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Autore Discussione: Berlusconi: «Un tavolo? Glielo do in testa».  (Letto 2346 volte)
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« inserito:: Aprile 05, 2009, 11:18:14 am »

Cgil in piazza, Berlusconi: «Un tavolo? Glielo do in testa». E attacca stampa e tv

«Dai media calunnie, sono tentato da misure dure»

Il sindacato: siamo 2,7 milioni. Il premier: solo 200mila

 
ROMA (4 aprile) - La Cgil porta in piazza centinaia di migliaia di persone per chiedere al governo di fare di più contro la crisi e di aprire dei tavoli di confronto con il sindacato per afrontare l'emergenza. 

Berlusconi: con i sordi non si può parlare. Un tavolo con la Cgil è possibile ed auspicabile, ma a giudicare da quello che è stato detto oggi in piazza mi sembra che «il sistema comunista» viga ancora in Italia e che «vedendo i comportamenti degli altri viene da dire che non sono cambiati per niente» e che «con i sordi non si può parlare e ragionare», ha replicato il premier Silvio Berlusconi durante una passeggiata nel centro di Praga, dove domenica si svolge il vertice Ue-Usa. Poi, con i cronisti che gli chiedevano se un tavolo con il principale sindacato italiano sia possibile, si è concesso una battuta scherzosa: «In testa glielo do».

Ma il tavolo ci sarà. Poi, serio, ha proseguito: «La Cgil chiede cose che stiamo già facendo perché quando dico che non lasceremo indietro nessuno, vuol dire che metteremo negli ammortizzatori le risorse necessarie e che la cassa integrazione continuerà affinchè nessuno resti emarginato». Ma il tavolo ci sarà? «Ci sarà», ha risposto il premier. Ma poi ha aggiunto: «Con questa gente qua è difficile ragionare e trovare un accordo. E spero che gli italiani mi capiscano e vedendo i sondaggi che sono al 66,7% di gradimento vuol dire che due terzi degli italiani mi capiscono».

Calunnie dai media, sono tentato da misure dure. Dopo aver attaccato la Cgil, Berlusconi ha anche usato toni e parole durissime contro l'informazione: «Ci sono state calunnie nei miei confronti e disinformazioni nei confronti dei lettori. E quindi, a un certo momento io non voglio arrivare a dire» che servono «azioni dirette e dure nei confronti di certi giornali e di certi protagonisti della stampa, però sono tentato perché non si fa così». La frase di Berlusconi è stata detta durante una passeggiata nel centro di Praga, e riguardava quanto scritto e visto in questi giorni sulle foto di gruppo con la Regina d'Inghilterra, sul video internet sul ministro Giorgia Meloni e su quanto avvenuto oggi a Strasburgo. Alla domanda su quali possano essere tali misure, ha risposto: «Perché, voi pensate che se io dico "non guardate più una televisione o altro" non c'è nessuno che mi segue in Italia?».

«Quello che spiace veramente è che la stampa italiana remi contro», perché non è possibile che la stampa italiana non abbia altro obiettivo se non quello di «dire che il premier ha fatto delle gaffe o delle figuracce: a uno viene voglia di dire "ma andate al diavolo"», ha poi aggiunto Berlusconi.

Erano in due milioni e settecentomila (meno di un decimo secondo la questura) oggi a Roma al Circo Massimo a manifestare contro l'esecutivo e a chiedere, per dirla con il leader della Cgil Guglielmo Epifani, non misure «impossibili. Ma cose che si possono e si debbono fare» subito, senza aspettare che «passi la nottata: è dalla nottata che dipende il nuovo giorno».

L'attacco al governo. Epifani, dal palco del Circo Massimo, indica la strada di un intervento immediato ed incisivo per contrastare la crisi, chiedendo all'esecutivo innanzitutto un tavolo «vero» su occupazione, redditi e pensioni, investimenti, politiche fiscali e industriali. Temi su cui non può non esserci «l'interesse» anche di Cisl, Uil e pure di Confindustria ad un confronto unitario. La crisi non può essere affrontata, ha aggiunto Epifani, «né con battute né con misure non all'altezza».

Il popolo della Cgil, 6 anni dopo la gigantesca manifestazione organizzata dall'allora segretario Sergio Cofferati, è sceso di nuovo in piazza, ha invaso le strade della Capitale. Oggi il Circo Massimo si è tinto di rosso per il colore di migliaia di berretti, palloncini e bandiere del sindacato. Una sola la richiesta al governo: misure vere contro la crisi. A Roma è arrivata una marea umana, fatta di lavoratori, pensionati, precari e studenti provenienti da tutta Italia, che ha animato cinque cortei partiti poco prima delle 9 da altrettanti angoli della città. Epifani ha sfilato affiancato dal leader del Pd Dario Franceschini, dal presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e da Piero Fassino.

La grande manifestazione della Cgil ha riunito per un giorno tutto il centrosinistra, imploso dopo la fine dell'Unione: con il leader della Cgil hanno sfilato infatti gli esponenti di tutte le sigle della sinistra radicale, il Pd finalmente unito, e l'Idv. Il segretario del Pd, Dario Franceschini, ha lanciato un appello all'unità sindacale: «Voglio dire alla Cgil - ha affermato - che è importante stare in piazza ma mai contro gli altri sindacati. Adesso serve una stagione di unità, serve mettersi tutti insieme per difendere i diritti delle persone».

Scontro sulle cifre. «Hanno detto che oggi in piazza con la Cgil erano due milioni e settecento mila persone ma il ministero degli Interni e la Questura ci fanno sapere che i presenti non raggiungevano i 200 mila», ha detto Berlusconi: «Questo è il sistema comunista che ancora vige in Italia nelle persone che dicono "io odio Berlusconi o che dicono che è il ghigno del male"».

 
da ilmessaggero.it
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