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Autore Discussione: Metamorfosi del leader anti-borghese = (oggi è una "vecchia zia". ndr)  (Letto 4180 volte)
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« inserito:: Marzo 30, 2009, 09:25:51 am »

L'ultima metamorfosi del leader anti-borghese

di FILIPPO CECCARELLI


Venite, adoremus: e dopo tre giorni ancora una volta il presidentissimo Berlusconi si conferma all'altezza della sua fama.

Il ruggito e lo sberleffo, il maxi-schermo e lo stacchetto musicale, la gloria e il merchandising, le salmodie dei ministri e il più sonante dispendio di quattrini, tre milioni e rotti di euro, in tempi di crisi, per fare bella figura, alberghi a quattro stelle, bianche tovaglie e delizie di catering per i delegati. Programma minimo scandito alla platea: "Non accontentarsi mai".

Chissà se è davvero "la fine della lunghissima transizione italiana". Quando ieri mattina il Cavaliere ha annunciato questo passaggio di ordine storico e politico, per sincronica assonanza veniva da pensare a quanto il professor Aldo Schiavone ha scritto in un libro uscito da pochi giorni, L'Italia contesa (Laterza), e che a proposito della pretesa tempestività berlusconiana dice esattamente il contrario: "Il leader della transizione italiana è diventato oggi il solo ostacolo al suo definitivo compimento. La normalizzazione della nostra politica non aspetta che la sua uscita di scena per potersi concludere".

Ecco, si vedrà. Ma intanto mai come in questo congresso è apparsa più evidente la fine di una certa idea della destra. Ed è proprio nell'evoluta potenza tecnica del berlusconismo, nelle sue forme e nei suoi linguaggi che si coglie il senso dello stravolgimento terminale di un antico decoro. E attenzione. Una volta Massimo Cacciari ha qualificato Berlusconi: "Una catastrofe estetica prima ancora che politica". Ma qui non si tratta di interpretare la novità secondo i codici del consueto (e vano) anti-berlusconismo di sinistra, filosofico o snob che sia, comunque spocchiosetto nei suoi stilemi di pretesa superiorità morale e di buongusto.

No. Il dubbio è come avrebbero reagito un Indro Montanelli o una Oriana Fallaci di fronte alla scena del Cavaliere che fa mettere "le nostre dame" in primo piano, si mette a cantare Fratelli d'Italia e al momento di "siam pronti alla morte" strizza l'occhio alle telecamere e fa così così con la mano. La curiosità è di indovinare come Spadolini avrebbe giudicato le tante invocazioni auto-messianiche, la rivendicatissima "lucida follia" del Cavaliere o la promozione a ministro di una ex starlette come Mara Carfagna.

L'interrogativo è come il grande Giovanni Ansaldo, l'autore de "Il vero signore", avrebbe descritto l'invasione della cosmetica nella vita pubblica o la dislocazione delle giovani e sospette figuranti interinali sotto le volte posticce della Nuova Fiera di Roma.

Detta altrimenti: il sospetto è che con il proverbiale colpo di spada Berlusconi abbia definitivamente tagliato i legami che da anni e anni in Italia tenevano assieme il potere con i canoni stilistici e comportamentali cosiddetti "borghesi": misura, riserbo, ipocrisia, rispetto delle regole, pudore dei propri sentimenti, diffidenza per tutto ciò che fa rumore e spettacolo. L'ipotesi è che si tratti di un leader ormai compiutamente extra-borghese o forse addirittura anti-borghese.

E dunque: bisognava vederlo, ieri mattina, annunciare alla platea il suo personale e prezioso dono ai delegati, una "carineria", come dice lui, una "speciale edizione in carta pergamena", proclamava radioso, un incredibile codice miniato che riproduceva il discorso audiovisivo della discesa in campo - e che poi il Cavaliere ha puntualmente declamato al congresso auto-ri-citandosi per quattro buoni minuti. Ecco, fa un certo effetto anche solo immaginarsi cosa avrebbe scritto a proposito della finta pergamena il fondatore del Borghese, Leo Longanesi. Nel 1953 questi pubblicò un libro dall'interrogativo titolo: "Ci salveranno le vecchie zie?", intese queste ultime come l'emblema e le custodi di un mondo fatto di compostezza, parsimonia, fedeltà alle cose solide, ben fatte, per nulla appariscenti. E se la faccenda può sembrare estranea al dibattito politico e ai destini del Pdl, beh, non lo è tanto perché le vecchie zie accompagnano la vita del potere, e Andreotti per dire ne aveva una, la celebre zia Mariannina, che da bimba aveva vissuto addirittura la presa di Roma da parte dei piemontesi traendone il seguente e andreottianissimo insegnamento: "Tutto si aggiusta". Bene: neanche a farlo apposta, pure il Berlusconi aveva diverse vecchie zie, alcune anche suore, altre, sembra di ricordare, formidabili pasticcere. Ma soprattutto ce n'era una, di nome Marina, appunto anziana e non molto avvenente, che un giorno imprecisato il futuro presidente sorprese con un abito a fiori davanti a uno specchio che si accarezzava dicendo: "Come sei bella! Come sei bella!". Al che: "Ma, zia, che fai?". E lei, di rimando: "Ora che nessuno me lo dice più, me lo dico da sola".

