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« Risposta #1 inserito:: Giugno 15, 2009, 11:35:39 am » |
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15/6/2009 (7:21) - RETROSCENA
Il complotto e i soliti sospetti L’ultima grande paura: una foto di Zappadu che spunti durante il G8
FABIO MARTINI ROMA
L’Italia, Paese delle consociazioni ma anche dei complotti sospettati dietro ogni fronda, è pronta a consumare il nuovo thrilling politico. Il plot è già pronto e il primo a tirar fuori la storia del complotto anti-Silvio è stato il ministro Rotondi, un ex-Dc che nella sua vita di democristiano del Sud ne ha viste tante. Per qualche giorno lo hanno guardato come un marziano, ma ora che in tanti - Berlusconi, Cossiga, D’Alema - hanno cominciato a ipotizzare governissimi, lui può finalmente raccontare i suoi indizi: «Tutto è iniziato dopo il discorso del 25 aprile di Berlusconi, quello sulla Resistenza e sul ruolo decisivo dei comunisti. Mai come in quel momento i sondaggi erano all’apice, più che mai Berlusconi stava diventando il presidente di tutti e so che quella sera, è partito un tam-tam in alcuni giornali, per dire “è la solita berlusconata...”. Appena due giorni dopo, su “Repubblica” è scoppiato il caso-Noemi». Rotondi, che in questi giorni ha scambiato con Berlusconi informazioni sensibili, va oltre la solita tirata contro il gruppo Espresso: «Il giornale può aver fatto il suo mestiere, ma i mandanti, quelli che volevano far cadere Berlusconi, sono altrove. E vanno ricercati in due categorie molto diverse: tra i suoi nemici storici, ma anche tra quelli che potrebbero essere stati colpiti nei loro interessi materiali».
Rotondi allude forse alla camorra, colpita dal rischio dell’esaurimento del filone campano dell’immondizia? O all’immancabile concerto dei poteri forti, l’amministrazione Usa, il magnate Murdoch, la massoneria internazionale e nazionale? La sceneggiatura del nuovo thrilling in parte è già scritta. La vittima predestinata - Berlusconi - denuncia che vogliono farlo fuori. Lascia trapelare il nome dell’ “erede” - il Governatore della Banca d’Italia - ma non è in grado di indicare credibili mandanti. Come in tutti i gialli, ci sono anche gli amici sospettati (senza prove) di tradimento, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, il presidente della Camera Gianfranco Fini, persino il pacifico Gianni Letta. Anche se per l’ex Capo dello Stato Francesco Cossiga il coltello sarebbe nelle mani di tre persone: Carlo De Benedetti, Rubert Murdoch e Pierferdinando Casini. Un trio molto originale, almeno quanto il possibile colpo di scena tipico di ogni thriller: l ’”Armageddon”, lo scandalo finale. La paura inconfessabile a palazzo Chigi è che durante il G8 o pochi giorni prima possa uscire - chissà da dove e chissà dove - una foto compromettente dall’archivio del signor Antonello Zappadu, il fotografo che per mesi e mesi ha scrutato con occhiuta perseveranza ogni mossa del premier in Sardegna.
Ma nelle ultime ore la “vittima annunciata”, anche grazie alla tessitura del solito Letta, ha potuto apprendere che due “poteri forti” del sistema non lo colpiranno alle spalle. La dottrina e la prassi del Capo dello Stato Giorgio Napolitano non è destinata a cambiare: se cade l’esecutivo indicato dagli elettori si va direttamente ad elezioni anticipate salvo che non ci siano le condizioni per un “governo di scopo” e di larga convergenza, chiamato (come nel caso dell’incarico a Franco Marini), ad un incarico preciso, in quel caso modificare la legge elettorale. E anche dal Vaticano, i segnali sono tornati ad essere incoraggianti. Per un mese la Chiesa non ha fatto sconti a Berlusconi, dal primo editoriale su “Avvenire”, il 5 maggio, con quella invocazione alla «sobrietà» che col passare dei giorni è diventata freddezza, fino a diventare manifesto disagio nelle parole del cardinale Angelo Bagnasco. Ma, come ha potuto constatare nelle ultime ore Gianni Letta, una caduta verticale di Berlusconi viene vissuta in Vaticano come una sorta di “horror vacui”, tanto più se il dopo-Cavaliere dovesse prendere le sembianze del Governatore Mario Draghi o del presidente della Camera Gianfranco Fini, due personalità che Oltretevere non sono in cima alle preferenze.
Eppure, le quotazioni di un molto ipotetico “governissimo” sono di nuovo salite dopo l’esternazione di Massimo D’Alema sulle «scosse» nel governo. D’Alema, col suo passato da statista, vuole tornare nel gioco tra altri statisti? Pensa davvero al Governatore? Un battitore libero come Bruno Tabacci, un buon rapporto personale con Draghi, con D’Alema e ovviamente col suo leader Casini, non ha dubbi: «Ma no, se si apriranno per davvero i margini di un’operazione politica importante D’Alema pensa ad un rapporto diretto con un Tremonti, che fosse in grado di portarsi dietro anche la Lega. Bossi oggi è il miglior amico di Berlusconi, ma se la situazione diventasse indifendibile, la Lega sarebbe pronta a cambiar cavallo. E non sarebbe la prima volta».
da lastampa.it
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