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« inserito:: Aprile 01, 2009, 11:55:25 am » |
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Il regista: «La prima scena che girerò sarà quella dei killer che sparanO in chiesa»
Lizzani: un film su don Peppino Diana
«Eroe normale, ucciso perché si era schierato dalla parte dei più deboli»
MILANO—Chi è don Peppino? La domanda risuonò forte nella navata deserta della chiesa di San Nicola, a Casal di Principe. La messa sarebbe dovuta cominciare da lì a poco, ma di qualcuno che somigliasse a un prete neanche l’ombra. Don Giuseppe Diana era infatti ancora in sacrestia, vestito con gli abiti borghesi che era solito indossare. «Sono io don Peppino », disse avanzando e guardando dritto i due uomini che, lo intuì certo, non erano lì per confessarsi. Difatti estrassero le pistole. Quattro colpi, tutti a segno: due in testa, uno in faccia, uno nella mano, alzata nel vano tentativo di proteggersi. Don Diana, parroco di un paesino campano dominio del clan dei casalesi, morì così, a 36 anni, il mattino del 19 marzo 1994, festa di San Giuseppe, il suo onomastico. «Ucciso perché aveva scelto di essere prete nel vero senso della parola, schierato dalla parte dei più deboli contro il racket e lo sfruttamento degli extracomunitari. Un uomo di fede che ha sfidato la camorra a mani nude, un esempio di una normalità eroica, uno dei personaggi tra i più significativi del Novecento italiano», lo definisce Carlo Lizzani, regista con la passione per la storia e la cronaca dei nostri anni, ora deciso ad arricchire la sua galleria di grandi ritratti con un film proprio su don Peppino Diana. «Ci tengo così tanto che, per scavalcare le solite trafile, ho deciso di stringere i tempi e diventare produttore di me stesso. Mestiere che conosco bene, visto che come produttore ho fatto esordire i fratelli Taviani, Marco Ferreri, ho realizzato con Godard Vangelo 70... Stavolta al mio fianco ci sarà Progetto Immagine di Elio e Maurizio Manni, con cui ho già realizzato la fiction su Maria Josè».
Quello su don Diana nasce invece come film per il grande schermo. Inizio delle riprese dopo l’estate, sceneggiatura scritta da Nicola Badalucco, storico collaboratore di Lizzani. «E conto sulla supervisione di Roberto Saviano e dell’associazione Libera, nata in nome di Peppe Diana per lottare contro le mafie», aggiunge il regista. Ma chi interpreterà don Diana? «Non dovrò faticare, per un ruolo così un attore farebbe carte false... Non mi interessa cercare somiglianze, don Diana non era un volto così noto. Però vorrei qualcuno dai tratti mediterranei, bruno, sui 40 anni. Ho in mente tre nomi, Alessandro Gassman, Pierfrancesco Favino, Massimo Ghini». Di sicuro la prima scena che girerà sarà l’ultima. «Quella dell’uccisione. La girerò in "soggettiva", tutto visto dai killer che si preparano a colpire. Voglio avere subito la "scena madre" per presentarla con la sceneggiatura ai distributori e dare così un assaggio di quel che sarà il film. Una nuova formula di promozione. Invecchiando non mi stanco di sperimentare nuove strade», assicura l’85enne regista. «La vicenda di don Diana è emblematica per metter a fuoco uno dei nodi centrali di quella malavita incistata che frena e paralizza tutto il Mezzogiorno e dilaga, attraverso vie finanziarie, anche nel Nord. Contro quelle prepotenze e connivenze malavitose così radicate da sembrare inevitabili, Giuseppe Diana si batte e paga con la vita. Senza mai considerarsi un eroe. Diceva: "Non c’è bisogno di essere eroi, basterebbe ritrovare il coraggio di avere paura, il coraggio di fare delle scelte, di denunciare"».
Giuseppina Manin
01 aprile 2009 da corriere.it
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