Ebbene, il turbo-narcisismo ottimistico-consolatorio della zia berlusconiana a suo modo dice parecchio sulla rottura con i costumi e gli atteggiamenti tradizionali della destra, ma forse altrettanto sulla fondazione del primo partito carismatico dell'era repubblicana.

Un'autocrazia che si riconosce nei "tanti nostri meriti", nell'"altissima qualità della nostra classe dirigente" per cui "io vi nomino tutti missionari di libertà", e adesso venite qui con me a cantare, e mi raccomando, "le nostre dame in primo piano!". Sovrano acclamato con tanto di ratifica notarile visibile in led e pixel sui mega schermi della conclusa transizione italiana. Un re rivoluzionario populista e plebiscitario, l'ennesimo scherzetto della storia, che sempre insegna d'altra parte a diffidare degli slogan risonanti nelle piazze: "Fascisti, borghesi, ancora pochi mesi!". Ecco, ci volevano in realtà diversi anni, ma visto dal congresso del Popolo della libertà l'esito, più o meno, è proprio quello lì.


(30 marzo 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Aprile 01, 2009, 08:46:55 am »

1/4/2009
 
Tre nodi sulla strada di Bruxelles
 

FRANCESCO RAMELLA
 
Maggioranza e opposizione si sono spesso scontrate sulle misure necessarie per affrontare la crisi. Le schermaglie tra i due leader gettano luce sulle strategie comunicative per la campagna elettorale europea. Berlusconi ha scelto la linea dell’ottimismo: la crisi in Italia è meno pesante che altrove ed è stata anche governata meglio. Franceschini ha scelto la linea della drammatizzazione: la situazione è grave e richiede un intervento immediato e deciso, con provvedimenti di equità sociale. I sondaggi Eurobarometro mostrano che le vicende economiche saranno al centro della contesa per il rinnovo del Parlamento Europeo. Per la metà degli elettori europei la campagna elettorale dovrebbe concentrarsi su tre questioni principali: crescita, disoccupazione e potere d’acquisto dei cittadini. La comunicazione politica del Pd appare più in sintonia con gli umori diffusi nel Paese, dove prevalgono un forte pessimismo e la convinzione che vadano ripensate le politiche sociali: 2 italiani su 3 sono poco soddisfatti di come vengono gestite le questioni inerenti le disuguaglianze e la povertà. Le critiche si concentrano sulle misure a sostegno dei disoccupati, sulle pensioni, sulla sanità e sulle politiche per gli alloggi.

Sulla gravità della crisi gli italiani non danno ragione a Berlusconi. È quanto emerge dal rapporto della Commissione europea pubblicato prima che la recessione entrasse nella fase più acuta. Le cose da noi vanno male. L’84% degli intervistati - 15 punti sopra la media europea - giudica negativamente la situazione economica. Lo stesso vale per l’occupazione. Due terzi dei nostri connazionali - soprattutto disoccupati, operai, impiegati, casalinghe e pensionati - dichiarano di far fatica a coprire le spese mensili. Sono in pochi ad attendersi un miglioramento (il 21%). Per non parlare delle prospettive a lungo termine: 2 cittadini su 3 si aspettano in futuro un peggioramento delle condizioni di vita dei propri figli. Le cose vanno male ovunque, ma da noi sembrano andare peggio. Anche su questo gli italiani danno torto al premier: il 76% degli intervistati - 11 punti sopra la media europea - ritiene la nostra situazione peggiore che negli altri paesi Ue. Lo stesso giudizio si applica a occupazione, prezzi per l’energia e costo della vita. Il dato che però impressiona maggiormente è che la maggioranza assoluta degli italiani (il 58%) ritiene che la qualità della vita nel Bel Paese sia peggiore che nel resto d’Europa. L’opposto di quello che pensano i cittadini delle maggiori democrazie del Vecchio continente (fatta eccezione per i paesi dell’Est).

