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Autore Discussione: Il ministro LIVIA TURCO.  (Letto 4061 volte)
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« inserito:: Agosto 03, 2007, 04:42:34 pm »

CRONACA

Il ministro Livia Turco: così più garantiti medici e cittadini

Diciotto mesi alle Asl hanno per organizzare le strutture

"Ospedali, così si riducono le liste d'attesa"

Intramoenia, ok definitivo alla legge

di MARIO REGGIO


 ROMA - Ancora diciotto mesi di tempo alle Aziende sanitarie locali per organizzare le strutture pubbliche all'attività libero professionale dei medici. Ma sarà l'ultima proroga ed i controlli si annunciano ferrei. Le prenotazioni passeranno tutte attraverso le Asl, gli onorari verranno pagati dai pazienti alla struttura pubblica. I prezzi concordati. L'obiettivo è ridurre al minimo le liste d'attesa. Il provvedimento ha avuto il via libero definitivo, dopo quasi dieci anni di rinvii e incertezze, dalla Camera dei Deputati.

"Con questa legge - afferma il ministro della Salute Livia Turco - la libera professione dei medici all'interno delle strutture pubbliche né finalmente regolamentata dopo dieci anni di proroghe inconcludenti. Oggi i medici hanno più certezze dei loro diritti nell'esercizio dell'attività professionale intramoenia, con tempi certi per la realizzazione dei locali dove esercitarla. I cittadini avranno più garanzie che questa attività sia esercitata sempre in nome e per conto dell'azienda sanitaria pubblica e sotto il suo controllo.

L'intramoenia non sarà più una scorciatoia obbligatoria per avere subito una prestazione che non si riesce ad avere in regime ordinario - prosegue - ma una possibilità in più offerta al cittadino dal servizio pubblico a garanzia della libertà di scelta del medico, che riteniamo sia anch'essa un diritto da salvaguardare e regolamentare. Ma la legge si pone anche l'obiettivo - conclude il ministro - di ridurre le liste d'attesa con norme precise che regolano la quantità delle prestazioni che si possono effettuare in libera professione, prevedendo che non possano superare quelle erogate durante l'attività istituzionale".

Ma come? Ecco i punti chiave della nuova legge.
Tariffe concordate tra medico e azienda, garanzia di trattare entro 72 ore le "urgenze differibili", controllo dei volumi dell'attività medica anche attraverso prenotazioni e riscossione dell'onorario esclusivamente da parte di personale interno alle strutture pubbliche.

Dunque mentre le aziende che non hanno spazi interni, avranno tempo fino al 31 dicembre per affittare, comprare o prendere in convenzione locali per la libera professione, l'obiettivo, di quanti hanno sostenuto il provvedimento, è anche quello di dire basta alle liste d'attesa e a una sanità definita a doppio binario.

A garanzia di un sistema trasparente saranno le Regioni che dovranno fissare sanzioni disciplinari e cercare rimedi per chi non rispetta le regole. Dal canto suo lo Stato può far ricorso ai poteri sostitutivi verso le Regioni inadempienti. Mentre spetta anche all'azienda un monitoraggio interno.

Positivo il parere dei sindacati medici: "Vigileremo molto attentamente sull'applicazione della legge sia nella fase transitoria dei prossimi 18 mesi - dice il segretario dell'Anaao Carlo Lusenti - sia nella gestione definitiva delle norme". Per il presidente degli ordini dei medici Bianco "al di là di ogni considerazione questo provvedimento porta un po' di serenità in una situazione che era diventata rovente e per molti aspetti incomprensibile".

Di diverso parere Di Virgilio di Forza Italia: "abbiamo scelto l'astensione perché si è condivisa esclusivamente la proroga dei termini per l'intramoenia ma è inaccettabile tutto il resto del provvedimento". Enrico Rossi, coordinatore degli assessori regionali alla Sanità, non nasconde la sua soddisfazione. "In Toscana non abbiamo accettato proroghe, a questo punto l'attività intramoenia è già operante per il 90 per cento nelle strutture pubbliche, manca ancora Siena dove i lavori verranno ultimati a settembre prossimo ed una parte del Careggi di Firenze - afferma - sul rapporto esclusivo abbiamo fatto ricorso contro la legge Sirchia e la Corte Costituzionale ci ha dato ragione. In Toscana che fa il primario non può svolgere attività privata esterna alla struttura".

