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« Risposta #2 inserito:: Maggio 31, 2009, 09:16:04 am » |
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31/5/2009 (7:24) - COLLOQUIO CON ANTONELLO ZAPPADU
"Ma quale ricatto, è tutto in regola" Parla il fotoreporter: «Non ho mai trattato con il Cavaliere»
GUIDO RUOTOLO ROMA
In quei giorni, era il 3 dicembre scorso, mi trovavo a Rozzano, alla clinica Humanitas, per un intervento chirurgico. E trovandomi in quella situazione, chiamai Giacomo Amadori, mio amico, inviato di Panorama. Giacomo mi aiutò, come se fosse un fratello, una sorella, un parente. Naturalmente, in quegli incontri, parlavamo. Fu così che gli feci vedere una ventina di scatti, insomma tre, quattro servizi. Foto pixate, per non far riconoscere i volti». Sono le nove e passa di sera. Il cellulare di Antonello Zappadu torna a squillare. E risponde. Per tutta la mattinata, dopo aver appreso che era finito sul registro degli indagati della Procura di Roma, che i carabinieri lo cercavano per farsi consegnare le fotografie oggetto delle indagini, si era reso «irreperibile». Antonello Zappadu, fotografo di «frontiera» (qualcuno lo definisce «border-line»).
Memoria vivente della stagione drammatica dell’Anonima sequestri, amico di Grazianeddu Mesina. L’ultima volta che l’avevo incontrato mi raccontò che stava lavorando allo scoop della sua vita: andare in Colombia per tentare di fotografare e intervistare l’ostaggio in mano alle Farc, Ingrid Betancourt. Lui non era e non è un «paparazzo», è figlio d’arte, suo padre era giornalista Rai, è un fotografo giornalista che oggi si ritrova al centro delle polemiche e di una inchiesta giudiziaria per via degli scatti «rubati» a Villa Certosa e non solo. Dunque, a dicembre Zappadu mostra delle foto scattate nel maggio precedente al giornalista «amico» di Panorama. In quel pacchetto di foto c’era l’ex premier ceco Mirek Topolanek: «Questo lo sostiene il presidente Berlusconi. Io - sottolinea il fotografo - non ho mai saputo chi fosse quel signore». Dunque, a dicembre è lui che propone a Panorama tre, quattro servizi fotografici. Ma non se ne fa nulla. «Terminata la convalescenza rientrai in Sardegna - prosegue nel suo racconto Antonello Zappadu - e poi altri servizi, altri scatti, quelli di Natale. Sono poi partito per la Colombia, dove sono rimasto quattro mesi».
Arriviamo alla settimana che si sta concludendo. Mentre il fotografo sta trattando con diversi gruppi editoriali la vendita delle foto (si dice anche che stia trattando con una serie di tabloid inglesi del gruppo Murdoch), il 26 maggio, cioè martedì scorso, torna a farsi vivo Giacomo Amadori: «E’ lui che mi suggerisce di provare a vendere le foto al suo settimanale, Panorama. E’ vero - come dice il direttore di Gente - con loro, con il gruppo Hachette-Rusconi, non ho mai discusso del prezzo del servizio. Ed è anche vero che ho mandato via mail ad Amadori una quarantina, e non settanta come sostiene il legale di Berlusconi, di scatti. Tutti pixati, attento a non far riconoscere nessun soggetto presente nelle foto. Insomma, i volti erano nascosti. In chiaro, solo quello di Silvio Berlusconi, che compare però solo in poche fotografie. Ma insieme alla foto inviai anche quella bozza di contratto da proporre al gruppo Hachette, se avesse accettato di entrare nel merito della trattativa, nel quale solo in via teorica era fissato in un milione e mezzo di euro il prezzo delle foto. Ero consapevole che quella cifra era solo una base di partenza, pronto a scendere...».
Insomma, Zappadu respinge l’accusa di tentata truffa, intanto perché è stato Amadori a farsi vivo chiedendogli di proporre al suo giornale, Panorama, il servizio. Lui, in questi giorni, stava trattando con altri gruppi editoriali. E mastica amaro il fotografo, che respinge indignato l’accusa di essere il nuovo Corona che ricatta le vittime dei suoi scoop fotografici: «Quando mi ha chiamato Miti Simonetto, la segretaria di Berlusconi, ho capito che dovevo chiudere ogni contatto. Io pensavo di vendere le foto a Panorama. Non avrei mai trattato con Silvio Berlusconi». Sul contenuto dei suoi scatti, Zappadu non intende entrare nel merito. L’altra sera aveva confermato che nelle foto delle vacanze di Natale, «chi ha visto gli scatti ha riconosciuto Noemi Letizia». E che, a suo avviso, «diverse ragazze» immortalate «sembravano essere delle minorenni». Zappadu insiste sulla sua correttezza deontologica: «Non ho invaso una proprietà privata. Insomma, ho utilizzato gli strumenti professionali per fare i miei scatti sempre da fuori e mai dall’interno di Villa Certosa». Adesso, però, saranno i magistrati e gli investigatori a tentare di ricostruire la «verità».
da lastampa.it
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