Farebbe male Berlusconi a sottovalutare questi dati illudendosi che siano solo frutto della campagna di disinformazione orchestrata dai media e dall’opposizione. Farebbe male Franceschini a sfruttare in maniera miope le difficoltà del momento, senza costruire un messaggio credibile per il lungo periodo. Entrambi i «contendenti» non sembrano mettere a fuoco che l’Italia, oltre che di misure immediate per far ripartire l’economia ha bisogno anche di una strategia di ampio respiro. Di riforme strutturali e di fiducia nelle proprie possibilità. E che per far questo bisogna sfruttare il «lato positivo» della crisi in corso. Quella disponibilità e voglia di cambiamento che si sprigiona nell’opinione pubblica di fronte alle difficoltà del presente. È quanto cerca di fare Obama negli Stati Uniti con il suo Recovery and Reinvestment Plan. La cui ambizione maggiore è di avviare trasformazioni potenzialmente capaci di ridisegnare il futuro di quel Paese.

 
da lastampa.it
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« Risposta #2 inserito:: Aprile 02, 2009, 11:07:57 pm »

Alla ricerca dell'Obama perduto: Berlusconi alla conquista del presidente


di M.P.


Allontanarsi di soppiatto non gli è servito. Nei saloni deputati ad ospitare il G20, Berlusconi ha avuto vita facile. La seduzione è partita, nel mirino dell'ex chansonnier il presidente degli Usa Barack Obama. La vita è tutta una crociera. Scherzi, battute, gentilezze eccessive. Protocolli stropicciati. La preda è a portata di mano. Blandita, omaggiata, tampinata. Di prima mattina, quando Barack Obama aveva iniziato la seconda tappa londinese con un sobrio incontro col presidente della Corea del Sud Lee Myung-bak all'Excel Center, non poteva immaginare  il proseguio. Quel che sarebbe rimasto del giorno, non somigliava a un romanzo inglese. 

Berlusconi che all'arrivo aveva scherzato con Gordon Brown in italiano, si è poi lanciato verso la vera stella del firmamento. La più luminosa tra i venti, la più "abbronzata", secondo un'infelice, celebre definizione. Una volta intercettata, è piovuto materiale non definibile. Cartelle e memorie per siti che già impazzano su Facebook. Collettori di gaffes, aggregatori di frasi e facezie che hanno fatto il giro del pianeta. Abama. Acronimo di alto, bello,molto abbronzato è nato dopo la maldestra scivolata del nostro Premier. Da stasera, avrà di che occuparsi.

Nonostante la sincera indignazione della Regina Elisabetta, nient'affatto intimidito, Berlusconi ha proseguito. Dopo i colbacchi indossati con Putin, le vacanze sarde con annesse bandane di remote passeggiate portorotondine con Cherie e Tony Blair, le freddure su Sarkozy, la moglie e il fascino italiano, Silvio ha deciso di conquistare Barack. Facendo ricorso a un repertorio composito, figlio di esperienze non assimilabili. "Obama ha lo sguardo acchiapponico", citazione liberamente tratta da Gigi Proietti, poi rivolto ai giornalisti: "Ho detto ad Obama che si deve tirare su le maniche per far uscire il mondo dalla crisi visto che la crisi arriva proprio dall'America.
 
Lui mi ha risposto che ho ragione e che l'importante è restare tutti insieme per risolvere i problemi", preceduta dall'assenza alla seconda foto di gruppo.

Non tutto si può fare, serve tempo, anche per vivere.

 

02 aprile 2009
da unita.it
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« Risposta #3 inserito:: Aprile 03, 2009, 05:09:05 pm »

Fronte del video

di Maria Novella Oppo 


Tutti in analisi da Silvio



Berlusconi si è affacciato da tutti i suoi tg per dirci che spiegherà ai grandi del mondo come la crisi sia più che altro un fatto psicologico. Forse stavolta avrebbe fatto più bella figura facendo le corna davanti alle telecamere.

Ma il venditore di spazi pubblicitari ha prevalso.

A lui non importa che il messaggio sia vero e nemmeno verosimile; importa che il cliente paghi.

Solo che, siccome in politica economica a pagare sono sempre gli stessi, e cioè i lavoratori dipendenti, ora si sono un po’ stufati e cominciano a dare segni di nervosismo.

Infatti, il passaggio di mano delle ricchezze nazionali e planetarie va in una sola direzione, che contraddice perfino la forza di gravità: dal basso verso l’alto. Ed era inevitabile che prima o poi i derubati se ne accorgessero. Cosicché, ora ci vorrà ben altro che un venditore di psicologie usate per far credere ai poveri che basta far finta di niente per arrivare tranquillamente a fine mese.

da unita.it
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