(3 agosto 2007) 

da repubblica.it
« Ultima modifica: Agosto 08, 2007, 11:07:00 pm da Admin » Registrato
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« Risposta #1 inserito:: Agosto 07, 2007, 04:36:36 pm »

La Salute è un diritto
Livia Turco


Garantire più diritti ai cittadini a tutela della loro salute in tutte le fasi della vita ritengo sia una delle missioni più importanti per un Governo di centrosinistra. Oggi questi diritti sono meglio definiti, grazie a una serie di misure adottate in questi quattordici mesi che hanno come filo conduttore l’obiettivo di un sistema sanitario più moderno ed efficiente. E questo a partire dalla garanzia della «sostenibilità» del servizio sanitario pubblico quale fattore essenziale per la sua stessa sopravvivenza.

Non è infatti casuale che è proprio sul terreno della sostenibilità che l’azione di Governo ha ottenuto il suo primo importante risultato. La spesa sanitaria pubblica è oggi sotto controllo e non lo era da anni. Le previsioni contenute nel nuovo Dpef indicano un consolidamento della sua incidenza sul Pil attorno al 6,7% per tutto il triennio 2007/2009 dopo anni di oscillazioni incontrollate.

Un risultato che stiamo conseguendo insieme alle Regioni, senza tagli indiscriminati e senza abbassare la qualità del servizio che, al contrario, puntiamo a migliorare. Selezionando i motivi e le cause di una spesa così diversa tra una regione e l’altra. Abbracciando la sfida dell’appropriatezza e della qualità. Individuando l’unitarietà come obiettivo di tutti e come condizione imprescindibile per un servizio sanitario nazionale equo, efficiente, solidale e universalistico.

Su queste basi si è quindi avviato il processo di ammodernamento del sistema che si è arricchito di un altro tassello significativo con la riforma dell’attività sanitaria libero professionale. Questa legge non interessa solo i 100 mila medici dirigenti del Ssn. Essa incide direttamente su uno degli aspetti più controversi della sanità pubblica. Quello che vede un’inaccettabile difformità di trattamento tra il cittadino in lista d’attesa per una prestazione in regime di assistenza ordinaria, con tempi spesso troppo lunghi, e il cittadino in lista per la stessa prestazione ma in regime di attività libero professionale a pagamento, con tempi quasi sempre molto più brevi.

La nuova legge sull’intramoenia ha lo scopo di cancellare queste discriminazioni e lo fa fissando dei paletti chiari e non ideologici all’esercizio della libera professione intramuraria e introducendo precise garanzie per il rispetto dei tempi di attesa per le prestazioni più urgenti. Insomma, siamo davanti a una vera e propria legge di sanità pubblica che interviene a correggere e razionalizzare un pezzo di sanità che non funziona, soprattutto da Roma in giù, per migliorare l’assistenza e ristabilire certezze nel diritto alla salute in tutta Italia, anche in quelle realtà dove il «doppio binario» per l’accesso alle prestazioni sanitarie è quasi una prassi.

Un altro tassello nella costruzione dei nuovi diritti alla salute è senza dubbio il nuovo Testo unico sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, frutto di un grande impegno congiunto dei Ministeri della Salute e del Lavoro. Con questa legge si compie infatti quella svolta, attesa da anni, per dare vita a un vero sistema integrato di promozione della salute dei lavoratori, dove la salute diventa elemento primario dello stesso diritto al lavoro.

E di diritti in più possiamo parlare anche per altri due importanti provvedimenti, adottati sempre in questi giorni, a favore di situazioni di fragilità sociale e sanitaria.

Il primo, attuato con un decreto dell’Economia e della Salute, esonera finalmente i cittadini portatori di menomazioni o patologie stabilizzate o destinate ad aggravarsi nel tempo, e per le quali era già stato riconosciuto il diritto all’indennità di accompagnamento o di comunicazione, da ogni ulteriore visita medica per la verifica della permanenza della minorazione civile o dell’handicap.

Il secondo, approvato con intesa Stato-Regioni il 1 agosto, con il quale, nell’ambito dei nuovi obiettivi del Piano sanitario nazionale, abbiamo destinato 10 milioni di euro per l’acquisto dei comunicatori vocali per i pazienti affetti da Sla o da altre patologie che comportano la perdita dell’uso della parola, per il riconoscimento del "diritto a comunicare" quale fattore essenziale per la dignità del malato.

Nella stessa seduta abbiamo messo finalmente a regime il sistema della formazione post laurea degli operatori sanitari, la cosiddetta Ecm, e stabilito il fabbisogno per il Ssn di medici specialisti, per i quali è stato finalmente varato anche il contratto di lavoro.

E, infine, abbiamo definito le linee della nuova politica farmaceutica in vista della prossima legge finanziaria. Per offrire un’assistenza sempre più appropriata in termini di qualità e di costi ma anche per promuovere il rilancio della ricerca e per attrarre nuovi investimenti per l’innovazione scientifica nel nostro Paese.

