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Autore Discussione: PIERO COLAPRICO. David Mills B. mi ha "donato" 600mila dollari  (Letto 2278 volte)
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« inserito:: Maggio 21, 2009, 10:29:28 am »

Quella lettera dopo un avviso di accertamento: B. mi ha "donato" 600mila dollari

E dopo 8 ore di interrogatorio i pm gli mostrarono proprio quella missiva

Così la paura del fisco ha incastrato David Mills

di PIERO COLAPRICO

 

MILANO - L'avvocato David Mills, l'uomo del giorno, non spunta per caso. C'è stata una lunga caccia per stanarlo, da parte della procura di Milano e anche di Clyde Narklew, uomo del Serious Fraud Office, diciamo l'uomo del fisco inglese. Questa caccia comincia grazie a una ormai antica rogatoria del pool Mani Pulite all'isola di Man, impegnato a capire come funzionava la galassia estera dei conti Fininvest. Parecchi documenti non si trovano, solo nell'estate del 2003 spunta da un deposito un foglio di carta. È scritto a mano. Si legge, in alto: "David Mills". Poi: "Fininvest". E poi: "Edsaco files to new agent in IOM Rowlinson e Hunter. 3.12.98". Vale a dire: i documenti della Edsaco, grande società fiduciaria di Londra, vanno al nuovo agente alle Isole di Man.

Mills ha testimoniato in Italia in alcuni processi, ha curato dagli anni Settanta e Ottanta alcuni affari Fininvest nei paradisi fiscali. È un avvocato esperto in "lavatrici": si mettono i soldi in un posto e ricompaiono in un altro. E, tutto sommato, non avrebbe motivi di essere nervoso per quel "pizzino" spuntato all'improvviso. Sino al 20 gennaio 2004 Mills non dà segni di stress. Ma quella mattina apre la posta e trova una lettera del fisco. Un'altra la trova il suo commercialista: "Caro signor Mills", dicono in sostanza, faremo indagini sulla dichiarazione dei redditi del 2002. Non è che ci sono stati guadagni da "donazioni, guadagni inaspettati etc?".

La parola donazione fa squillare l'allarme nel cranio di Mills, perché lui ha ricevuto - attenzione: sono parole sue - seicentomila dollari in "donazione" dal gruppo di Silvio Berlusconi. "Mills, Fininvest", era scritto sul biglietto riemerso. E c'era una terza sigla, Rawlinson & Hunter. E guarda le combinazioni della vita, che cosa fa Mills? Chiama Bob Drennam, che di quella società è uno degli uomini di punta. Gli va a parlare dei suoi rapporti con la struttura estera di Silvio Berlusconi.

"Dava l'impressione di essere agitato e preoccupato", dirà Drennam. I due discutono, ma alla fine Mills preferisce consegnarli una lettera a futura memoria, di cui Repubblica ha parlato ieri: "Caro Bob", scrive, racconta di dividendi e onorari provenienti "dalle società di mister B.", e cioè Berlusconi. Spiega di essersi "tenuto in stretto contatto con le persone di B. e loro conoscevano la mia situazione. Ed è così che gli arrivano 600mila dollari. Non li ha dichiarati. Forse sono quelli, proprio quelli che cerca il fisco: "Per ovvie ragioni (io in quel momento ero ancora un testimone dell'accusa, ma la mia testimonianza era già stata resa) era necessario che tutto fosse fatto con discrezione", scrive e firma Mills. E se ne va.

A Drennam si gela il sangue. Rilegge la lettera, chiama un collega, la conclusione è una: "Avevamo un obbligo di procedere alla segnalazione di transazione sospetta". Ma non solo. E il collega di Dreennam, David Barker, interrogato in Inghilterra, aggiunge le sue valutazioni: dalla lettera di Mills "sembrava che lui stesse ammettendo di aver ricevuto un importo considerevole e ammettesse di aver fornito una testimonianza evasiva" ai processi a carico del gruppo Berlusconi.

"Guilty fear". La "paura del colpevole". È l'avvocatessa inglese, Gillian Jones, che insieme con il collega Khawar Qureshi ha sostenuto davanti alla corte inglese, vincendo alla grande, le ragioni della Procura di Milano, a dire che forse è stata questa la molla per questa mossa autodistruttiva. Mills non immagina le tegola già in volo quando si ritrova a mezzanotte, con il suo avvocato, nella stanza 55, l'ufficio del sostituto procuratore Fabio De Pasquale. Lo hanno fatto parlare otto ore e all'improvviso "Mi viene mostrata - si legge nel verbale - la lettera del 2 febbraio 2004 diretta a Bob Drennam. Dichiaro che la lettera è stata scritta da me e sono molto turbato a rileggerla".

Molto turbato: crolla. Spiega che i soldi gli sono arrivati da un manager Fininvest su indicazione - dice Mills - "del "dottore", che era il modo con cui abitualmente chiamava Berlusconi". È il 17 luglio del 2004, è la confessione: è la conferma della pista inglese. Il verbale si chiude all'una passata ed è quello che condanna Mills - ma non chi ha ordinato il pagamento - a quattro anni e sei mesi come "falso testimone".

(21 maggio 2009)
da repubblica.it
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