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Autore Discussione: JOSE' BOVE' - DANIEL COHN BENDIT Europrogretti di economia politica  (Letto 1864 volte)
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« inserito:: Maggio 30, 2009, 10:17:29 am »

30/5/2009
 
Europrogretti di economia politica
 
JOSE' BOVE' - DANIEL COHN BENDIT
 

A qualche giorno da un voto d’importanza capitale per l’avvenire di tutti gli europei, le liste Europa-Ecologia sono già la prova di due cose che sembravano impensabili. Siamo riusciti a dimostrare che è possibile riunire un progetto condiviso dalle tre grandi famiglie storiche dell’ecologia politica: associazionismo, movimenti sociali e militanti politici. Questo raggruppamento è tanto più significativo in quanto ha permesso di sorpassare, senza negarla, l’opposizione tra due campi politici che molti vogliono credere inconciliabili. Certo, i traumi della campagna referendaria del 2005 restano. Valmy per gli uni, Waterloo per gli altri, il confronto ha lasciato profonde tracce nell’opinione francese. Perché sono due immaginari a confrontarsi, due diverse percezioni delle finalità e del senso della costruzione europea a essersi cristallizzate il 29 maggio 2005. Una parte della classe politica ne ha fatto un elemento della propria identità e si ostina a voler giocare di nuovo la partita, come vecchi tifosi nostalgici di una gloria passata, mentre l’altra parte si sforza di dissimularsi dietro la grande commedia dell’unità, a dispetto delle ferite interne.

Noi abbiamo fatto la scelta della riflessione, della chiarificazione delle divergenze per trovare una visione comune. Quando si tiene lo sguardo fisso sullo specchietto retrovisore, non si fa caso a quello che si ha davanti agli occhi. Dobbiamo affrontare sfide immense, la cui complessità ci impone di rispondere insieme. Il pericolo del crollo delle nostre economie, l’aumento della sofferenza della gente e i limiti delle risposte politiche classiche aggiungono urgenza sociale all’urgenza economica già evidente a tutti: queste due esigenze si impongono agli occhi della politica. Se si trascura l’una a favore dell’altra, si pagherà la crisi un’altra volta, e molto più cara. È in questi momenti che si decide il futuro e noi rifiutiamo di lasciarci bloccare in combattimenti di retroguardia.

La questione dei trattati, di Lisbona o altri, diventa secondaria. Sospeso alla volontà di un presidente ceco euroscettico e ultraliberale, o alla sola scelta di un elettorato irlandese stordito dalla recessione, il trattato di Lisbona entrerà in vigore nel 2010 o mai. È un testo utile per molti motivi. Promette la fine delle presidenze a turno del Consiglio e quindi dei «sarkoshow» nazionali. Soprattutto rinforza il ruolo da legislatore del Parlamento europeo. Sfortunatamente sia nel metodo che nella sostanza è un testo che non risolve l’essenziale e lascia intatto il profondo deficit di legittimità politica che mina la costruzione europea da una quindicina d’anni. Solo una reale legittimazione politica del progetto europeo da parte dei cittadini potrà risolvere la crisi di fiducia nei confronti delle istituzioni europee. Ecco perché proponiamo di rilanciare un vero processo costituente per dotare l’Europa di una Costituzione degna di questo nome, un testo corto e comprensibile a tutti, che ricordi agli europei i valori e i progetti che li uniscono, che descriva le istituzioni e dia sostanza alla cittadinanza europea che per ora è solo una finzione.

Che sia redatto da un’Assemblea Costituente specifica, dal prossimo Parlamento Europeo o in una nuova convention, prenderà la sua legittimazione con un referendum paneuropeo. Gli Stati che avranno deciso di rifiutarlo potranno porre la questione della loro partecipazione all’Ue. Malgrado evidenti imperfezioni, l’Europa è oggi il solo embrione funzionale di democrazia sovrannazionale. Ma nelle nostre democrazie contemporanee la legittimità si forgia nella partecipazione dei cittadini allo spazio pubblico. Questa esigenza di partecipazione è forte e non deve essere frustrata. Bisogna risponderle sviluppando delle pratiche democratiche su scala continentale. Europa-Ecologia ne propone due. Primo: delle «consultazioni di cittadini di interesse generale» ogni volta che l’avvenire dell’Ue è in gioco, facendo a tutti i cittadini europei lo stesso giorno una o più domande semplici e concrete legate alle riforme desiderate. Secondo: un cambiamento progressivo del modo di eleggere il Parlamento Europeo per arrivare a liste transnazionali le cui teste corrisponderanno ai vari candidati dei partiti europei alla presidenza della Commissione. Il che contribuirà efficacemente a far nascere uno spazio pubblico continentale e a drammatizzare il voto europeo.

La costruzione dell’Europa non può più limitarsi a facilitare la presa delle decisioni tra 27 Stati membri in un gran supermercato continentale. Dopo 50 anni di un’integrazione limitata all’economia l’Europa è arrivata alla maturità. Deve entrare in una vera fase politica e costruire una democrazia su scala continentale.

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