema bipolare che si regge sul pro o contro-Berlusconi. I temi legati all'Europa sono invece stati del tutto assenti dalla campagna elettorale, malgrado l'Unione viva un momento estremamente delicato e la crisi economica e finanziaria stia mettendo in difficoltà le istituzioni e le regole europee. Non siamo l'unico Paese a dare valenza politica interna al voto europeo, come dimostra lo scandalo inglese sulle note spese, ma resta alto il rischio di svegliarsi lunedì mattina con un Parlamento europeo per un terzo in mano agli euroscettici. 

da ilmessaggero.it
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