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« inserito:: Aprile 10, 2009, 05:20:59 pm » |
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L’INTERVISTA - MIRELLA FRENI
Mercoledì il soprano riceverà al Comunale la Legion D’Onore
«Parigi premia il mio orgoglio di modenese»
Claudia Paparella
MODENA. “Personalità come Mirella Freni fanno parte del patrimonio universale” ha scritto il console di Francia in Italia che, mercoledì al Pavarotti, la nominerà Ufficiale dell’Ordine Nazionale della Legion d’Onore, onorificenza di Francia già consegnata all’artista 16 anni fa. Signora Freni, come ci si sente ad essere patrimonio universale? «E’ un grande onore, quelle parole mi hanno toccato il cuore, tanto più perché la Francia non è il mio Paese e mi ha già tributato la Legion d’Onore. Fa sempre piacere che anche all’estero qualcuno comprenda i sacrifici e l’amore di una vita dedicata alla musica. Quando non ci sarò più troveranno in casa mia un cassettone pieno di riconoscimenti, targhe della Camera e del Senato, pergamene di Laurea ad Honorem, Cavalierati, chiavi della città di New York e per aprirne altre in mezzo mondo ed anche il Sigillum Magnum dell’Università di Bologna: conservo con cura tutto quello che non avevo nemmeno immaginato di ricevere, però non chiedetemi di esporli in casa». Che rapporto ha con le cerimonie celebrative? «E’ naturale la soddisfazione, ma penso soprattutto al lavoro e al significato che hanno 54 anni di lirica. Penso ai viaggi, alla lontananza da casa, agli hotel, ai colleghi, alla possibilità di collaborare con i più grandi direttori e registi del ’900 e diventare un punto di riferimento, sinonimo di dedizione incondizionata al palcoscenico e alla musica. Posso dire di non aver mai desiderato diventare una primadonna, mi è sempre bastato provare la grandissima gioia che il canto mi ha sempre dato. Per questo ringrazio dal profondo del cuore chi mi destina un premio, sono grata e onorata, ma l’emozione di essere in scena, consapevole di costruire qualcosa di raro e bellissimo, dà una commozione senza confronti». Qual è il segreto che l’ha resa un’artista tanto amata in tutti i continenti? «Non lo so proprio. Ho fatto il mio lavoro senza mai preoccuparmi di cercare, incontrare le persone giuste per la mia carriera. Forse è stata la mia sincerità. Non che altri artisti non lo siano, ma il pubblico ha visto sempre il mio entusiasmo per la musica e mi ha amata per questo». Cos’è per lei il mondo e cos’è la sua Modena? «Modena è la mia città e la mia vita, ci sono attaccata in modo estremo e orgoglioso, anche quando ero in giro negli Stati Uniti o in Giappone, non avevo più di due mesi di autonomia. Modena è casa, famiglia, amici, così quando mi hanno offerto questo Diploma di Ufficiale lasciando a me la scelta del luogo dove consegnarlo, ho pensato subito al Teatro Comunale: mia madre compirà 92 anni lunedì e potrò averla accanto, coi miei familiari, mia figlia, gli amici, i modenesi che mi vogliono bene. Saremo insieme perché lo abbiamo guadagnato insieme. Consideratelo il mio modo di augurare buona Pasqua a tutti i modenesi». «Qualche anno fa, in sordina, ha deciso di ritirarsi, senza clamori o feste d’addio, com’è prassi per molti colleghi. Perché? «Il mio lavoro di insegnante aveva raggiunto un punto tale da non lasciarmi più tempo per studiare, fare allenamento. Mi sono sempre detta le cose in faccia e confesso che una mattina davanti allo specchio ho detto: “Mirella che vuoi fare? La voce sta bene, ti permette ancora concerti ma hai già avuto tutto oltre l’immaginabile e aiutare i giovani ti piace. Non puoi fare al meglio entrambe le cose e se lasci l’insegnamento avrai di te l’opinione d’essere un’egoista bestiale”. Mi sono concessa una settimana per evitare ripensamenti e poi ho detto basta, e sono felice così. Quanto al modo in cui ho lasciato non mi piacciono gli addii e ho già visto tanti cantanti girare il mondo con recital di qua e di là. Quella vita non fa per me. Io sono così e vivo serenamente: soddisfatta delle mie due vite parallele, artistica e privata, entrambe importanti e da affrontare con entusiasmo». Com’è Mirella Freni da spettatrice? «Vado poco a teatro e se qualcuno non canta bene sto zitta e non commento. Capita spesso di questi tempi... Diciamo che dopo una giornata di lezioni non ho sempre voglia di andare a teatro, preferisco un bel film o il calcio. Sono tifosa del Modena che quest’anno mi dà qualche dispiacere e del Milan e allora meglio la Champions League». Ha corsi di perfezionamento all’Accademia universale del Belcanto a Vignola e all’Accademia del Teatro alla Scala, è l’anima del Ponte del Belcanto che la vede maestra di giovani del Venezuela e dell’America Latina. Quanto sono lontane le nuove generazioni dalla sua? «Insegno memore di un tempo e una generazione che non torneranno, dei nostri grandi maestri che non ci sono più. Ho studiato tutta la vita e, anche se la mia voce aveva una tecnica molto naturale, mi interrogavo perfino sul perché di quella facilità di emissione, comprendendo il meccanismo di quel suono, come di uno strumento che ha regole precise per funzionare. E’ questo che insegno, valorizzando voci di talento, perché valgono l’intelligenza, la musicalità, ma la voce è il fondamento indispensabile». E’ stata una bambina prodigio, ha cantato la prima opera nemmeno ventenne. Oggi a questa età iniziano quasi a prendere le prime lezioni. Cos’è cambiato? «Non lo so, ma tutto è paradossalmente più lento forse per troppe possibilità o per la voglia che hanno i giovani di divertirsi e vivere senza sacrifici». Chi ama l’opera vive sempre più spesso di ricordi se non di rimpianti: si parla di tagli al Fus ma anche dell’abbassamento della qualità dell’opera lirica che invece rappresenta l’Italia come un monumento nazionale. Lei cosa ne pensa? «C’è un problema mondiale di riqualificazione in quasi tutti i settori, a cui si può rispondere guardando con onestà il nostro patrimonio. Non voglio entrare in polemica con nessuno, ma abbiamo oggigiorno la triste esperienza di scioperi, vertenze sindacali e tutto quello che avviene durante le prove di uno spettacolo, ma con sensibilità, umanità e rispetto bisogna trovare la strada giusta per non sciupare e avvilire quel che di bello è stato fatto». Ha sempre dei progetti, quali sono quelli più imminenti? «Lavorare, insegnare e sgridare, però col sorriso».
(10 aprile 2009) da espresso.repubblica.it
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