Come vedete siamo davanti a un lavoro molto complesso, del quale ho voluto sottolineare solo le cose fatte in questi ultimi giorni, riguardanti ambiti e aspetti diversi ma segnati da una visione unitaria di «riformismo sanitario». Un’azione di riforma che completeremo in autunno con la nuova legge per la qualità e la sicurezza del Ssn. Cure primarie, verifica dei risultati, trasparenza nella scelta dei dirigenti, governo clinico e partecipazione attiva dei cittadini nella valutazione dei servizi, sono le finalità principali che questa legge si pone. Per offrire ai cittadini una sanità moderna, dinamica nel recepire i nuovi bisogni e soprattutto in grado di mettere realmente al centro il cittadino e le sue esigenze.

Pubblicato il: 06.08.07
Modificato il: 06.08.07 alle ore 8.50   
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« Risposta #2 inserito:: Agosto 08, 2007, 11:06:06 pm »

Turco: «Il Parlamento torni a discutere sulla legge 40»


Martedì sera la trasmissione "W l'Italia diretta" di Riccardo Iacona su RaiTre ha rilanciato il tema di quanto sia ingiusta la legge 40 voluta dal centro destra (e dalla Margherita). L'obbligo di impiantare tre ovuli porta spesso a pericolosi parti trigemellari, la mancata diagnosi pre-impianto porta i portatori sani di malattie genetiche a far figli malati. E aumentano i viaggi della speranza: Spagna, ma anche Turchia.

Alla trasmissione è intervenuta anche il ministro della Salute. Le coppie sterili o con problemi di malattie genetiche ereditarie «ci aiutino, con la loro esperienza, a far capire quanto sia importante che in parlamento si riapra il dibattito sulla legge 40 per la procreazione medicalmente assistita».

Il programma dell'Unione, ha ricordato quindi il ministro «non prevede la modifica della legge 40, però ci siamo impegnati a monitorarne l'applicazione e si è visto che c'è una diminuzione delle gravidanze, un aumento dei parti plurimi e una sostanziale diminuzione dell'efficacia delle tecniche stesse. Ora, dobbiamo aggiornare le linee guida».

La legge 40, ha sottolineato il ministro, «è però molto rigida, quindi con le linee guida non si può cambiare molto; è una legge - ha aggiunto - frutto di uno scontro aspro nel Paese e non ci sarà alcuna modifica possibile della legge se non si ricrea un clima di maggiore serenità ». Turco ha quindi ribadito di «credere molto nel dialogo che ci può essere in parlamento».

E la legge 40 vede contrapposizioni anche nel nuovo Partito democratico: «Ci sono persone che la pensano diversamente, ma che hanno l'obbligo di trovare una sintesi; anche - ha concluso Livia Turco - una sintesi di posizioni tra me e Paola Binetti».

Richieste di modifiche della legge arrivano da molti esponenti dell'Unione. «La trasmissione di ieri sera ha il merito di aver messo sotto gli occhi dei politici quel che i cittadini sanno e vivono sulla loro pelle: le linee guida della legge 40 vanno cambiatela dove danneggiano la salute della donna e in quanto obbligano le coppie a recarsi all'estero per poter garantire la salute del nascituro». È quanto afferma Franca Bimbi, deputata dell`Ulivo e presidente della commissione Politiche dell`Unione Europea.

La Bimbi ricorda che «già la relazione al Parlamento del ministro Turco aveva messo in evidenza i punti deboli della legge 40» e invita il nascituro Partito Democratico a farsi carico di una problematica che riguarda i cittadini. «I tre candidati segretari, Veltroni, Bindi e Letta devono sinceramente ascoltare chi vuole un figlio e lo potrebbe avere se almeno, come chiede la stessa legge 40, si cambiassero le linee guida dove non funzionano. I malati di Aids e i talassemici hanno il diritto di evitare di trasmettere la loro condizione ai propri figli. Il diritto alla salute è di rango costituzionale».

Per il ginecologo Carlo Flamigni e il senatore di Rifondazione Comunista, Salvatore Bonadonna, «spetta al Ministro della Salute garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute ed in particolare alla salute riproduttiva riconosciuta dall'Oms come la salute mentale: non ci si può fermare ai "non possumus" del fondamentalismo religioso. In generale il ministro sta facendo bene, peccato solo che si arresta ogni volta che si trova di fronte alle posizioni dei cattolici - nota Flamigni - come è accaduto con l'aggiornamento delle linee guida della legge 40: la Turco non può pensare di garantire il diritto alla salute mettendo da parte per non disturbare qualcuno la salute riproduttiva».

