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Autore Discussione: YOUNIS TAWFIK Veleni politici sull'Islam italiano  (Letto 2590 volte)
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« inserito:: Aprile 25, 2009, 10:18:36 am »

25/4/2009
 
Veleni politici sull'Islam italiano
 
 
 
 
 
YOUNIS TAWFIK
 
Ormai è chiaro a tutti che la discordia è tipicamente araba, lo dice anche un proverbio dei nostri Paesi. Ma che si trasformi da fatto personale in una polemica capace di coinvolgere tutta la comunità islamica di Torino (vedi La Stampa di mercoledì e di giovedì) è inaccettabile. Le rivalità legate agli interessi personali di alcuni vengono usate da manipolatori esterni per interessi elettorali. In maggio, infatti, prenderanno il via in Marocco le amministrative: la lotta politica si riflette sotto la Mole, creando scompiglio.

Nessuno a Torino rappresenta tutti gli arabi né i marocchini, e di questo i musulmani si rendono conto, ma senza riuscire a mettersi d’accordo per eleggere i portavoce. Spesso, però, personaggi conosciuti alla piazza si presentano come «il vero rappresentante», «l’unico imam», il «vero moderato» di turno.

La lettera inviata all’onorevole Sbai da tale Abdullah - personaggio ben noto da queste parti - viene usata da certuni sia a Torino sia a Roma per una personale campagna politica contro l’Islam. L’Abdullah B. della lettera è lo stesso tessitore della trasmissione AnnoZero di due anni fa, in cui l’Islam torinese fu messo in pessima luce. Ed è lo stesso che dichiara, sotto la sua responsabilità, che nelle moschee torinesi si predica l’odio, si inneggia alla Jihad, si ingiuria il Papa, mentre le autorità di polizia sono al corrente di una realtà ben diversa. A proposito del Papa: al mio rientro in città dopo l’incontro con Benedetto XVI aperto ai diplomatici musulmani e agli esponenti dell’Islam italiano, seguito alla crisi di Ratisbona, quasi tutti i responsabili delle moschee torinesi mi chiamarono per avere informazioni, con grande soddisfazione per la ripresa del dialogo.

Torino è sempre stata all’avanguardia nell’agire guardando all’integrazione, dando vita a luoghi e iniziative che molto fanno e hanno fatto per la concordia di tutti i suoi cittadini. Ma forse proprio questo spiega il perché di tanto accanimento. In ambito islamico è nata pochi giorni fa - con la firma dello statuto da parte di tutti i responsabili - l’Unione delle nove moschee torinesi, un organismo inedito in Italia. L’Unione ha già annunciato che reagirà con una sola voce contro chi specula sull’Islam e garantirà sempre ai torinesi e allo Stato trasparenza e lealtà.

Rispetto alla nuova moschea, infine, a prescindere dal diritto costituzionale alla libertà di culto, bisogna sapere che si tratta di un tipo di intervento già sperimentato in Belgio e in Francia, che prevede il diretto coinvolgimento del Marocco per aiutare la sua comunità a costruire centri culturali che operino per il dialogo e per l’integrazione. Il progetto prevede che questi centri abbiano biblioteca, sala conferenze, aule e spazi per dare vita a iniziative culturali aperte anche alla cittadinanza. L’Italia, in mancanza di un’intesa, non prevede la costruzione di moschee ed è per ciò che le sedi di alcune associazioni culturali diventano luoghi di culto. Proprio per queste ragioni nel nuovo centro ci sarà anche la sala di preghiera e gli imam saranno formati in Marocco secondo i criteri che regolano la loro funzione. Una novità che in Italia parte da Torino e che non dovrebbe avvelenare gli animi, ma aiutare la pacifica convivenza in una città che anche i musulmani sentono «loro».

da lastampa.it
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