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« inserito:: Marzo 24, 2009, 04:54:47 pm » |
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Nel vertice l'ultimatum del leader Pd Franceschini: "E' l'ultimo nome che diamo"
Berlusconi: "Sono stufo, dobbiamo chiudere con questa storia"
Garimberti, presidente Rai "americano" "Amo la tv Usa, mai visto un reality"
di GOFFREDO DE MARCHIS
ROMA - "È l'ultimo nome, poi basta. Non mi faccio bruciare altri candidati". La telefonata risolutiva con Gianni Letta è cominciata così, domenica pomeriggio. Dario Franceschini ha disegnato prima la cornice, ha cercato di capire la reazione del governo e di Silvio Berlusconi, poi ha fatto il ritratto del nuovo presidente della Rai, indicato dal Pd e accettato dal centrodestra, "così come la legge ci impone di fare", ha ripetuto per l'ennesima volta al sottosegretario a Palazzo Chigi, esordio classico dei tanti colloqui tra i due queste settimane. Davanti all'aut aut stavolta il segretario del Partito democratico ha trovato, come dire, una sensibilità nuova. Perché da qualche giorno il Cavaliere ripeteva: "Dobbiamo chiudere sulla Rai, mi sono stufato di questa storia. Masi (Mauro, direttore generale in pectore ndr) si può mettere subito al lavoro, l'abbiamo tirata troppo per le lunghe".
Letta sapeva, ha detto al leader Pd "ok spara il nome" e Franceschini ha "sparato": Paolo Garimberti. "Un giornalista dal curriculum inattaccabile", ha aggiunto. Già direttore del Tg2 (dal '92 al 94', l'anno della discesain campo), poi vicedirettore di Repubblica, da quattro anni conduttore e animatore di Repubblica tv ed editorialista dello stesso giornale per la politica estera, Garimberti ha 66 anni. Oggi racconta così la sua televisione, quella che vede e che ama. "Sono stato un patito dei tre grandi canali americani e poi della Cnn, del suo ritmo, della sua qualità. Il mio mito è Walter Cronkite, sono impazzito per le corrispondenze su Tienammen di Bernard Shaw e per la night line di Ted Koppel". C'è tanta America in questa visione del mezzo e anche sullo sport Garimberti non tradisce: "Guardo l'Nba, il football americano e degli anni della mia corrispondenza da Mosca mi è rimasta la passione per l'hockey su ghiaccio". Tanta informazione soprattutto, per la sua storia professionale. Ma tornano ancora gli Stati Uniti quando si parla di intrattenimento: "Quello di Letterman è il talk show perfetto. I reality? Mai seguito uno nella mia vita".
Questo presidente "americano" è stato scelto in un giorno e mezzo da Franceschini ma è piaciuto a Berlusconi. Il quale già ai tempi della candidatura di De Bortoli aveva detto che "il tempo cancella molte cose". Quindi ha rimosso anche una vecchia polemica del '94 quando Antonio Tajani, ora vicepresidente della commissione Ue, allora portavoce del Cavaliere agli esordi, attaccò Garimberti: "Solo un fazioso portaborse come Tajani può definire il Tg2 Telekabul", replicò il direttore. Poi, Garimberti e Berlusconi si telefonarono e chiarirono in un battibaleno: "Sai, è un po' rozzo", rispose il futuro premier. Ieri i due si sono sentiti di nuovo per i complimenti e gli auguri. Hanno telefonato anche Giulio Tremonti, che indica materialmente il consigliere presidente all'assemblea dei soci che si riunisce domani, Walter Veltroni. E hanno chiamato dalla Rai, ovviamente, tutti i direttori, a cominciare da quello del Tg1, l'ammiraglia, Gianni Riotta.
Franceschini ha taciuto per una settimana dopo la bocciatura di Angelo Guglielmi e l'attacco al Pdl "che vuole mettere le mani sull'informazione", pronunciato dopo quel no. Scottato e impaurito dal metodo berlusconiano. Però ha continuato a cercare la soluzione. "Primo, non mi voglio far inchiodare alla questione delle nomine mentre il Paese vive una crisi devastate. Secondo, non dimentico il caso Villari". Una fantasma da respingere a tutti i costi, pagato a caro prezzo dal suo predecessore. Ha esplorato Letta nella telefonata domenicale, ha subito contattato Garimberti. Ha incassato il suo sì pieno, senza riserve. Ha lavorato la sera per controllare il gradimento in casa democratica. Ieri mattina ha sentito di nuovo il grande mediatore Letta, il pomeriggio si sono visti con l'accordo in tasca, stavolta blindato. Alle 18,15 hanno telefonato insieme al nuovo numero uno di Viale Mazzini, con il vivavoce: "Caro Paolo, caro presidente...".
Ora la trattativa è chiusa, Franceschini e Letta non si vedranno più la mattina prestissimo alla sede del Pd per evitare i giornalisti mantenendo sempre una rapporto molto formale perché, come ha sempre detto il leader del Pd a Letta: "è la legge a costringerci all'accordo". Come dire: non c'è inciucio. E alla fine quell'intesa alta sempre invocata dal segretario democratico ha trovato lo sbocco nel nome di Garimberti, il presidente americano scelto con i ritmi veloci della Cnn.
(24 marzo 2009) da repubblica.it
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