La trasmissione di Iacona ha scatenato la destra. A partire dal capogruppo Udc Luca Volontà. «Già nella serata di ieri avevo inviato il direttore di Rai3 e Cappon a valutare i contenuti di parte, lacunosi ed fuorvianti della trasmissione "W l'Italia diretta". Un giornalismo che prescinde dalla realtà, pur di far apparire l'idea di come sarebbe bello se il popolo italiano avesse bocciato la legge 40. Oggi infatti, Flamigni ed altri comunisti che persero il referendum e il confronto parlamentare durato 8 anni,tornano alla carica per la modifica di legge e linee guida. Non manca la "cattolica-adulta" Bimbi al loro fianco. Tutto ciò a riprova della fondatezza delle proteste di ieri. Ora Cappon e Ruffini devono dedicare identico spazio in medesima fascia oraria ai soli difensori della legge, almeno la par condicio.

Dello stesso avviso il consigliere Rai Angelo Maria Petroni. «La puntata di ieri di W l'Italia diretta di Raitre è stata una pessima pagina della televisione pubblica».

Alle critiche risponde il conduttore Riccardo Icona. «Ieri non abbiamo fatto una trasmissione ideologica. Abbiamo raccontato delle storie, com'è nello stile del programma, per cercare di capire lo stato di applicazione della legge 40. L'ho detto anche ieri, più di una volta, nel corso della puntata: non è un dibattito sul referendum - sottolinea Iacona - nè una riedizione dello scontro che ci fu sulla legge. Abbiamo dato voce a persone molto dignitose, che magari hanno la fibrosi cistica, ma vogliono avere dei bambini. È materia umana che consegniamo alla politica, nella speranza che si trovi un compromesso che vada incontro innanzi tutto ai bisogni medici della gente. La puntata è stata un po' un flusso di vita, che come sempre è più ricca e complicata della rappresentazione che si cerca di darle».


Pubblicato il: 08.08.07
Modificato il: 08.08.07 alle ore 20.06   
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« Risposta #3 inserito:: Settembre 07, 2007, 06:26:19 pm »

Slow Food

 
di Anna Teresa Paciotti

 
Il Ministro della Salute Livia Turco e il Presidente dell’Associazione Slow Food Carlo Petrini hanno sottoscritto un Protocollo d’Intesa nell’ambito del programma “Guadagnare Salute” finalizzato alla promozione di una corretta alimentazione in ospedale e al sostegno delle produzioni alimentari locali di qualità. Obiettivo principale è quello di migliorare l’organizzazione della ristorazione ospedaliera.

In base a diverse esperienze internazionali, è infatti dimostrato come il miglioramento del benessere psico-fisico del malato, della qualità dell’assistenza e della stessa percezione del cittadino nei confronti dei servizi sanitari pubblici, si consolidino anche attraverso una buona e corretta alimentazione del paziente. In questo ambito è importante introdurre nella ristorazione collettiva un nuovo metodo di approvvigionamento che favorisca l’utilizzo di prodotti alimentari di qualità legati alla stagionalità, al territorio.

In tal modo, oltre che sulla qualità della vita del paziente, si può incidere positivamente sull’economia locale e sull’ambiente. Il Protocollo giunge al termine di un’intensa collaborazione tra il Ministero della Salute, l’Associazione Slow Food e i rappresentanti della Società italiana di Medicina Preventiva che in questi mesi hanno predisposto un progetto di intervento triennale con obiettivi, percorsi e tempi di attuazione.

L’Associazione Slow Food è nata una ventina di anni quale risposta al fa Nata come risposta all’espansione dei fast food, un fenomeno che ha innescato abitudini alimentari scorrette. L’Associazione studia, difende e divulga le tradizioni agricole e enogastronomiche locali e si occupa anche di biodiversità. Studi recenti hanno reso noto che negli ultimi cento anni circa trecentomila varietà vegetali si sono estinte, così come si è estinto un terzo delle razze autoctone bovine, ovine e suine, mentre sta scomparendo dai mari il 75% delle riserve di pesce.

L’Associazione ha firmato anche un protocollo d’intesa con l’Associazione Medici Diabetologi (AMD), la maggiore associazione scientifica di diabetologia in Italia. L’intesa è volta a promuovere una educazione alimentare. Il diabete è una malattia in crescita costante ed è importante la prevenzione che si può attuare con una sana alimentazione. Quindi stop a alle merendine, bibite gassate e snack ipercalorici. Mangiare “piano”, mangiare bene. Recuperare il senso del “gusto”, infatti mangiare non significa solo nutrirsi.
 
 
Anna Teresa Paciotti
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